L’innocenza di DSK dimostra quanto è pericoloso lo strapotere dei giudici
05 Luglio 2011
Il colpo di scena che ha portato alla revoca degli arresti domiciliari per Dominique Strauss Khan, alla cessazione del suo obbligo di portare il braccialetto elettronico ed alla restituzione della grossa cauzione versata per evitare il carcere, è stato commentato dalla stampa garantista, come esempio del buon funzionamento del sistema giudiziario degli Stati Uniti. Colà nel giro di poche settimane il pubblico ministero ha accertato che i fatti non si erano svolti nel modo dichiarato dalla cameriera che aveva sporto la denuncia per stupro. E, pertanto, ha restituito la libertà all’imputato. Ora il magistrato, che aveva deciso l’arresto sulla base di prove che avrebbe dovuto verificare con maggior ponderazione, rischia il posto.
Il processo a Strauss Khan prosegue. Ma lui è a piede libero, per un atto spontaneo della pubblica accusa, che operando imparzialmente si è tramutata, in questa fase del processo, in pubblica difesa . E ciò senza timore di gettare, con la propria decisione, un discredito sulla magistratura. Senza dubbio in Italia i procedimenti penali sono di solito molto più lunghi, i pubblici ministeri che iniziano le accuse non vengono sostituiti da altri, che così possono fare le pulci al loro operato. E non è frequente che i magistrati riconoscano con rapidità gli sbagli compiuti dalla macchina giudiziaria. Né chi ha commesso vistosi errori giudiziari rischia il posto.
In Italia è molto difficile che un magistrato sconfessi in modo plateale gli atti di un altro magistrato, ammettendo che si è trattato di una “cantonata”. La spiegazione di questa diversità di condotte e di risultati , probabilmente , in larga misura, dipende dal fatto che i magistrati negli USA non sono , come da noi una categoria di pubblici dipendenti, selezionata all’inizio mediante un pubblico concorso e dotata poi del duplice privilegio della promozione automatica e della sottoposizione a un organo di autogoverno nazionale che loro stessi eleggono. I magistrati degli USA sono elettivi, quindi non hanno uno spirito corporativo, perché rispondono al proprio collegio elettorale e alla pubblica opinione. E dopo un po’ il loro mandato scade. Possono cercare di essere rieletti oppure possono decidere di fare gli avvocati , professione da cui molti di loro provengono. Oppure possono ripresentarsi per la stessa carica in magistratura o aspirare ad altre posizioni.
Può darsi che proprio il fatto che i magistrati americani siano elettivi faccia si che alcuni di loro siano portati a commettere grossi sbagli, in quanto non sono abbastanza specializzati. Ma essi temono la pubblica opinione, dal cui giudizio dipendono le loro carriere. E’ chiaro che il sistema elettivo funziona bene solo negli stati ove i partiti non sono troppo influenti sulla società ed ove non vi è una grossa diversità ideologica fra i vari partiti, tutti rispettosi dei principi di economia di mercato e di democrazia .Il sistema elettivo dei magistrati non può essere applicato in Italia ove, invece, non c’è una situazione consolidata di questo genere. Ma anche se non è proponibile la magistratura elettiva, certamente , occorre che i magistrati rispondano di più ai cittadini dei loro atti , affinché siano incentivati a comportarsi con più efficienza e a controllare reciprocamente le proprie condotte ed emergano i migliori. Tuttavia la vicenda di Strauss Khan non induce solo a riflettere su questa necessità. Essa induce a un’altra, ben più importante considerazione ossia che è necessario che il potere giudiziario non possa sopraffare ilo potere politico.
Infatti, ora si è visto che anche i tribunali del paese più democratico del mondo, con pubblici ministeri efficienti, che rispondono del loro operato alla pubblica opinione e che, quando sbagliano, rischiano il posto, possono commettere un clamoroso errore giudiziario che, applicato a un personaggio dotato di un ruolo politico importante , può avere conseguenze di portata sconvolgente. Infatti, Strauss Khan ha dovuto dimettersi da direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, la maggiore istituzione monetaria del mondo. Ora, al suo posto, è stata nominata un’altra persona, che ha un altro indirizzo economico e che comunque non ha ancora assunto il comando del Fondo.
L’arresto di Strauss Khan ha prodotto un autentico terremoto finanziario che ha causato un rallentamento dei nuovi aiuti a favore del debito pubblico della Grecia. Il vuoto al vertice del Fondo ha impedito di sentire il suo parere sul ruolo che in tali aiuti possono e debbono avere le banche creditrici senza che ciò venga considerato come una insolvenza. Questa incertezza ha creato nervosismo nei mercati finanziari, con riguardo al debito di altri stati europei. E i tassi su quasi tutti i titoli pubblici europei , hanno subito degli aumenti perché è aumentata la percezione del rischio. E le valutazioni pessimistiche delle agenzie di rating che hanno interesse a indebolire l’euro hanno acquistato maggiore spazio. Se ciò è potuto accadere a causa di un errore giudiziario, da parte di un magistrato che ha creduto a una deposizione non vera di una testimone , in un paese garantista, con una magistratura che ci viene citata come esemplare, proviamo a immaginare che cosa può accadere in un paese come il nostro, in cui non solo non si ammette più l’immunità parlamentare, ma si rifiuta l’immunità alle più alte cariche dello stato.
Ed adesso si è anche giunti ad abrogare per referendum le norme sul legittimo impedimento di tali alte cariche a essere giudicate, quando ciò ostacoli l’esercizio delle loro funzioni. A me sembra che il caso di Strauss Khan, messo in carcere a causa della deposizione non vera di una teste, costretto perciò a dimettersi dalla più importante posto di guida monetaria del mondo e successivamente riconosciuto non colpevole dei gravissimi reati di cui era stato accusato, dimostri quanto sia pericoloso attribuire alla magistratura il potere di processare le alte cariche politiche: in una democrazia, in cui non esistano tutte le garanzie e gli anti corpi necessari, si può rischiare un colpo di stato, ad opera di un giudice imprudente e di un testimone falso, avido di denaro e di notorietà.