L’opera di Lucas Cranach mostra molto più di un altro Rinascimento
31 Ottobre 2010
di Carlo Zasio
Lucas Cranach. L’altro Rinascimento, che presenta alla Galleria Borghese di Roma fino al 13 febbraio circa 45 opere di uno dei grandi della pittura germanica del Cinquecento, è magistralmente rappresentata nell’intelligente confronto proposto dai curatori, Bernard Aikema e Anna Coliva, tra due tele dall’identico soggetto. Il San Girolamo nel deserto dello stesso Cranach e quello di Lorenzo Lotto, affiancati, dimostrano con piena evidenza la profonda differenza dei due mondi di cui sono espressione: le tinte forti del Nord virate verso i toni scuri, la figura umana oblunga e spigolosa, gli animali fantastici si contrappongono ai colori tenui del paesaggio italiano dove uomo e natura convivono in armonia e ai tratti definiti e realistici del santo.
La pittura di Cranach, intimo di Lutero, diverge da quella dei contemporanei italiani proprio come divergevano Umanesimo e Riforma. L’uno esaltava l’uomo e il libero arbitrio anche a rischio della sua perdizione, l’altra esaltava Dio e la predestinazione anche a costo di farlo sembrare crudele. Per questo, ammirando le xilografie, i disegni e i dipinti del maestro tedesco affiancati alle opere di Tiziano, Perugino, Palma il Vecchio e tanti altri pittori italiani coevi è difficile aderire al pensiero forte che ispira una mostra peraltro preziosa. Si fatica a riconoscere nei tratti di Cranach il germe di un altro Rinascimento, quanto piuttosto il richiamo potente al cristianesimo delle origini nei quadri di oggetto religioso, la rielaborazione degli stilemi propri del canone estetico fiammingo-burgundo nelle opere di carattere cortigiano, l’evoluzione in chiave umanistica – questo sì – della ritrattistica.
Insomma, il confronto restituisce Cranach come uno dei grandi protagonisti della Riforma intesa non solo come movimento religioso ma come fenomeno storico di lungo periodo, dove l’Europa del Nord si afferma come realtà talmente distinta dal mondo cattolico mediterraneo da arrivare a essere terreno di uno scontro sanguinoso e lacerante che terminerà solo nel XVII secolo con la pace di Westfalia.
Superato questo equivoco, lo splendido allestimento della Galleria Borghese, dove le opere in mostra si interpolano con quelle della collezione permanente, permettono di scoprire un autore poco conosciuto in Italia grazie ai molti prestiti provenienti dai principali musei europei e statunitensi. Il visitatore rimarrà stupito dai colori vividi e dai tratti vivaci di questo grande maestro, aprendosi a un mondo diverso, dove il Rinascimento e i suoi esiti artistici erano visti come il prodotto della opulenza vaticana frutto delle ruberie delle indulgenze e non come un modello da seguire, almeno non apertamente.