L’Italia e l’aria che tira a Parigi

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L’Italia e l’aria che tira a Parigi

04 Febbraio 2014

Vi siete accorti che a Parigi l’aria è cambiata? Che in Francia, il paese che ha guidato la modernità (e la postmodernità) in Europa, che ha prodotto idee e cultura per tutto l’occidente, qualcosa, anzi qualcuno, si muove? Ormai da un anno c’è un popolo che non si stanca di alzare la voce, che riempie le piazze, manifesta in modo composto e silenzioso (con il movimento dei veilleurs), o invece in modo fantasioso e colorato, in tanti o in pochi, ma senza sosta.

Un popolo che nessuno aiuta, che si autofinanzia, non è appoggiato dalla politica e dalla stampa, anzi in genere è osteggiato e dipinto come reazionario e pericoloso, e che semplicemente non vuole che si distrugga il senso della condizione umana. Hollande credeva di spegnere la protesta accelerando la legge sul “matrimonio e l’adozione per tutti”, invece anche dopo l’approvazione del mariage pour tous la risposta, la manif pour tous, è continuata, e oggi il serrato programma di rivoluzione antropologica disposto dalla sinistra francese ha subito una battuta d’arresto. Con la scusa di un parlamento ingolfato, di problemi tecnici, Hollande si è arreso, almeno per il momento, e il provvedimento con cui si ammetteva tra l’altro l’utero in affitto si è fermato.

Sembra però che qui in Italia Renzi, e la sinistra in genere, non si siano accorti di nulla. Pensano ancora che l’Italia sia indietro, che bisogna correre verso matrimoni gay, uteri in affitto, fecondazione eterologa ed eutanasia per acchiappare la modernità, e che il futuro sia questo. Esattamente come credevano che il futuro fosse la ricerca sugli embrioni umani, come sosteneva Elena Cattaneo, ora senatrice a vita, e che le nuove terapie per le malattie degenerative, grazie alla clonazione terapeutica, erano a portata di mano, dietro l’angolo.

Invece in nessun laboratorio del mondo è mai stata prodotta una linea di cellule staminali attraverso il metodo della clonazione (cioè la sostituzione del nucleo) e l’unico avvenimento degno di nota in questo campo fu una gigantesca truffa scientifica, quella del coreano Hwang woo-suk, a cui abboccarono gran parte dei ricercatori, comprese prestigiose riviste internazionali. Cosa c’entra, diranno i lettori?

C’entra perché oggi di ricerca sugli embrioni e di clonazione terapeutica non si parla più, perfino Ian Wilmut l’ha abbandonata. L’Italia, quindi era saggiamente all’avanguardia quando fece una legge che impediva la distruzione di embrioni umani per la ricerca, seguendo un laico e razionale principio di precauzione. Ed è, ancora oggi, un paese all’avanguardia quando non cede a leggi che non sono fatte per garantire la libertà del cittadino, ma per stravolgere i rapporti di genitorialità, il diritto alla “privacy genetica”, la famiglia come è disegnata dalla nostra Costituzione.

Siamo all’avanguardia quando non vogliamo l’eutanasia dei bambini come in Belgio, quando non ammettiamo la fecondazione eterologa e quindi il mercato dei gameti o della gestazione, quando vogliamo restare attaccati all’esperienza e al senso comune del nostro popolo, e non al luogo comune imposto dal politicamente corretto.

Noi siamo riformisti sul piano sociale ed economico e conservatori su quello antropologico. Non vogliamo raddrizzare il legno storto dell’umanità, non vogliamo “l’uomo nuovo”. Non vogliamo utopie violente che trasformino la natura umana, ma riforme concrete che consentano a ogni persona di vivere un po’ meglio. La Francia oggi indica una strada che l’Italia ha scelto da tempo: cerchiamo di non smarrirci proprio adesso.