L’intollerabile femminismo della destra

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L’intollerabile femminismo della destra

22 Febbraio 2021

Vacca, scrofa, rana boccalarga, sono gli insulti, tutti di specie antifemminista, rivolti da un uomo, il professor Gozzini, a una donna, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Un uomo che sicuramente si sente persona civile, anzi “più” civile, perché di sinistra. Si sente dalla parte giusta, secondo tutti i più classici stereotipi ideologici: la parte degli onesti, quelli che pagano le tasse, che leggono libri, che rispettano la legge e difendono i poveri; insomma, i migliori.

Il professore non credeva di trovarsi in mezzo a una bufera, usando questi termini alla radio con altri due maschi (lo scrittore Van Straten e tale Palumbo, i quali peraltro di fronte al diluvio di contumelie non hanno fatto una piega), non pensava che sarebbe diventato improvvisamente noto, che sarebbe stato costretto a scusarsi pubblicamente, e che il presidente Mattarella avrebbe dato la sua solidarietà alla persona offesa. Ma perché un uomo che dovrebbe avere un minimo di consapevolezza e di cultura si lancia in un simile turbine di ingiurie, senza vergogna?

C’è, sicuramente, un profondo residuo antifemminista: che una donna abbia un ruolo pubblico importante, e se lo sia conquistato da sola, è insopportabile per tanti, tantissimi maschi. Ma c’è anche altro. La sinistra ha un problema: non ha donne leader, non riesce ad averle. La destra sì. Questa è l’offesa più lancinante, il più cocente dei soprusi. Ma come? Non era la sinistra che difendeva i diritti delle donne? La destra non è reazionaria e patriarcale, non vuole le donne a casa, subordinate al maschio? La storia recente insegna: le donne sono scese in piazza contro le “cene eleganti” di Berlusconi, non l’hanno fatto contro il ricorso all’utero in affitto di leader e parlamentari di sinistra. Insomma, lo schema è chiaro: è la sinistra, e solo la sinistra, dalla parte delle donne.

Invece non è così, e le contraddizioni cominciano a emergere in modo vistoso, e non soltanto in Italia. Potremmo elencarne tante, ma ci limitiamo a quella che ha scatenato il professore di Siena: la presenza di donne nei piani alti della politica. Fu Sabina Guzzanti la prima a essere così colpita da scadere, anche lei, in una raffica di insulti da trivio: non poteva ammettere che nel partito di Berlusconi ci fossero tante donne. Se c’erano, era la sua logica conclusione, dovevano essere passate dal letto del capo.

La consolante sicurezza che a destra ci siano solo poco di buono, prive di meriti personali, è sempre più difficile da mantenere. L’ultimo boccone amaro è l’esclusione delle donne del Pd dal governo, e la patetica rincorsa di Zingaretti a concedere loro qualche posto da sottosegretario come umiliante contentino.

Tutto questo brucia, sconquassa vecchie certezze, fa male al punto da perdere la testa e il rispetto per se stessi e per l’altro. Povero Gozzini: la Meloni è brava, preparata, sta crescendo anche a livello internazionale, si è fatta da sola, ha piglio e autorevolezza. E’ una vera leader. Ed è di destra, sì.