L’Occidente non abbandoni la Tunisia

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L’Occidente non abbandoni la Tunisia

L’Occidente non abbandoni la Tunisia

11 Giugno 2023

In Tunisia si gioca forse l’ultima partita dopo le Primavere arabe del decennio scorso, fallite per la prevedibile avanzata dell’islam politico e per una serie di errori strategici dell’Occidente. In Egitto è arrivato l’esercito per fermare i Fratelli Musulmani. La Siria è diventata un carnaio dove russi e iraniani hanno sostenuto la repressione militare di Assad. La Libia resta un risiko pericoloso, punto di partenza di tanti sbarchi dei clandestini. La Turchia è solo una delle potenze che ha coperto i vuoti lasciati dall’Occidente.

Le primavere arabe ebbero inizio proprio in Tunisia, con la Rivoluzione dei gelsomini, le rivolte per il pane, i martiri che si davano fuoco in piazza per protestare contro le autocrazie postcoloniali colpevoli di aver ridotto il Paese alla fame. Il partito islamista Ennahda sembrava aver imboccato la strada di una convivenza pacifica con le altre forze politiche in un quadro democratico, ma nel luglio del 2021 il presidente Saied ha imposto una stretta autoritaria nel Paese, sciogliendo il parlamento, arrestando i leader islamici e riallacciando relazioni diplomatiche con Damasco.

Negli ultimi dieci anni, sembra essere sfumata la possibilità di riformare la costosa e inefficiente struttura dello stato tunisino, con una maggiore apertura al libero mercato. Saied ha giustificato le sue azioni politiche rivendicando l’articolo 80 della costituzione del 2014, che consente al presidente, davanti a un “pericolo imminente” di prendere “qualsiasi misura resa necessaria dalle circostanze eccezionali”. Ma l’instabilità politico economica non si è risolta. La  Tunisia rischia l’insolvenza ed è diventata un’altra piattaforma di lancio della immigrazione clandestina in Europa.

Tutto questo spiega la delicatezza della missione che si è tenuta nelle ultime ore a Tunisi, dove sono atterrati il presidente del Consiglio italiano Meloni con l’olandese Rutte e Ursula von der Leyen. In ballo ci sono gli aiuti finanziari europei, un miliardo di euro, che saranno decisi nel prossimo vertice Ue di giugno e una serie di investimenti in tecnologie ed energia che puntano a ripristinare la stabilità nel Paese nordafricano permettendogli di accedere anche ai sostanziosi fondi, 1,9 miliardi di dollari, congelati dal Fondo monetario internazionale.

L’altra questione sul tavolo è appunto arginare le migrazioni dalla Tunisia verso la Ue. Alla vigilia dei colloqui, Saied ha visitato a sorpresa uno campo dei migranti a Sfax, snodo delle partenze dei clandestini che attraversano il Mediterraneo per cercare di raggiungere l’Italia. Saied ha incontrato le famiglie dei migranti chiedendo aiuti internazionali per gli africani che giungono in Tunisia prima di imbarcarsi. Le dichiarazioni e le immagini pubblicate sulla pagina Facebook da Saied sembrano molto diverse dalla posizione presa in precedenza dal presidente, accusato di razzismo verso i migranti africani subsahariani e convinto che vi sia un “complotto” per cancellare l’identità tunisina.

“Siamo pronti a organizzare una conferenza internazionale su migrazione e sviluppo della quale abbiamo parlato con il presidente Saied. E’ un’ulteriore tappa di questo percorso”, ha detto il presidente del Consiglio Meloni in Tunisia. L’incontro è stato definito una “pietra miliare” nelle relazioni diplomatiche tra Europa e Tunisia dalla presidente von der Leyen. Il piano europeo per la Tunisia prevede 100 milioni di euro per le operazioni di ricerca e salvataggio di migranti e operazioni anti-contrabbando.

Se da una parte non si può immaginare di costringere la Tunisia a eliminare i costosi ma in questo momento necessari sussidi sui generi alimentari e il carburante, è anche vero che Europa e Fondo Monetario dovranno ottenere garanzie chiare sull’uso che verrà fatto dei soldi internazionali, nel campo delle riforme economiche, delle privatizzazioni, nel rispetto dei basilari standard democratici e dei diritti umani, fino alla gestione della immigrazione, dopo le macabre, tragiche immagini dei cadaveri dei migranti negli ospedali tunisini.

Le potenze europee ed occidentali, in modo realistico, possono aiutare a combattere la miseria e la povertà in Tunisia, mentre il presidente Saied dovrebbe dare una serie di risposte diverse da quelle offerte fino adesso all’Occidente, accusato in passato di voler imporre dei “diktat” a livello economico. Fondamentale sarà riuscire a legare gli aiuti economici alla questione democratica e alle riforme. Se si vuole salvare l’ultima delle primavere arabe.