L’Islamismo avanza in Turchia con l’aiuto dell’Unione Europea

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L’Islamismo avanza in Turchia con l’aiuto dell’Unione Europea

29 Agosto 2007

I generali turchi hanno disertato, per la prima volta nella storia, la cerimonia di assunzione dei poteri del presidente Abdul Gul, eletto a maggioranza semplice da un parlamento in cui il partito islamista del presidente, l’Akp, ha ricevuto il 46.5% dei suffragi popolari. Al momento del voto, i partiti laici, di tradizione kemalista, avevano abbandonato l’aula. Due gesti clamorosi che segnalano, nella loro impotenza, la fine del kemalismo, della concezione laica dello Stato e anticipano il nulla che i laici potranno fare a fronte della riforma della Costituzione in senso islamico che il Parlamento si accinge a varare. Tutto nell’ambito della democrazia, va detto, tutto assolutamente corrispondente agli idioti “parametri di Copenhagen” che un’Unione Europea al culmine della sua idiozia ha imposto alla Turchia. L’unico paese musulmano al mondo ad avere sviluppato una democrazia piena e consolidata e una totale separazione tra religione e stato, tra legge e shari’a, inizia con l’elezione di Gul, seguita a quella di Tayyp Erdogan al governo, un cammino inverso, un ritorno alla shari’a. E questo solo grazie alla demenza dell’Ue che ha imposto – senza naturalmente rendersi conto di quello che faceva – la fine del  principio che ha segnato la democratizzazione della Turchia: la sovraordinazione dei militari al potere politico.

Un’Europa incapace di elaborazione politica, arroccata nella demente  riproposizione dei principi di Montesquieu, totalmente, drammaticamente ignorante dei principi culturali e storici che regolano una società musulmana, ha infatti imposto ad Ankara, quale precondizione per avviare le trattative per l’ingresso nell’Ue, di applicare i “principi di Copenhagen”. In questa denominazione è già racchiusa tutta la povertà e la demenza del vecchio Continente. Quei principi furono definiti nella capitale danese nel 1992 (un’intera era geologica fa) per guidare l’ingresso dei paesi dell’est europeo, a economia statalista e a sistema politico comunista, dentro l