L’Spd silura Beck e svolta al centro. Sarà Steinmeier a sfidare la Merkel

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L’Spd silura Beck e svolta al centro. Sarà Steinmeier a sfidare la Merkel

08 Settembre 2008

Sarà il 52enne Frank-Walter Steinmeier, attuale Ministro degli Esteri e Vicecancelliere, il candidato dell’SPD che sfiderà Angela Merkel (CDU) nella competizione elettorale per la Cancelleria dell’anno venturo. La notizia, insistentemente rincorsasi sui principali media tedeschi da dieci giorni a questa parte, non ha però fino a ieri trovato una conferma definitiva, nemmeno nel diretto interessato: "Se anche lo sapessi, non ve lo direi", aveva sorriso sornione Steinmeier venerdì scorso, a chi gli chiedeva se l’annuncio della sua candidatura sarebbe avvenuto già al termine del segretissimo conclave del partito, svoltosi questo fine settimana sulle rive del lago Schwielow, nei pressi di Potsdam. 

Il vertice avrebbe inizialmente dovuto concentrarsi sulla preparazione programmatica dei socialdemocratici in vista di un anno, il 2009, nel quale, oltre alle elezioni politiche, in Germania si voterà anche per il rinnovo della carica di Presidente della Repubblica e di due amministrazioni regionali. La necessità di porre rimedio alla situazione di esasperante precarietà venutasi a creare all’interno del partito, ha tuttavia imposto ai vertici dell’SPD un radicale ripensamento della tabella di marcia. Alla nomina di Steinmeier, scontata fin da sabato sera grazie alle indiscrezioni del settimanale Der Spiegel, hanno così fatto seguito le tanto improvvise, quanto inattese dimissioni del presidente del partito Kurt Beck, in origine l’uomo più accreditato per la corsa alla Cancelleria. Al suo posto tornerà altrettanto imprevedibilmente il sessantottenne Franz Müntefering, riapparso la scorsa settimana sulla scena politica, dopo la recente scomparsa della moglie Ankepetra, a motivo della cui inguaribile malattia aveva abbandonato nel novembre del 2007 la doppia carica di Ministro del Lavoro e di Vicecancelliere. La sua investitura, concepita per evitare la scissione con l’ala radicale, verrà formalizzata in un congresso straordinario che si terrà nei prossimi mesi. Fino ad allora a farne le veci ci penserà lo stesso Steinmeier, il quale, nel tardo pomeriggio di ieri, ha personalmente comunicato la missiva in una breve conferenza stampa a margine del summit.  

La nomina del flemmatico, ma capace Ministro degli Esteri, già capo di gabinetto durante il precedente governo rosso-verde, rientra nell’obiettivo di porre fine a mesi di violenti scontri tra le due ali storiche del partito, da una parte quella massimalista, seriamente intenzionata ad implementare un welfare di stampo scandinavo e a stringere un’alleanza con l’estrema sinistra (Die Linke); dall’altra quella progressista, strenua sostenitrice della svolta "liberal" lanciata dall’ex Cancelliere Gerhard Schröder con la celebre "Agenda 2010", il pacchetto di riforme dello Stato sociale ancora oggi molto discusso nelle sue conseguenze. 

Complice la leadership fiacca e confusa di Kurt Beck, che in esplicito dissenso con la decisione ha promesso di tornare ad occuparsi del Land Renania-Palatinato, del quale è governatore, l’SPD ha subito nell’ultimo anno una clamorosa perdita di consensi: secondo i più recenti sondaggi, se si votasse oggi, i socialdemocratici non supererebbero il 21% delle preferenze, rimanendo staccati di ben 16 punti percentuali dai cristiano-democratici della CDU, stabili al 37%. Il crollo, incominciato nell’autunno scorso, quando, ad Amburgo, il congresso del partito licenziò un programma per il governo federale in totale controtendenza con la linea da esso stesso seguita come forza di governo, ha poi raggiunto il suo apice con la grottesca querelle, scatenatasi all’indomani delle elezioni regionali tenutesi in Assia nel gennaio scorso. 

Di fronte all’impossibilità di dar vita o ad una coalizione di centro-destra (liberali e democristiani) o di centro sinistra (socialdemocratici e verdi), a causa della mancanza di una maggioranza assoluta, la candidata dell’SPD, Andrea Ypsilanti, venendo meno a quanto originariamente promesso in campagna elettorale, propose un’inopinata alleanza con Die Linke, partito dell’estrema sinistra, nato dalle ceneri della DDR. Dopo alterne vicende, che hanno fatto inizialmente svanire il maldestro tentativo architettato dalla “pasionaria” socialdemocratica e imprudentemente spalleggiato da Beck, il problema si è ripresentato alle porte dell’estate, andando a riempire per giorni le pagine dei quotidiani. Il tutto senza che i vertici nazionali dell’SPD riuscissero a formulare una posizione comune sul tema. Lo stesso Kurt Beck, del tutto casualmente e forse anche inconsapevolmente assurto a portavoce dell’ala radicale del partito, ha dimostrato di non saper gestire la situazione, perdendo la stima e la fiducia dell’elettorato e dei colleghi di partito. 

Dopo questo repentino cambio di rotta, sotto il quale si cela – secondo alcuni – un putsch ai danni dell’ormai bollito Beck, resta da capire come verrà tenuta la barra del timone nei prossimi mesi. Steinmeier, in quanto a popolarità secondo solo alla Merkel, ha l’ingrato compito di risalire la ripida china, sulla quale è rovinosamente scivolato il suo predecessore. A differenza di quest’ultimo, però, il Ministro degli Esteri siede nel gabinetto con la Bundeskanzlerin e per la sua responsabilità di governo non gli sarà certo agevole guidare dall’interno l’opposizione. Più facile che tale veste venga demandata a Müntefering, il cui ruolo di mediatore tra le due ali del partito, mai prima d’ora così spaccate, appare dunque delicatissimo.