L’operazione “Sniper” dimostra che l’Italia non fa più sconti all’Iran

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L’operazione “Sniper” dimostra che l’Italia non fa più sconti all’Iran

L’operazione “Sniper” dimostra che l’Italia non fa più sconti all’Iran

03 Marzo 2010

Si è conclusa una maxi-operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Milano che ha smascherato una rete criminale transnazionale operante un traffico d’armi illecito verso l’Iran.  L’operazione, che ha interessato dieci province italiane (Milano, Torino, Roma, Piacenza, Treviso, Varese, Brescia, Verbania, Viterbo e Padova), ha portato all’emissione di 9 ordinanze di custodia cautelare nonché all’arresto di 7 persone, cinque cittadini italiani e due iraniani. Altri due iraniani sono latitanti. È stato sequestrato un ingente carico di materiale bellico.

“È in corso l’esecuzione di 9 arresti nei confronti di cittadini italiani e iraniani per il reato di associazione a delinquere finalizzata all’illecita esportazione di armi e sistemi di armamento verso l’Iran, in violazione del vigente embargo internazionale, con l’aggravante della transnazionalità”. Questo è quanto recita un comunicato del Comitato provinciale di Milano della Guardia di Finanza, reso noto dal coordinatore dell’operazione, il procuratore della Repubblica aggiunto del Tribunale di Milano Armando Spataro. I cittadini iraniani coinvolti “sono ritenuti essere appartenenti ai servizi segreti di quel Paese", aggiunge Spataro. Nejad Hamid Masoumi, 51 anni, è stato arrestato a Roma ed era accreditato come giornalista presso la sala stampa estera della Capitale. Ali Damirchiloo, 55 anni, è stato arrestato a Torino. I due latitanti sono Hamir Reza e Bakhtiyari Homayoun.

Le indagini dell’operazione denominata “Sniper” (cecchino in lingua inglese), iniziate 8 mesi fa, nel giugno 2009, in collaborazione con la polizia giudiziaria e l’AISE, i servizi di sicurezza esterna, nonché con il supporto delle autorità di Regno Unito, Svizzera e Romania, intendevano “svelare un’organizzazione criminale che è riuscita ad esportare in Iran materiale bellico, anche attraverso triangolazioni con Paesi terzi".

Secondo gli inquirenti, il perno dell’organizzazione era  Alessandro Bon, 43 anni, ora agli arresti. Ex dipendente Beretta, titolare della Antares Srl, con sede a Varese, Bon si procurava armi (in particolare dall’Europa dell’Est) per rivenderle in Iran, passando per la Romania e Dubai. Proprio una commessa di 200 puntatori ottici in transito per Bucarest ha insospettito le autorità romene, le quali hanno chiesto delucidazioni alle controparti italiane. Decisivo per le indagini è stato inoltre il sequestro di 100 puntatori ottici ad Heathrow, per mano degli ufficiali della dogana inglese. A questo sequestro è poi seguito l’arresto di un cittadino inglese che ha testimoniato la presenza di una rete di import-export d’armi presente in Italia, alla quale partecipavano agenti segreti iraniani.  

Gli altri italiani arrestati sono Danila Maffei, 40 anni, compagna di Bon, Arnaldo La Scala, socio d’affari, Guglielmo Savi, titolare di una società di telecomunicazioni e Raffaele Rossi Patriarca, avvocato che, stando alle indagini, avrebbe incontrato in Iran ufficiali dell’esercito per finalizzare la compravendita di armi. Il materiale bellico sequestrato comprende forniture di apparecchi ottici di precisione di produzione tedesca, giubbotti autorespiratori da immersione, destinati ad armamenti militari, proiettili traccianti,  esplosivi, paracaduti e persino un elicottero.  Si tratta di materiale definito “dual use”, cioè a dire convertibile da civile in militare, elemento di complicazione per le indagini: grazie alle intercettazioni telefoniche ed ambientali, si è riusciti tuttavia a capire la destinazione d’uso del materiale. 

Questa operazione si conclude a poche settimane dalla netta presa di posizione dell’Italia in merito al nodo nucleare iraniano. Il Primo Ministro Berlusconi ha più volte rimarcato la necessità di inasprire le sanzioni commerciali nei confronti di Teheran, soggetta all’embargo internazionale di armi secondo quanto disposto dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 1747 del 2007, votata all’unanimità.