Lo Stato di Israele, le democrazie divise e la sfida della resilienza

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Lo Stato di Israele, le democrazie divise e la sfida della resilienza

Lo Stato di Israele, le democrazie divise e la sfida della resilienza

22 Novembre 2023

A novembre è uscito il libro The Genius of Israel: The surprising resilience of a divided nation in a turbulent world, scritto da Dan Senor, già portavoce dell’Autorità provvisoria della coalizione in Iraq e consigliere per la politica estera di Romney, e da Saul Singer, ex direttore del Jerusalem Post. I due autori sostengono una “teoria sociale” sullo Stato di Israele, che muove dalle riflessioni sul report 2023 dell’Edelman Trust Barometer: dalle oltre 32.000 persone intervistate in 28 Paesi, emerge che molte democrazie occidentali stanno vivendo una forte polarizzazione politica interna; almeno in 15 dei 28 Paesi in questione, la maggioranza della popolazione ritiene che la nazione in cui vive sia più divisa oggi che in passato.

In particolare, per alcuni degli intervistati, il forte disaccordo politico rappresenta un fattore discriminante rispetto alla possibilità di fornire aiuto agli altri in un momento di necessità, così come vivere nello stesso quartiere di un avversario politico o averlo come collega costituirebbe un potenziale problema. Un quadro desolante quanto preoccupante.

In Israele le cose vanno diversamente

Anche lo Stato d’Israele è diviso da cause di natura etnica, religiosa o politica. I conflitti interni generati dalla riforma del sistema giudiziario messa in campo dal presidente Netanyahu continuano a pesare anche adesso, mentre si combatte, finora uniti, contro Hamas a Gaza. Eppure gli autori del saggio sostengono che in Israele le cose vadano diversamente rispetto ad altre democrazie, anch’esse alle prese con incendiarie divisioni interne (si pensi alla Francia sconvolta dalle manifestazioni contro la riforma delle pensioni di Macron).

Cosa ha di diverso Israele? Una riserva di solidarietà sociale a cui attingere, spiegano Senor e Singer. In un Paese di piccole dimensioni ma densamente popolato, le interazioni quotidiane tra i diversi gruppi sociali sono elevate e non è raro che avvengano matrimoni tra persone e famiglie che la pensano diversamente. Così come non appare un sacrilegio abitare nello stesso quartiere di un avversario politico o sedere attorno allo stesso tavolo per le festività. Al di là della vita quotidiana, esiste una base sostanziale più profonda che lega la popolazione dello Stato ebraico a un così resiliente sentimento di solidarietà: la consapevolezza che l’unione sia l’unica forza in grado di permettere al Paese di esistere, legato dalla condivisione di una storia e di un destino.

Quelle strette di mano a Gerusalemme

Nel libro, gli autori  citano un video, diventato virale sui social media, in cui sostenitori e contestatori del governo, di ritorno dalle rispettive manifestazioni, s’incontrano nei sensi opposti delle scale mobili della stazione di Gerusalemme: durante il passaggio, i due gruppi si scambiano strette di mano. Un’immagine suggestiva che, però, riporta immediatamente alla realtà. Gli autori infatti sottolineano un fatto importante: quando scrivono della società israeliana tendono a escludere due minoranze della popolazione, gli Haredì, gli ebrei ultra-ortodossi, e gli Arabi israeliani.

Il libro, stampato nell’estate 2023, si scontra con gli sviluppi successivi della situazione a Gaza, dopo l’attacco di Hamas e la controffensiva israeliana di ottobre, tuttora in corso. “Israele è coinvolto in un conflitto non contro forze esterne ma al proprio interno”, affermano gli autori nella nota di apertura. In realtà, quel conflitto è diventato anche esterno, e forse sarà questa la prova del nove per verificare sino in fondo la resilienza e l’efficienza della coesione sociale in terra di Israele.