Lo sporco gioco degli iraniani in Iraq

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Lo sporco gioco degli iraniani in Iraq

18 Aprile 2008

Non ci serve dare credito all’idea di una vasta “luna crescente sciita” che si dipana dall’Iran all’Iraq e dalla Siria al Libano per renderci conto della minaccia posta in essere dai teocrati iraniani nei confronti del progetto Americano e del Medio Oriente in generale. Gli uomini alla guida del regime radicale di Teheran sono giocatori assai smaliziati. La rete del terrore di cui dispongono ha perfino trovato il modo di operare una fine distinzione tra la teologia e la politica. L’Iran, tra l’altro, non è nemmeno da solo nella lotta per il predominio del suo habitat: sta fomentando e aiutando materialmente un movimento armato sciita in Libano mentre lavora con i sunniti duri a morire di Hamas e della Jihad Islamica in Palestina.

Nel teatro iracheno che tanto ci sta a cuore – ad esempio – l’Iran ha agito in maniera falsa e maliziosa. Teheran ha il potere di elevare e abbassare il livello della violenza; può strizzare l’occhio e fornire armi alle forze del chierico sciita Moqtada al-Sadr mentre giura fedeltà al governo di Nouri al-Maliki. Ancora: ci sono due grandi partiti sciiti che lottano per la supremazia a Bassora e nel sud dell’Iraq, i devoti di al-Sadr e i seguaci del suo acerrimo rivale nel Consiglio supremo Islamico e le sue brigate Badr, ebbene, l’Iran può  vantare contatti con entrambi i partiti. Bassora, la “capitale economica” dell’Iraq nonché punto d’approdo delle sue esportazioni di petrolio, rappresenta il soggetto ideale per le aspirazioni degli iraniani. Teheran gli è abbastanza vicina e, oltre a questo, le sue reti d’intelligence e il suo traffico di contrabbando si sono radicati profondamente nella città di Bassora.

Gli iraniani hanno ricavato soltanto vantaggi dal ritiro britannico da questa città. Lo scorso autunno gli inglesi sono passati ad un ruolo di “supervisione” ritirandosi dal capoluogo e rifugiandosi in una base super protetta. Intanto il governo del Primo Ministro Gordon Brown rendeva noto che ulteriori ritiri –questa volta ancora più radicali –  erano all’orizzonte. Appare chiaro, quindi, che il credo nella guerra irachena che caratterizzante il governo di Tony Blair non ha trovato riscontro in quello del Primo Ministro Gordon Brown.  Gli iraniani, le varie milizie presenti in loco e le bande criminali si sono affrettate a riempire il vuoto di potere lasciato dagli inglesi e a reclamare i loro interessi in loco. Anche se nessuno conosce con esattezza l’entità delle attività criminali e del contrabbando di Bassora. Basti pensare, però, che gli introiti sembrano essere sufficienti a sostenere le milizie e i signori della guerra che contestano il potere governativo, sia a Bassora che nel sud dell’Iraq.

Durante la recente battaglia tra le forze del governo Maliki e i suoi oppositori, gli inglesi sono stati tirati in gioco a forza. Hanno fornito supporto logistico alle truppe irachene. Allo stesso tempo, il governo britannico ha annunciato una pausa del ritiro che aveva precedentemente pianificato dalla zona operativa di Bassora. Per dire la verità, dopo la riappacificazione della provincia di al-Anbar e dopo che le tribù arabo-sunnite hanno tagliato le gambe al gruppo terrorista di al-Qaeda in Iraq, sono rimasti due teatri di guerra: uno riguarda la battaglia contro al-Qaeda nella parte settentrionale del paese – nella città di Mosul; L’altro, la battaglia di Bassora nel meridione iracheno. Per il Comando Militare Usa, l’ideale sarebbe stato rimanere a combattere nel nord del paese, dove i suoi interessi e quelli dell’esercito iracheno sono molto più grandi di quelli a Bassora. Maliki, però, ha scelto di combattere a sud, ma è proprio nella battaglia intra-sciita che l’Iran ha ampio spazio di manovra.

Contenimento. Dietro le quinte di questa inconcludente battaglia per Bassora si cela una questione più grande che riguarda il contenimento dell’Iran sia in Iraq che altrove. È un dato di fatto che i signori teocratici in Iran vantano una storia d’ingerenze nelle nostre elezioni presidenziali. Perfino chi può contare su una buona memoria si ricorda soltanto il tormento a cui gli iraniani hanno sottoposto Jimmy Carter e il ruolo della crisi degli ostaggi – così magnificamente e crudelmente manipolata dagli iraniani – nella sconfitta dello stesso Carter del 1980. Ma state tranquilli: non mancheremo di constatare e percepire il tocco delicato dell’Iran nei mesi a venire. Gli iraniani ci combattono con pochi soldi. Il nostro grande potere, ad esempio, viene contrastato con la sovversione. Possono contare sul deleghe in abbondanza; giocano sul loro territorio e lo conoscono bene. In quest’ottica, i pellegrini iraniani in Iraq, per quanto ne sappiamo, potrebbero nascondere moltitudini di terroristi.

In un mondo perfetto, i vicini arabi dell’Iran dovrebbero bilanciare e contrastare il potere iraniano. Solo che questo luogo ideale non esiste e gli arabi di oggi sono ridotti a meri spettatori dei loro stessi destini e si ritrovano divisi senza speranza. Non hanno avuto niente da offrire all’Iraq se si eccettuano la sovvenzione e l’esortazione alla violenza. All’Iran è accordato un ruolo molto più grande di quanto il suo peso specifico potrebbe suggerire. Per questo non dovremmo essere sorpresi se gli iraniani – nel momento in cui la presidenza Bush volge al termine – stanno provando a dimostrare che il lavorio americano, le guerre e la diplomazia, oltre che le speranze per un Medio Oriente meno pericoloso, sono stati sforzi inutili.  

© US News & World Report – Traduzione Andrea Holzer