Lo Zar e il Patriarca. Storia dei rapporti tra religione e politica in Russia

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Lo Zar e il Patriarca. Storia dei rapporti tra religione e politica in Russia

13 Aprile 2009

L’Autore di questo ampio e solido volume, che da decenni dedica la sua attività di ricerca al sistema sovietico e in particolare alle relazioni tra Stato e Chiesa nella Russia bolscevica ed in quella sorta dalle ceneri del comunismo, affronta il tema assai complesso della storia dei rapporti tra potere civile e religioso in Russia dalle origini della Rus’ ai giorni nostri, tema sino ad ora mai compiutamente analizzato dai ricercatori occidentali. La sua padronanza della metodologia giuridica e lo studio da sempre coltivato con passione del mondo russo gli permettono di cogliere con puntualità i fatti e i paradossi di un sistema di relazioni tra Sacerdotium ed Imperium che si ispira al modello bizantino della sinfonia o consonantia, ma che, come bene illustrato nel volume, ha trovato realizzazione soltanto in periodi assai brevi della storia russa e precisamente negli anni che vanno dall’istituzione del Patriarcato di Mosca (1589) al grande scisma dei Vecchi Credenti (1654), ossia al tempo del Patriarca Filaret (1619-1633) e durante il regno del figlio di questi Michail Fëdotovič (1613-1645) e nella prima parte di quello dello zar Aleksej Michajlovič (1645-1676).

L’opera si divide in quattro parti. Nella prima si analizzano i rapporti tra Stato e Chiesa dalle origini della Rus’ al XVII secolo e si illustrano alcuni temi fondamentali, quali quello del ruolo del monachesimo nella diffusione della cultura cristiana e nella difesa dei suoi valori durante il periodo  della dominazione tatarica, o quello massimamente rilevante della nascita dello Stato unitario nel XV secolo con Ivan III il Grande, destinato a divenire il baluardo dell’Ortodossia, in cui matura la rivendicazione unilaterale dell’autonomia della Chiesa della Rus’ da quella greca e in cui, a seguito della caduta di Costantinopoli, nasce e si sviluppa l’idea di Mosca come Terza Roma, predicata da Filofej, igumeno del monastero Eleazar di Pskov, il quale scrisse che “[l’ortodossia] è fuggita di nuovo, nella terza Roma, ovvero nella nuova grande Rus’ […] Osserva, Sovrano, come tutti i regni cristiani sono convenuti nel tuo unico [regno], come due Rome sono cadute, mentre la terza sta, e una quarta non vi sarà, il tuo regno cristiano non passerà ad alcun altro. In tutto il mondo sotto il cielo tu sei l’unico re per i cristiani” (p. 38), da cui consegue che il popolo russo diviene il popolo eletto da Dio, che Mosca è la città scelta da Dio, e che il suo sovrano assume le vesti del pastore che Dio ha posto a capo della Sua Chiesa, dando in tal modo avvio a quella piena identificazione tra Chiesa e Nazione che, come spiega il Codevilla, si svilupperà e rafforzerà nei secoli successivi. Con l’affermazione dell’assolutismo autocratico, che trova la sua massima espressione nella figura di Ivan il Terribile (1533-1584), che stravolge il principio sinfonico e rivendica la superiorità dell’Imperium sul Sacerdotium, come appare chiaramente dalla corrispondenza tra lo zar e il principe Andrej Kurskij (pp. 52 e 53), i tempi sono ormai maturi per la costituzione del Patriarcato di Mosca. Contrariamente a quanto comunemente affermato, il nuovo Patriarcato è il frutto al tempo stesso non solo della scaltrezza e dell’abilità diplomatica di Boris Godunov, ma anche della violenta pressione esercitata sul Patriarca di Costantinopoli Geremia, il quale visitando quelle terre venne a lungo trattenuto in Russia in condizioni di cattività e costretto a riconoscere il nuovo Patriarcato in modo del tutto irrituale al fine di poter riacquistare la perduta libertà di movimento (pp. 54-58).

Nella seconda parte del volume si analizza il periodo sinodale della Chiesa Ortodossa Russa, che va dall’abolizione del Patriarcato imposta da Pietro il Grande nella prima parte del XVIII secolo, che lo sostituì con il Santo Sinodo Governante, retto da un Ober-Prokuror «occhio dello zar e curatore degli affari dello Stato» (p. 98), sino ai giorni immediatamente successivi ai tragici eventi dell’Ottobre 1917, quando l’antico istituto verrà ricostituito. Nel tratteggiare compiutamente la figura di Pietro, che risulta assai diversa rispetto alle raffigurazioni generalmente proposte dalla storiografia occidentale, l’Autore mette in luce come l’umanesimo petrino si contrapponga ai valori del cristianesimo, che sino ad allora erano stati universalmente riconosciuti nell’Impero, e come prenda da allora avvio una frattura nella società che perdura tuttora, divisa tra l’aspirazione ad imitare i modelli europei (occidentalisti) e la coltivazione delle peculiarità originali del mondo russo ortodosso (slavofili). Con Pietro l’ingerenza statale nella vita della Chiesa, ridotta a mero organo dell’apparato imperiale, diventa intollerabile, di modo che si rafforza e si esaspera la tragica divisione creatasi in Russia nei decenni precedenti con il grande scisma dei Vecchi Credenti.

