L’Iran nucleare si avvicina, per Israele è giunto il momento di agire

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

L’Iran nucleare si avvicina, per Israele è giunto il momento di agire

01 Agosto 2009

Di recente, si sono recate a Gerusalemme “legioni” di alti funzionari americani, tra questi il più importante è stato il Segretario alla Difesa, Robert Gates. Il suo scopo principale era quello di dissuadere Israele dal colpire militarmente le infrastrutture di sviluppo di armi nucleari in Iran. Sotto forma di consigli sulla necessità di agire con “pazienza”, Gates ha nuovamente trasmesso il messaggio categorico del Presidente Obama: pollice verso sulle forze armate. 

Agli occhi del pubblico, la visita del Segretario Gates è apparsa cortese ma inconcludente. Inoltre i progressi che l’Iran sta registrando in campo nucleare e nella difesa aerea mostrano come ormai l’opzione militare di Israele diventi sempre meno attuabile con il passare del tempo. E’ necessario prendere una decisione al più presto, e nessuno si sorprenderà qualora Israele decida di colpire entro la fine dell’anno. La scelta israeliana potrebbe essere decisiva nel determinare se ci sarà o meno la possibilità per l’Iran di ottenere le armi nucleari in un futuro immediato.

L’approccio di Obama verso Teheran è stato quello della “mano tesa”. Eppure non solo questo gesto è stato ignorato dall’Iran ma è stato considerato del tutto irrilevante quando il paese si è chiuso in sé stesso per risolvere i problemi derivanti dalle elezioni truccate. L’estremista “vincitore” di quelle elezioni, il Presidente Mahmoud Ahmadinejad, è stato recentemente costretto a licenziare un deputato che una volta aveva detto qualcosa di vagamente distensivo riguardo ad Israele. Evidentemente, le trattative con la Casa Bianca non sono esattamente tra le priorità nell’agenda iraniana. 

Al di là di questo, la strategia diplomatica di Obama è sottoposta a pressioni sempre più forti man mano che passa il tempo. Il Presidente francese Nicolas Sarkozy ha sostenuto che l’Iran deve riprendere le trattative con l’Occidente a partire dal summit G-20 che si terrà a settembre. Ma questo significa ben poco quando, giorno dopo giorno, i laboratori iraniani di armi nucleari e missili balistici, le strutture di produzione e le basi militari sono tutti sempre più attivi. Israele concentra la propria attenzione su questi fatti, non sull’illusione di una “rigida” diplomazia. 

Israele, inoltre, rifiuta un altro elemento della posizione diplomatica di Obama. Gli israeliani non credono che i progressi con i palestinesi faciliteranno un accordo sul programma iraniano di sviluppo di armi nucleari. Nonostante tutte le pressioni da parte di Gates ed altri ancora per avvalorare questa tesi, Israele non si lascerà convincere. 

E cosa ancor peggiore, Obama non ha alcuna nuova riflessione strategica su Israele. Si è limitato a promettere vagamente di offrire al paese la carota della diplomazia – seguita da una inconsistente minaccia di possibili sanzioni lungo la strada qualora l’Iran non dovesse soddisfare le richieste avanzate dagli Stati Uniti. Questo è esattamente l’approccio adottato dall’Unione Europea e che si è dimostrato fallimentare per oltre sei anni. 

Non c’è alcuna ragione per cui ora l’Iran possa improvvisamente piegarsi agli sforzi diplomatici di Obama, soprattutto dopo le imbarazzanti elezioni che si sono tenute a giugno. E allora, con la diplomazia tenuta fuori dalla porta, in che modo sarà possibile contenere il pericolo iraniano?

La missione di Gates ha avuto un significato fondamentale. Israele ha visto il panorama politico e militare sotto una luce che promette davvero ben poco di buono. Il paese teme anche che, una volta intrappolata nella rete delle  trattative, l’amministrazione Obama avrà delle grandissime difficoltà nel riuscire a districarsi. Gli israeliani probabilmente hanno ragione. Per dimostrare il successo della sua “mano tesa”, Obama dichiarerà la vittoria della “diplomazia” sebbene questa non abbia permesso di ottenere alcun beneficio sul programma nucleare iraniano. 

Nella peggiore delle ipotesi, l’Iran continuerà a sviluppare le proprie attrezzature nucleari e Obama diventerà il primo presidente americano ad inserire il tema delle capacità nucleari israeliane all’interno dei negoziati relativi a quelle iraniane. 

Israele sa bene che l’impegno preso di recente dal Segretario di Stato Hillary Clinton  per estendere “l’ombrello della difesa” ad Israele non rappresenta una garanzia di ritorsione nucleare, e che è totalmente insufficiente ad impedire che l’Iran attacchi Israele, qualora decidesse di farlo. In effetti il commento della Clinton sottintende tacitamente la possibilità che l’Iran acquisisca armi nucleari e lancia dunque un messaggio assolutamente sbagliato. Dato che Israele, così come gli Stati Uniti, è perfettamente consapevole del fatto che il suo sistema di difesa missilistico non è perfetto, qualsiasi cosa possa dire Gates circa “l’ombrello della difesa” verrà cortesemente ignorata. 

Le relazioni tra gli Stati Uniti e Israele sono più tese oggi che in qualsiasi altro momento a partire dalla crisi del Canale di Suez nel 1956. Il messaggio di Gates volto a scongiurare un’azione di Israele contro l’Iran, e la pressione che ha esercitato a nome degli Stati Uniti, evidenziano il peso del fardello che Israele deve sopportare da solo. 

Colpire il programma nucleare dell’Iran non costituirebbe un’azione precipitosa o frutto di scarsa riflessione. Un attacco da parte di Israele, se mai si verificherà, sarà il frutto di una decisione terribilmente difficile, adottata tra mille incognite, e dopo anni di paziente attesa e speranze riposte  in innumerevoli sforzi diplomatici del tutto inutili.  In assenza di un’azione da parte di Israele, preparatevi ad un Iran nucleare. 

© The Wall Street Journal
Traduzione Benedetta Mangano