L’Islam ha fallito ma l’Europa non ha vinto

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L’Islam ha fallito ma l’Europa non ha vinto

21 Settembre 2015

Due articoli recenti hanno posto lo stesso problema, quello della connessione tra l’enorme flusso di migranti che preme alle frontiere dell’Europa ormai da ogni lato, e il fallimento del mondo arabo e islamico. Il primo pezzo, firmato da Adriana Cerretelli (il Sole 24 ore del 13 settembre: “L’Europa chiamata alla sfida più grande”), descrive con precisione impietosa una situazione senza speranza: “ Chi arriva ha sulle spalle il peso delle macerie della sua storia vicina e lontana, dell’appuntamento mancato con la modernizzazione politico-culturale prima che economica. Niente ha funzionato nel mondo arabo e dintorni: né il nazionalismo liberale dei primi del secolo scorso, né il socialismo panarabo, né l’autoritarismo, né l’islamismo più o meno moderato, né il folle fanatismo dell’Isis. Dopo frustrazioni e sviluppo quasi sempre azzoppato, ora le guerre civili, la disarticolazione di stati e società divorate da conflitti etnici, genocidi e persecuzioni religiose”.

 

Galli della Loggia, sul Corriere di domenica scorsa, in un commento dal tono nettamente più ottimista (fin dal titolo: “Le libertà che assicura l’Europa”), riprende la stessa tesi rovesciando il punto di vista: “Lo spostamento di grandi masse perlopiù islamiche verso l’Europa è un riconoscimento inequivocabile delle conquiste realizzate dalla nostra civiltà. E’ una sorta di grande consultazione popolare realizzata con i piedi invece che con la scheda”. Galli confida nella inevitabile influenza della nostra cultura sui migranti, una volta inseriti. Nei tempi lunghi, anche l’Islam, trapiantato nelle democrazie europee, dovrà cambiare, sviluppando “una profonda differenziazione interna”. L’opinionista del Corriere pone, perché si inneschi questo meccanismo, due condizioni: che l’Europa difenda la propria cultura e le proprie tradizioni, evitando le tentazioni multiculturaliste, e che ci sia un impegno serio sull’ordine pubblico, senza concessioni buoniste.

 

Il quadro più fosco dipinto dalla Cerretelli, però, rende assai improbabile la prospettiva di Galli. L’ondata migratoria rispecchia “una doppia e irrisolta crisi di identità”, si pone “nel punto di intersezione di due civiltà, una fallita l’altra disorientata”. La Cerretelli dà per scontato che l’Europa è ormai disarmata, grazie alla  “relativizzazione di valori e identità”; ha forse qualcosa da dare, a chi cerca una vita migliore, ma ben poco da dire. La perdita del senso di sé, della centralità geopolitica, della sicurezza economica, rende gli europei interlocutori deboli e confusi, incapaci di governare il fenomeno migratorio, incapaci di unire le forze in una risposta comune. E’ questo che alimenta la paura, che trasforma il migrante in un’ombra pericolosa, in un portatore di patologie temibili per cui non esistono vaccini. Lo stesso Islam che ha fallito in patria può riuscire però a rendere più incerta e fragile la nostra civiltà. Una civiltà che non ha vinto, perché non è nemmeno pienamente consapevole del confronto e dello scontro in atto.