L’inverno demografico dell’Europa

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L’inverno demografico dell’Europa

31 Marzo 2007

Gli sforzi del potere politico sono strettamente legati alla fecondità reale della popolazione: nei Paesi dove le politiche per la famiglia sono insufficienti, come Italia e Spagna, si registra la natalità più bassa. Gérard-Francois Dumont, esperto in geografia e demografia, professore a La Sorbonne e relatore del convegno “La crisi demografica in Europa: implicazioni e riflessioni”, organizzato dal Centro di Orientamento Politico Rebecchini insieme con la Fondazione Magna Carta, usa parole dure e toni preoccupati per spiegare “l’inverno demografico” che ha colpito l’Ue.

Cosa si intende per inverno demografico?
Quella particolare situazione che non permette la sostituzione delle generazioni.

In che senso?

Nel senso che, date le attuali condizioni di fecondità in Italia, cento donne di oggi, saranno sostituite domani solamente da settanta persone di sesso femminile, con un calo della natalità del 30%. Un fenomeno drammatico per lo sviluppo del Paese, al quale andrà aggiunto l’invecchiamento della popolazione.

Un quadro catastrofico…
Esatto, anche se alcuni credono ancora che in Europa non ci sia una crisi demografica. Invece le coppie fanno sempre meno figli e siamo il continente che ha più decessi che nascite.

Come si fa a invecchiare senza rendersene conto?
Non se ne parla abbastanza. E’ importante dimostrare il contrario. La società oggi è distratta da tante cose e, in Italia soprattutto prima che negli altri Stati europei, mancano le politiche per la famiglia.

Praticamente, siamo il fanalino di coda dell’Ue?
Sì, insieme alla Spagna.

Su cosa bisogna lavorare quindi?
E’ necessario mettere a punto una serie di interventi che permettano a una coppia di scegliere liberamente il numero di figli da mettere al mondo. Occorre facilitare la conciliazione tra la vita professionale e quella lavorativa delle persone, creare sistemi di accoglienza per i bambini, portare avanti politiche serie per l’alloggio. Oggi mettere al mondo un bimbo significa rinunciare a un certo livello di vita: la politica deve intervenire su questa forbice sempre più ampia attraverso i sussidi familiari.

Il calo demografico e l’invecchiamento della popolazione avranno ripercussioni di carattere economico?
Sì, assolutamente. La creazione di ricchezza in un Paese dipende dal suo numero di abitanti. L’inverno demografico ha già causato conseguenze, soprattutto nei Paesi che presentano un forte calo della popolazione attiva.

Per esempio?
Il Belgio. E’ un Paese che crea sei volte meno ricchezza dell’Italia perché ha sei volte meno popolazione dell’Italia.

Sul piano sociale invece a quali conseguenze andiamo incontro?
A una guerra tra generazioni

Cioè? Giovani contro anziani?
E viceversa. I giovani avranno meno politiche dedicate perché la stessa classe dirigente essendo più vecchia penserà ai propri interessi. Le proposte di riforma saranno più difficili da attuare e la generazione più forte (gli over 65) avrà il sopravvento su quella meno numerosa (la popolazione attiva).

Quando dovrebbe succedere tutto questo?
Nel 2015-2017, sempre che le cose non cambino.

Sembra quasi la cronaca di una morte annunciata…
No, non è così. Di certo il peso geopolitico dell’Europa sta diminuendo sempre di più ma l’inverno demografico potrebbe comunque dar luogo a una primavera demografica. A patto che si pensi a stanziare bilanci con lo scopo di pianificare, sviluppare e attuare le politiche per la famiglia non ai Dico, che adesso, per l’Italia, sarebbero catastrofici.

È quanto è accaduto in Francia?
La situazione politica francese era ed è molto diversa. Oggi in Francia i Pacs si sottoscrivono soprattutto per motivi di convenienza. Convenienza fiscale, per esempio: non essere una famiglia ma una coppia convivente permette di non cumulare redditi, e quindi di pagare meno tasse. Come si capisce questa convenienza è maggiore per chi percepisce redditi alti, per i ricchi.

Tornando al problema demografico, la Francia sembra proprio una di quelle realtà in cui la crescita zero sembra far sentire di più il suo peso sociale.
In Francia la metà dell’incremento demografico è dovuto agli immigrati. Sono dati allarmanti, che tra l’altro non danno neanche fino in fondo la reale dimensione del problema. Michèle Tribala una studiosa di demografia francese, ha recentemente lanciato un altro allarme: i dati sulla composizione della popolazione francese sono frutto di una manipolazione. C’è il timore che rendere pubblici i dati reali possa dare una spinta significativa ai consensi della destra di Le Pen.

Che tipo di manipolazione?
Per esempio che non si può scorporare il numero delle coppie di fatto. Non si può sapere, cioè, quante coppie omosessuali o eterosessuali sottoscrivono Pacs.

Ma si sta cercando di porre rimedio al problema demografico?
Si stanno attuando ormai da qualche anno politiche di sostegno alle famiglie con più di un figlio. Agevolazioni che possono andare fino a 5-6000 euro per i secondi figli. È un piccolo passo avanti, solo il tempo dirà se risolutivo.