L’Italia fa il pieno di stranieri
12 Aprile 2007
“L’Italia è esposta all’arrivo di immigrazione clandestina, quindi necessita di regole e sistemi di controllo comuni in Europa”. Il monito è arrivato, ieri, direttamente dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha parlato a margine dell’incontro degli otto capi di Stato Europei sostenitori del rilancio del Trattato Costituzionale. Il messaggio del Capo dello Stato è chiaro: “Per fermare le ondate di immigrazione clandestina in tutta Europa servono regole comuni e standard comuni sui controlli per concedere l’ingresso nei vari Paesi Ue, altrimenti gli immigrati clandestini scelgono il paese dove è più facile entrare e poi raggiungono quello in cui vogliono vivere”.
Del resto, l’Italia resta una delle mete preferite per chi decide di lasciare il Paese d’origine. Come ha dimostrato anche l’ultimo rapporto Caritas-Migrantes, secondo cui nel nostro Paese c’è un immigrato ogni 20 italiani (1 ogni 16 al nord, 1 ogni 15 al centro). Insomma, se è vero che in Italia l’immigrazione diventerà sempre più l’unico fattore di crescita della popolazione in grado di porre rimedio alla prevalenza dei decessi sulle nascite e in grado di contenere le conseguenze economiche del calo demografico, altrettanto vero è che l’Italia ha bisogno di politiche capaci di favorire una reale integrazione (basata soprattutto sul rispetto della cultura ospitante) e non di provvedimenti tesi esclusivamente a smantellare la legge Bossi-Fini. Intanto, sebbene alcuni dati confortanti siano arrivati stamani con l’ultimo rapporto Istat che mette sotto la lente la popolazione straniera regolarmente presente in Italia – dal 1996 al 2006 sono arrivati circa 2 milioni di stranieri che lavorano regolarmente – rimane il nodo sicurezza legato soprattutto agli stranieri privi di permesso di soggiorno. Un problema innegabile, evidenziato (anche se bollato come pregiudizio) perfino nelle pagine del Dossier Statistico Immigrazione 2006 (dati al 31/12/2005) secondo cui il 40% degli italiani ritiene che gli immigrati siano maggiormente coinvolti nelle attività criminali. Per trovare un fondo di verità nelle paure degli italiani basta dare un’occhiata ai dati (contenuti sempre nello stesso dossier): tra le 549.775 denunce (2004) presentate contro persone note, quelle contro cittadini stranieri sono state in media il 21,3% (117.118), con valori molto elevati in diverse città del Nord.
Ma c’è anche un altro aspetto da non sottovalutare, legato alla recente misura decisa dal ministro della Giustiza Clemente Mastella: l’indulto. Ebbene, dei 20 mila detenuti stranieri ha beneficiato della sospensione della pena più di un terzo del totale, ovvero oltre 7000 reclusi. La riforma della legge sull’immigrazione potrebbe essere discussa dal consiglio dei ministri già domani (il dubbio è relativo alla copertura di spesa, su cui si sta ancora lavorando) ma nell’impianto Ferrero-Amato mancano quelli che dovrebbero essere i punti cardini del provvedimento normativo, mirati soprattutto a favorire l’integrazione.
Perfino la relazione semestrale dei Servizi di informazione al Parlamento mette in evidenza un punto critico preso in considerazione ben poco nel Ddl: in Italia solo il 36% dei clandestini è arrivato passando illegalmente le frontiere mentre il 64% è costituito da persone che prolungano la loro permanenza oltre la durata dei regolari permessi di soggiorno. Da qui la necessità, sottolineata appunto nella relazione, di “poter seguire in maniera migliore di quanto si faccia ora gli ingressi regolari onde evitare che possano dare origine a permanenze oltre il limite”.