L’Italia riapre le frontiere, gli altri ce le chiudono

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L’Italia riapre le frontiere, gli altri ce le chiudono

L’Italia riapre le frontiere, gli altri ce le chiudono

02 Giugno 2020

Come scrivono Il Corriere della Sera e La Repubblica dal 3 giugno l’Italia apre le proprie frontiere a chi proviene dai Paesi dell’area Schengen, senza quarantena e senza autocertificazioni. Inoltre, riprendono liberamente anche gli spostamenti tra le diverse regioni e sarà di nuovo possibile navigare lungo la costa italiana.

Come viene spiegato, infatti, le frontiere sono competenza esclusiva degli Stati, pertanto, in questa fase, la Commissione europea può solo limitarsi a raccomandazioni, come quelle contenute nel pacchetto Turismo del 13 maggio scorso in cui si invitano gli Stati a programmare un’uscita totale dal lockdown in totale sicurezza, al fine di evitare il rischio di una seconda ondata di contagi. La data chiave per la riapertura ai Paesi extra UE sembra, invece, quella del 15 Giugno. Sul fronte interno la maggior parte dei Paesi sta lavorando, affinché possa riprendere la libera circolazione delle persone per quella data: particolare è il caso del settore del turismo, tra i più colpiti dal lockdown.

Alcuni Stati, comunque, già stanno programmando il futuro: la Grecia per esempio – stando a notizie delle ultime ore – ha già deciso di aprire a 29 paesi esteri, che sono Albania, Australia, Austria, Nord Macedonia, Bulgaria, Germania, Danimarca, Svizzera, Estonia, Giappone, Israele, Cina, Croazia, Cipro, Lettonia, Libano, Lituania, Malta, Montenegro, Nuova Zelanda, Norvegia, Corea del Sud, Ungheria, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca e Finlandia. Spiccano tre grandi escluse, ossia l’Italia, la Francia e la Spagna: occorre precisare, però, che il divieto di ingresso non verrà applicato alla nazionalità dei turisti, ma al Paese di origine del volo che atterra sul suolo greco, come ha precisato il governo di Atene, che ha preso in considerazione i dati epidemiologici di ogni Paese, gli annunci della European Union Aviation Safety Agency (Easa) e le raccomandazioni del Comitato nazionale sulle malattie infettive. Atene ha fatto sapere, infine, che aggiornerà l’elenco il primo luglio.

Secondo La Repubblica, tuttavia, la decisione della Grecia ha scatenato la reazione immediata del Ministro degli Esteri Di Maio, il quale ha commentato in modo polemico pretendendo rispetto verso il Bel Paese, sottolineando che l’Italia non deve essere considerata come un lazzaretto ed anticipando che, nel corso dei prossimi giorni si recherà in Germania, Slovenia e Grecia per incontrare i suoi colleghi e ribadire la posizione del governo italiano. Ancora più duro è stato il governatore del Veneto Zaia, il quale ha affermato di essere rimasto molto deluso dalla decisione presa dalla Grecia criticando aspramente il paese della penisola balcanica membro dell’UE. Zaia ha concluso dicendo che la Grecia non può certo considerarsi sullo stesso livello dell’Italia in quanto a sanità, ribadendo dunque come sia assurda e discriminatoria la decisione presa.

Aldilà della Grecia preoccupa l’atteggiamento di altre nazioni europee come l’Austria, che al momento ha deciso di riaprire solo a Germania, Liechtenstein e Svizzera: il cancelliere Kurz, ad esempio, ha dichiarato che la situazione dell’Italia è la più difficile, per questo motivo è stato rinviato tutto al 3 giugno. Per ora si può andare in Austria per motivi di lavoro – senza evitare comunque 14 giorni di quarantena – ed è consentito il traffico merci. Al contrario, Francia e Gran Bretagna che non hanno mai chiuso i confini verso l’Italia.

In attesa di novità previste per Giugno, dunque, sembra che le diplomazie europee abbiano già iniziato a programmare il futuro. La ripartenza del turismo, visto il contributo economico da esso garantito, muove gli interessi di tutte le nazioni europee: è per questo motivo che auspichiamo una pronta risposta da parte dell’Italia, che, a poche settimane dall’inizio della stagione estiva, ha il compito di valorizzare le bellezze del proprio territorio e di rivendicare il giusto rispetto da parte degli altri Stati membri dell’UE, al fine di tutelare l’interesse nazionale.