Lo sciopero del pubblico impiego svela l’inganno della finanziaria
05 Ottobre 2007
Parafrasando Totò, potremmo dire: il
coraggio il Governo ce l’ha… ma è la paura che lo frega. La proclamazione da
parte dei sindacati di uno sciopero del pubblico impiego per il 26 ottobre rende
chiaro che anche in questa sessione di bilancio saremo costretti ad assistere
ad una pantomima sul rinnovo dei contratti pubblici, al termine della quale le
rivendicazioni sindacali saranno accolte in
toto senza alcuna contropartita. Esattamente come avvenne lo scorso anno.
In sede di predisposizione della
manovra 2008-2010 il Governo ha compiuto una scelta “coraggiosa”.
Nell’individuazione degli interventi di spesa da finanziare non sono state
infatti inserite risorse per il rinnovo dei contratti del prossimo biennio contrattuale
(o triennio qualora – cosa assai improbabile – la generica indicazione dello
scorso protocollo di maggio venisse tradotta in accordo con il sindacato). Nel
d.d.l. finanziaria sono state infatti inserite unicamente le risorse necessarie
alla corresponsione dell’indennità di vacanza contrattuale (ovvero l’indennità
che il governo può essere tenuto a corrispondere in caso di mancato rinnovo dei
contratti collettivi).
Una scelta di notevole impatto
finanziario, ove si consideri che la finanziaria prevede uno stanziamento di
200 milioni circa per il 2008 e di 300 milioni circa per il 2009, mentre se
fossero state indicate le risorse necessarie per coprire il tasso di inflazione
e riconoscere una quota a titolo di recupero di produttività (come sinora è sempre
stato fatto, anche se la crescita della
produttività del settore pubblico è oggetto di fede più che di ragione) lo
stanziamento sarebbe stato non inferiore ai 2 miliardi annui per gli statali, e
superiore ai 3,5 miliardi annui considerando tutti i dipendenti pubblici.
Una scelta del genere si giustificherebbe
solo qualora il Governo riconoscesse che gli aumenti riconosciuti agli statali negli
ultimi sono stati generosi al punto da accentuare la divaricazione fra
andamenti delle retribuzioni del settore privato e di quelle dei dipendenti
pubblici, che costituisce un grave fattore di distorsione del mercato del
lavoro e di perdita di competitività dell’economica (secondo dati della BCE di
giugno negli ultimi anni i tassi di incremento retributivo del settore pubblico
sono stati doppi rispetto a quelli del settore privato). A fronte di questo
dato, ormai acclarato nonostante la reticenza del Governo, sarebbe ragionevole
prevedere una moratoria di un anno nelle procedure di rinnovo contrattuale.
Certo un equilibrato sistema di relazioni industriali non dovrebbero ricorrere
a forzature del genere. E’ sicuramente preferibile un sistema nel quale i
contratti si rinnovano puntualmente, a condizioni ragionevoli e soprattutto equilibrate
tra settore pubblico e settore privato. Ma se si riconosce che la situazione è
sfuggita di mano una moratoria unilaterale può essere ragionevole, anche se
costosa perché inevitabilmente determina conflitti con il sindacato.
Ma
evidentemente di furbizia e non di coraggio si trattava. Il Governo che
comunque nella finanziaria e nel decreto collegato alla manovra stanzia più di
3,5 miliardi (2 mld. per i soli statali) per chiudere la tornata contrattuale
2006-2007 sperava di far passare alla chetichella la scelta di non appostare le
risorse per il biennio successivo. E così è bastata la minaccia di uno
sciopero per scatenare il panico. Nella giornata di ieri abbiamo visto reazioni
curiose. Il Ministro del lavoro ha affermato:
“il Governo ci ha assicurato che le risorse si troveranno”. Ma Damiano non fa
parte del Governo? E quando è stata approvata la finanziaria all’unanimità il
Ministro era distratto? Il Ministro della funzione pubblica ci ha rassicurati:
“stiamo lavorando: c’è stato solo bisogno di un po’
più di tempo a causa della pausa estiva”. In realtà c’è poco da lavorare
occorre solo decidere quanti soldi dare e dove trovarli; forse nel tesoretto
prossimo venturo?
Il Governo ci
ha provato, ma gli è andata male. Di fronte alle prime proteste sindacali ha
subito fatto marcia indietro, quasi scusandosi per essere stati distratti o per
aver fatto vacanze troppo lunghe. L’unica consolazione è che la scelta del
Governo presenta una chiara natura pre-elettorale, da ultimo anno di
legislatura. L’obiettivo era scaricare sul prossimo Esecutivo l’onere di trovare
le risorse contrattuali, esponendo dati un po’ migliori e mantenendo maggiori
risorse da distribuire a pioggia in vista delle elezioni. Speriamo che il Governo
possa presto vedere avverarsi i suoi desideri impliciti e godersi la meritata
vacanza politica.