Di particolare rilevanza e profondità è l’esame svolto dal Codevilla sulla legislazione imperiale in materia di culti, tema assai complesso e analizzato direttamente sulle fonti normative imperiali, che sino ad ora erano rimaste pressoché del tutto inesplorate dagli studiosi occidentali. Questa disamina si rivelerà della massima importanza nell’ultima parte del volume, in cui si esaminano i rapporti tra Stato e Chiesa nell’epoca successiva al crollo del sistema comunista e si pone in luce, in modo assai convincente, l’aspirazione del legislatore della nuova Russia ad instaurare, con il vivo auspicio e il pieno assenso della Chiesa Ortodossa Russa, un modello di relazioni tra Stato e Chiesa che richiama, da vicino e in modo davvero singolare, quello vigente nell’impero zarista.

La terza parte del libro è dedicata al periodo bolscevico, tema che il Codevilla padroneggia con assoluta sicurezza. I tragici avvenimenti che si sono susseguiti a partire dal colpo di Stato dell’Ottobre 1917 sono ricostruiti con la massima precisione e documentati su fonti originali, veramente assai numerose, molte delle quali sino ad ora totalmente sconosciute al lettore italiano. Nel denunciare gli eccessi di quella che viene definita la “barbarie bolscevica”, il Codevilla non si lascia prendere dalla passione ideologica, ma ricostruisce con perizia e con infiniti rinvii alle fonti una realtà pressoché sconosciuta alla cultura occidentale.

L’autore esamina dettagliatamente il periodo del Patriarca Tichon, illustrando l’opera della polizia politica per favorire la distruzione della Chiesa dall’interno (movimento degli innovatori), ed i difficili anni successivi, in particolare quelli del metropolita Sergij cha ha dato avvio ad un modus vivendi con lo Stato, che, come ampiamente documentato, si sarebbe trasformato in un modus moriendi se non fosse intervenuta la guerra e la necessità di Stalin di ottenere l’aiuto della Chiesa e dei fedeli, promettendo ad essi uno spazio di libertà religiosa in cambio del loro contributo per vincere la Seconda Guerra Mondiale, chiamata in Russia, non a caso, Grande Guerra Patriottica.

Oltre ad una disamina dettagliata della legislazione sovietica, illustrata nelle sue varie fasi, tema in cui è maestro, il Codevilla presenta al lettore una serie di disposizioni non scritte e non pubblicate, accanto a documenti sino ad ora ignoti, come l’ordinanza segreta del Politburo del Comitato Centrale del Partito comunista sovietico del 30 luglio 1937, sottoscritta da Stalin, con cui si dispone l’eliminazione fisica “entro quattro mesi” degli “ex kulaki, dei criminali e degli altri elementi antisovietici” (p. 312 e ss.), disposizione che porterà alla fucilazione di gran parte dell’episcopato della Chiesa Ortodossa Russa nei mesi dell’inverno del 1937-38.

Di particolare rilievo sono anche le pagine dedicate alla soppressione della Chiesa greco-cattolica ucraina negli anni successivi al 1946 (pp. 343-360), tema assai caro all’Autore e molto spesso del tutto ignorato in Occidente. Si ripropone in tal modo la precedente repressione contro questa Chiesa, che è la maggiore delle Chiese cattoliche di rito orientale, attuata in Russia ai tempi dell’imperatore Nicola I e poi da Alessandro II (p. 119 e ss.).

La quarta parte del lavoro, dedicata alla nuova Russia, esamina con ampio respiro i temi più attuali, come quello delle relazioni interreligiose e soprattutto quello dei rapporti dell’Ortodossia con il Cattolicesimo, spiegando con chiarezza i problemi che nascono dalla violazione dello spazio canonico della Chiesa Ortodossa Russa a quello noto anche al lettore occidentale del proselitismo e dell’attività missionaria svolta dalle Chiese e Confessioni non tradizionali.

Il volume risulta aggiornato agli avvenimenti più recenti, come la ricomposizione della frattura a suo tempo creatasi con la Chiesa Ortodossa Russa dell’emigrazione o la riduzione allo stato laicale e la scomunica del vescovo Diomid (Dzjuban), per la sua ferma opposizione all’ecumenismo e per il suo tradizionalismo esasperato che richiama alla memoria certe posizioni assunte dai seguaci del grande scisma del XVII secolo, puntualmente illustrati dall’Autore. In questa parte del volume Codevilla illustra con precisione e ricchezza di informazioni il nuovo quadro delle relazioni tra Stato e Chiesa nella Russia di Putin e di Medvedev, in cui alla Chiesa ortodossa viene sempre più riconosciuta una posizione di favore e di privilegio, che finisce con il dar vita, a dispetto delle disposizioni contenute nella Costituzione Russa del 1993, ad un sistema confessionista e giurisdizionalista. L’Autore, dopo avere analizzato anche nei dettagli le norme vigenti nella Russia attuale, avanza anche delle proposte de iure condendo, suggerendo l’istituzione di un regime concordatario nel quale sia riconosciuto, oltre al ruolo storico-culturale svolto nei secoli dall’Ortodossia russa, un regime di uguaglianza giuridica per tutte le Chiese e Confessioni religiose.

Non vi è dubbio che questo solido e pregevole lavoro sia necessario non solo agli studiosi del mondo russo e sovietico, ma che esso sia importante anche per tutti coloro che vogliono avere una conoscenza non epidermica del mondo russo, se è vero, come a noi pare, che non sia possibile accostare la cultura di quell’immenso Paese ignorandone o sottovalutandole le inesauribili ricchezze spirituali.

Giovanni Codevilla, Lo Zar e il Patriarca. I rapporti tra trono e altare in Russia delle origini ai giorni nostri, La Casa di Matriona, Milano 2008, pp. 517, € 25