Liberalizzare i servizi pubblici: questa è la vera sfida per il PdL

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Liberalizzare i servizi pubblici: questa è la vera sfida per il PdL

06 Marzo 2008

Nel programma del
Popolo della Libertà si indica l’obiettivo di liberalizzazione dei servizi
pubblici. Trattasi di un’indicazione necessariamente sintetica, data l’esigenza
del documento, a cui è opportuno aggiungere  alcune riflessioni al margine per evidenziare
quanto rilevante sia tale obiettivo.<%2Fspan>

Nella categoria dei  servizi pubblici assumono particolare rilievo
quelli locali, ossia quelli erogati da Regioni, Provincie e soprattutto dai
Comuni. Data la loro pervasività e prossimità questi servizi sono componente
essenziale della produttività del paese e del benessere dei cittadini. Allo
stesso tempo essi sono erogati da una molteplicità di entità di dimensioni e
status giuridico molto diversi, il che determina sicuramente ampi potenziali
per migliorare la qualità e l’efficienza delle prestazioni fornite.

Il settore è già
stato interessato da un processo di liberalizzazione, avviato sul finire degli
anni novanta anche per iniziativa Comunitaria. Tuttavia, la liberalizzazione
presenta stadi di avanzamento differenziati nei singoli comparti (Energia,
Idrico, Trattamento rifiuti, Trasposti locali) e attraverso l’ambito geografico
(più in ritardo nel Mezzogiorno rispetto al Settentrione).

Nel comparto
energetico si può ragionevolmente sostenere che l’attuazione delle norme di
liberalizzazione è sostanzialmente completa. Occorrerà quindi che l’iniziativa
del nuovo Governo si concentri su quelle misure accessorie volte a consentire
alla libera concorrenza di dispiegare in pieno i suoi effetti; ad esempio, la
borsa del gas, l’introduzione di un mercato a termine per energia elettrica e
gas, l’ampliamento della capacità di importazione di gas tramite impianti  rigassificatori  espressamente indicati nel Programma del PdL.

Per i servizi idrici
e del trattamento rifiuti il processo di liberalizzazione è lontano dall’essere
completato. In questi comparti si sconta un quadro normativo incerto. Con
l’attuale Governo tale incertezza è stata acuita dalle polemiche della sinistra
massimalista sull’acqua bene “non privatizzabile” e dal codice ambientale. Nei
servizi di trasporto pubblico locale il processo non è mai stato avviato.  In questi tre comparti occorrerà quindi che il
nuovo Governo integri e stabilizzi innanzitutto il quadro normativo per dare
certezza agli operatori. Un aspetto cruciale al riguardo è la disciplina per
assegnare la scelta del gestore. Resta infatti ampiamente insufficiente da
questo punto di vista  il ricorso alle
gare con evidenza pubblica per l’assegnazione, a cui si oppongono gli
amministratori locali che preferiscono la gestione diretta (detta gestione “in
house”).  La presenza di gestori esterni
selezionati tramite gara costituisce un presidio per garantire la concorrenza e
l’efficienza che ne consegue. Nel comparto idrico ad esempio, una recente
indagine ha evidenziato che la Amministrazioni che hanno mantenuto la gestione
diretta del servizio accusano maggiori oneri di gestione (cfr. Intesa –
Sanpaolo, Servizi Pubblici Locali Monitor, n°15, Giugno 2007).

Infine occorre
ribadire che la qualità dei servizi pubblici per il consumatore-utente dipende
non soltanto dall’efficienza gestionale, indotta dal regime concorrenziale, ma
anche dalla dotazione di infrastrutture su cui si incardina il servizio
(acquedotti, termovalorizzatori, reti). A sua volta anche la dotazione
infrastrutturale è positivamente correlata con il grado di liberalizzazione dei
servizi, come ampiamente documentato nella letteratura specialistica; più
libertà di intrapresa, più concorrenza, più infrastrutture.

Nel suo Programma, il
PdL indica, molto opportunamente, l’obiettivo di rilanciare le grandi opere. Vale
la pena di sottolineare che nella misura in cui il PdL si ripropone di
liberalizzare il settore dei servizi pubblici locali, implicitamente sta anche rilanciando
la realizzazione delle infrastrutture locali.