L’intesa tra Italia e Francia può ripartire (anche) dalla cultura
11 Dicembre 2011
di Carlo Zasio
Nel 1807 il principe Camillo Borghese, complici gli auspici della moglie Paolina Bonaparte, vende per 13 milioni di franchi una parte significativa della propria collezione di statuaria romana alla repubblica di Francia. Decine e decine di casse, nel corso di quell’anno, sbarcano a Pont Neuf sulla Senna per andare a maggior gloria dell’imperatore, che, spinto dalle idee del conservatore dei musei imperiali Vivant Denon, ha deciso di far coincidere con la rinnovata grandeure della Francia una nuova stagione della cultura e delle belle arti per Parigi. A scapito soprattutto degli stati e delle città della penisola italiana, che vedono al principio del XIX secolo partire con destinazione oltralpe un ingente flusso di opere d’arte.
Promossa dalla Soprintendenza per il Polo Museale della città di Roma, sostenuta da sponsor di rilievo come Enel e Arcus, organizzata da MondoMostre, la mostra "I Borghese e l’antico" che si terrà nella capitale fino al prossimo 9 aprile ha il grande merito di aver riportato nel proprio contesto originario 60 degli oltre 200 capolavori romani di età imperiale ora conservati al Louvre. Il pubblico ha l’opportunità di ammirare alla Galleria Borghese una magnifica collezione privata della Roma pontificia, costruita in due secoli da una delle famiglie più importanti della nobiltà nera, che ha il pregio di non aver subito la censura della pruderia papale, come dimostra l’Ermafrodito Stante che fa mostra di sé, eretto, nella Stanza dell’Ermafrodita. Pezzi magnifici, come il monumentale Vaso Borghese che apre la mostra o i mirevoli e rarissimi marmi policromi che affiancano la Iside nella Stanza Egizia.
A sottolineare la straordinarietà dell’evento, la presenza del Ministro della Cultura francese Frédric Mitterand che, a pochi giorni dall’inaugurazione, ha voluto visitare la mostra accompagnato dal collega italiano Lorenzo Ornaghi. Un contesto di prim’ordine per un incontro bilaterale che ha affrontato molte questioni, dal necessario rilancio della cooperazione cinematografica alla volontà di individuare una linea comune nella promozione e diffusione della digitalizzazione dei patrimoni librari nazionali. La cultura si dimostra pertanto un buon viatico per il dialogo tra due Paesi fondatori dell’Unione Europea, che devono oggi trovare o ritrovare un’intesa più stretta per superare la più grave crisi continentale del dopoguerra.