Low cost and Middle cost. Quali prospettive per il settore aereo?
01 Agosto 2008
Le recenti notizie sullo stato di salute di Ryanair apriranno forse una stagione di cambiamenti che interesseranno non solo il trasporto aereo, ma più in generale l’interno comparto del trasporto passeggeri di lunga e lunghissima percorrenza. Tuttavia, se il problema maggiore per la compagnia irlandese è soltanto legato all’incremento del prezzo del carburante e ad una politica errata in termini di copertura dai rischi, lo scopriremo a breve, ma è fuori discussione che la spinta competitiva subita dal comparto aereo come conseguenza dei processi di liberalizzazione, abbia forse illuso che il trasporto di lunghe distanze potesse essere così economico da consentire di viaggiare a prezzi a volte irrisori.
Se da una parte i vecchi monopolisti si caratterizzavano per un uso improprio della leva del prezzo, è d’altra parte vero che i nuovi operatori, per entrare nel mercato, sono stati costretti ad adottare modelli di business nuovi, puntando su una domanda il cui scopo era principalmente avere la possibilità di accedere ad un prodotto che solo fino a poco tempo fa era appannaggio di consumatori “eccellenti”. Abbiamo così assistito ad una generale caduta della qualità del servizio con il vantaggio però di connetterci con posti lontani per cultura e tradizioni. È questo lo scopo ultimo del viaggio che non sia solo viaggio di affari, ed è su questa leva che le compagnie low cost hanno costituito il loro successo.
Nondimeno, in presenza di scenari macro-economici non certo incoraggianti, le compagnie che operano sulla “lama del rasoio” corrono ai ripari. Ne è riprova l’incremento delle “entrate ancillari” nel tentativo di recuperare margini di redditività non più possibili attraverso una politica tariffaria che sarebbe impraticabile. Se il prezzo del biglietto è troppo basso e non si vogliono perdere quote significative di domanda con un dichiarato aumento dei prezzi, allora vengono a galla le politiche commerciali e le compagnie low cost tentano di abbassare i loro costi operativi spingendosi verso soluzioni estreme. È chiaro che tra le variabili chiave che influenzano il modello di business low cost, e più in generale tutte le compagnie aeree, vi è senza dubbio il costo del carburante e che una compagnia low cost che cerca un elevato carico medio si trovi in difficoltà nel raggiungimento di un ragionevole equilibrio economico e finanziario. Tutto ciò non deve stupire ed è anzi del tutto naturale; non sono certo in discussione le virtù del libero mercato, il cui scopo ultimo è di far si che l’impresa produca a costi efficienti. Il problema è appunto capire quali sono questi costi efficienti che, nel quadro macro economico attuale, sono in una fase di movimento estremo tale da determinare importanti processi di riorganizzazione.
Come è noto, il modello low cost si è affermato in Europa negli anni ’90 quando ormai già negli Stati Uniti tale soluzione era parte integrante della mobilità aerea in un mercato molto diverso da quello europeo. La crescita del reddito disponibile e i miglioramenti nell’ambito della tecnologia aeronautica hanno quindi consentito di soddisfare una domanda di mobilità sempre più esigente e desiderosa di conoscere un mondo sconosciuto e a volte inaccessibile. Al di là delle cifre e degli indici di borsa, dei risultati operativi, di pratiche di gestione del rischio, alla fine la domanda alla quale i lettori vorrebbero trovare risposta è se il viaggio di lunga e lunghissima percorrenza resterà un prodotto acquistabile anche nel futuro prossimo o se invece l’intero sistema della mobilità sta per essere messo in discussione come accadde quando il trasporto ferroviario raggiunse la maturità. Nel comparto automobilistico ciò sta già succedendo, ed è forse probabile che anche a livello di trasporto aereo si assisterà a cambiamenti rilevanti. È facile prevedere una soluzione intermedia tra quella caratterizzata da pochi grandi operatori e piccole compagnie alla ricerca di nicchie di mercato. Un mercato, cioè, in cui sarà comunque possibile muoversi con un certa facilità, con una qualità del servizio ragionevole, ma a costi più alti e senza mettere in discussione la sicurezza.
La concorrenza è come un sistema che deve trovare il suo equilibrio in risposta a sollecitazioni esterne ed interne. Solo un salto tecnologico, o un innovazione di settore, potrebbe spostare il comparto su maggiori livelli di efficienza. Paradossalmente, riemerge il ruolo centrale degli stati la cui sfida attuale non è di sostituirsi al mercato, come molti sindacati ed esponenti di sinistra desidererebbero, quanto piuttosto di creare le condizioni più favorevoli per consentire alle imprese di rispondere correttamente alle sollecitazioni a cui oggi sono sottoposte.