L’occhio delle Intelligence sul Vaticano tra wikileaks ed elezioni in Usa
14 Febbraio 2012
Le notizie sul clima teso in Vaticano trovano ampio rilievo sulle scrivanie delle principali agenzie d’Intelligence. A Langley, Vauxhall Cross, come nei dintorni della Piscina parigina e dell’ Istituto di Tel Aviv, si segue con elevata attenzione quel rebus che avvolge le alte stanze del Palazzo Apostolico. I capi di governo vogliono essere costantemente informati dai boss dei Servizi sugli sviluppi di vicende che non riguardano solo la Chiesa cattolica e possono determinare spostamenti pesanti negli assetti geopolitici mondiali.
Particolare monitoraggio è riservato alla posizione del Nunzio negli Stati Uniti, Carlo Maria Viganò , il cui lavoro, secondo quanto si apprende da fonti di Washington, sarebbe stato piuttosto apprezzato in questi mesi dalle autorità locali. L’eco delle rivelazioni del prelato lombardo sul Governatorato, e il conseguente fastidio, a dir poco, della Segreteria di Stato, produrrà un lesto rientro a Roma? Sulle rive del Potomac, quest’ ultima ipotesi recherebbe sorpresa, mentre la campagna per le presidenziali sta entrando nel vivo, col voto dei cattolici (e degli italoamericani) conteso tra un Barack Obama reduce da qualche incidente di comprensione con le gerarchie domestiche (vedi le recenti stoccate dell’arcivescovo di New York Timothy Dolan, prossimo all’ingresso nei ranghi cardinalizi), e il possibile candidato repubblicano di fede mormone Mitt Romney che stenta a convincere fazioni del Gop da sempre attente ai valori religiosi e alla loro costante presenza nel dibattito politico.
Intorno allo Ior, la banca del Papa oggi governata dal professor Ettore Gotti Tedeschi, con la complessa partita delle norme antiriciclaggio e dell’annessa trasparenza finanziaria, sono puntati gli occhi dell’intero gotha finanziario internazionale, che confida d’evitare la riedizione d’un passato non privo d’ombre e dubbi.
La curiosità che attanaglia i vertici istituzionali e degli 007 è però incentrata su un’ altra, delicatissima, questione: Benedetto XVI sarà davvero il primo Pontefice a dimettersi dal Sacro Soglio, magari a causa di condizioni fisiche che il passare degli anni renderebbe sempre più malcerte? La sensazione di alcuni osservatori, e ovviamente non parliamo di Mons. Bettazzi, è che questo sia il punto focale da cui partono veline e veleni interni, oltre umane ambizioni e battaglie di potere per guadagnare spazio nelle gerarchie. Non per caso, proprio su tale dilemma epocale si scervellano gli analisti, in contatto continuo, ça va sans dire, con i migliori informatori in loco, chierici o laici che siano. Infine, afferma alzando gli occhi al cielo un monsignore di Curia che ne ha viste troppe, deciderà lo Spirito Santo. Nel mentre, Padre Lombardi, il gesuita responsabile della sala stampa d’ Oltretevere, compone senza sosta lunghi comunicati di precisazione, con Domenico Giani, alla guida della Gendarmeria, che prova a far luce su fughe di notizie e memorandum tossici. E i tanti che nell’ Ecumene apprezzano il magistero di Joseph Ratzinger pregano per la sua salute, auspicando che il senso di responsabilità aiuti a bloccare questa stagione d’inutili veleni.