L’Italia non sarà più la Cenerentola del club atomico

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L’Italia non sarà più la Cenerentola del club atomico

22 Ottobre 2008

Il governo inglese, nel contesto dei piani di supporto all’energia nucleare, ha commissionato nel maggio di quest’anno una ricerca sulle prospettive dell’industria nucleare nei vari paesi che hanno espresso interesse in tale tecnologia ("Nuclear new build attractiveness: potential investors’ perspectives on the UK’s position", presentazione by Ernst and Young alla conferenza per investitori, 12 Giugno 2008). I risultati di questa ricerca hanno indicato quali sono – agli occhi degli investitori e delle compagnie già coinvolte nell’energia nucleare, i principali attributi che rendono un paese ‘appetibile’ per un investimento nell’energia nucleare. Tra i fattori ci sono la dimensione del ‘mercato nucleare’ (quante centrali potrebbero essere costruite?), l’opportunità di investimento nel breve termine (quando sono necessarie le centrali?), il supporto del governo e dell’opinione pubblica, e una credibile e chiara struttura di regolamenti e leggi.

In base a questi fattori il sondaggio ha classificato i vari paesi impegnati nel nucleare in ordine di ‘appetibilità’ per investimenti: a guidare la lista ci sono gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Cina. Nel sondaggio non figurava l’Italia – dal momento che quando la ricerca è stata effettuata (maggio 2008), il ‘rinascimento nucleare’ nel nostro paese non era ancora cominciato. Da allora però l’interesse per il nucleare in Italia è cresciuto in modo esponenziale. Il Governo Berlusconi ha più volte dichiarato che il nucleare dovrà far parte del mix elettrico – suggerendo una percentuale del 25% (assieme ad un 25% dalle rinnovabili e al 50 % da combustibili fossili). Un rapido esame dei fattori identificati nello studio dimostra che in Italia non mancherebbero le prospettive che potrebbero portare il nostro paese a diventare il secondo o terzo mercato per il nucleare in Europa.

Infatti la potenziale dimensione del mercato per l’energia nucleare in Italia è seconda in Europa solo a Regno Unito e Francia. Il rilancio del nucleare in Italia potrebbe portare, utilizzando la tecnologia francese EPR dell’Areva, alla costruzione di 5 centrali, per una potenza installata di 8GW, entro il 2030. Questo verrebbe incontro all’essenziale bisogno nel nostro paese di nuove centrali elettriche, soprattutto di centrali a bassa emissione di CO2. Cinque nuove centrali porterebbero ad un riduzione in termini di emissioni di almeno 22 milioni di tonnellate (mt) di CO2 (e un risparmio di 11 mld mc/anno di gas naturale). In più l’Italia potrebbe trarre notevoli benefici dai progressi fatti all’estero nel processo di licenziabilità delle nuove tipologie di impianto, andando così a ridurre considerevolmente i tempi necessari al completamento delle pratiche di pre-costruzione.

Nonostante ciò, l’Italia deve affrontare comunque grosse difficoltà sulla strada di una riapertura del nucleare. È quindi necessario un quadro di regole nuove che diano certezza agli investimenti e velocizzino il processo autorizzativo. Un programma che identifichi chiaramente gli iter autorizzativi e i vari passi che devono essere intrapresi porterebbe non solo a una maggiore trasparenza, e quindi ad una maggiore partecipazione dell’opinione pubblica nel processo, ma in più ridurrebbe la probabilità di obiezioni e ostruzioni dell’ultimo minuto che inevitabilmente allungherebbero i tempi necessari al completamento delle prime centrali. Questo fornirebbe ai vari investitori garanzie nella velocità di concretizzazione e, in ultima analisi, nella redditività dell’investimento, aumentando così l’appetibilità del nostro paese per i partner internazionali.  

Infatti, l’Italia non è la sola nazione ad avere bisogno di investire nel nucleare, ma è anzi in competizione con diversi paesi, europei (Gran Bretagna, Francia, Finlandia, e probabilmente Olanda, Svizzera) e non (Stati Uniti, Sud Africa, Giappone, Corea del Sud, India, Cina). Questo significa che la filiera del nucleare dovrà rispondere ad una notevole crescita di domanda, con conseguenti crescita nei tempi di realizzazione ed assai probabili ritardi. In questa situazione chi saprà muoversi per primo, con programmi definiti e credibili, si troverà in una situazione assai vantaggiosa, indipendentemente dall’attuale posizione. L’Italia potrebbe così rapidamente trasformarsi da cenerentola a potenziale leader nel campo della tecnologia nucleare.