Lo strano caso di Beppe Lumia: l’uomo che ha umiliato Veltroni
08 Marzo 2008
Alla fine, Beppe Lumia ce l’ha fatta. Anzi, di più: è rientrato alla grandissima, capolista al Senato, in quella stessa lista siciliana da cui era stato, solo qualche giorno prima, seccamente escluso. Il deputato dei democratici ha messo al palo Walter Veltroni, costringendolo a rimangiarsi una scelta che sembrava definitiva dopo che il sindaco di Roma aveva affermato, davanti alle proteste di lesa antimafia del momentaneo escluso, di essere refrattario all’idea “che ciascuno consideri se stesso l’antimafia”.
Risultato: vero saltafosso. Una plateale smentita di una decisione che appariva ferma e meditata. In effetti, l’ex presidente della Commissione parlamentare Antimafia, a esclusione annunciata, non era stato davvero con le mani in mano. E aveva alternato lusinghe, proteste e persino minacce, dichiarando che casi come il suo erano “sempre stati tutelati con una copertura istituzionale. Nella storia della lotta alla mafia, le protezioni più efficaci sono arrivate soprattutto grazie al Parlamento. Ora rischia di non essere più così”.
E, ancora, aveva parlato di brutto segnale nei confronti delle energie pulite dell’isola e di scarsa considerazione dell’impegno profuso da queste stesse energie, di cui Lumia si autoproclama a simbolo e lider maximo, da parte dei nuovi vertici del partito. Insomma una protesta coi fiocchi, infarcita di disagio, accoramento, ma soprattutto di sdegno. Sentimento, quest’ultimo, che toccava lo zenit nella seguente dichiarazione: “sono preoccupato per l’isolamento che può cadere su quanti in Sicilia si battono contro la mafia” (dai giornali del 5 marzo). Affermazioni di fuoco accompagnate peraltro dalla nemmeno tanto velata minaccia di un repentino mutar giubba, magari aderendo agli inviti di Idv oppure trasbordando armi e bagagli, addirittura, verso la sinistra radicale.
Oggi, questa levata di scudi si è placata. E si può dire davvero rientrata. Il passo indietro del precedente capolista, il medico Ignazio Marino candidato anche nel Lazio, e la sua sostituzione con l’escluso, ha ottenuto il miracolo. Una decisione che riporta così la pace nell’intero centrosinistra isolano e, a parole, salutata, da unanime soddisfazione. Anna Finocchiaro fa sapere di aver svolto un pressing decisivo paventando in caso contrario rivolte di elettori pro Lumia. Sulla medesima falsariga, i commenti degli altri big dello schieramento, tutti stracontenti del vulnus di lesa sicilianità finalmente domato. Certo: incrinatura, qualche maldipancia, qualche riserva pure si avverte, ma è tutta spostata sugli egoismi dei romani che hanno catapultato candidati su candidati nazionali nelle prime posizioni, quelle dell’elezione garantita, delle liste. Ma chi non fa un plissè e non avverte punto imbarazzo è invece l’ex escluso, a cui invece l’intera vicenda sembra aver regalato una visibilità e un posizione di spicco all’interno del partito, sino a qualche giorno prima, inimmaginabile.
Insomma Lumia, a grande sorpresa, sembra aver svoltato. La parte della vittima sacrificale messa in disparte per “imponderabili” ragioni ha pagato eccome. Ha costretto chi, a Roma ma anche a Palermo, lo voleva fuori e con qualche motivo (e non solo per le troppe legislature accumulate) a un repentino dietrofront, trasformando nei fatti l’attuale vice di Antimafia in una sorta di intoccabile. In una figura verso cui d’ora in avanti bisognerà usare ogni garbo e riguardo, perché è riuscito a far passare l’idea che “se non è candidato, si indebolirà l’azione di contrasto a Cosa nostra nel territorio”. Parola di Ivan Lo Bello, gettonatissimo presidente di Confindustria Sicilia.