L’obiettivo al-Awlaki, l’Egitto post-Mubarak e altre turbolenze
16 Giugno 2011
L’instabilità nello Yemen, inevitabilmente cresciuta dopo l’attentato al presidente Saleh, che è ora sottoposto a cure mediche in Arabia Saudita, preoccupa Obama e i vertici della sicurezza nazionale americana. Nelle ultime ore a Washington sta prendendo quota, con tanto d’improvvide “spifferate” alla stampa, l’idea di utilizzare i droni targati Cia per colpire i militanti di Al Qaeda annidati nel tormentato Paese in cui venne alla luce Osama Bin Laden. L’operazione – che avrebbe dovuto restare segreta – scatterebbe entro poche settimane, e si baserebbe sul modus operandi utilizzato dall’agenzia d’intelligence in Pakistan, dove sono stati eliminati circa 1400 combattenti islamisti. Il vero obiettivo principale dell’imminente attacco resta Anwar al- Awlaki, il pericoloso imam radicale recentemente sfuggito a un missile a stelle e strisce. Ora che l’auspicabile riservatezza sul nuovo assalto è saltata, alla Compagnia di Langley resta il compito di aggiustare la mira.
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Pechino non sottovaluta il pericolo rappresentato dall’ETIM, il Movimento islamico del Turkestan orientale, che ha come principale obiettivo la conversione di tutti i cinesi dello Xinjiang. Il Pakistan ha assicurato la propria piena cooperazione nel fornire informazioni sulle attività del gruppo che infastidisce la Repubblica Popolare. Islamabad sa che la ricompensa economica per il “disturbo” vale il lavorio.
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In Israele si torna a rimpiangere l’interlocuzione fertile col vecchio rais Mubarak e il suo sovrintendente agli 007 Omar Suleiman. Domenica scorsa è stato arrestato in Egitto il cittadino americano e dello Stato ebraico Ilan Grapel, con l’accusa di essere una spia del Mossad. I servizi segreti di Netanyahu, desideroso di mettere in fretta una toppa su questa vicenda, sono persuasi che i due uomini forti della sicurezza cairota, Murad Muwafi e Hisham Badawi, hanno inteso diffamare Israele per fini interni, come diversivo per mettere in secondo piano l’anarchia e la debolezza in cui versa il “nuovo”assetto di potere egiziano.
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Grandi manovre tra Siria, Libano e Iran. La Marina degli Stati Uniti sta aumentando la presenza dei propri mezzi intorno al teatro di una possibile crisi militare. Hezbollah ha spostato i razzi a medio-lunga gittata dal nord al centro del Paese dei Cedri, temendo un’imminente operazione americana nella Siria di Assad. Israele segue con la doverosa attenzione gli sviluppi di una situazione che potrebbe presto farsi incandescente.