Luci e ombre sulla ricerca
06 Aprile 2007
Ieri, 5 aprile, il Consiglio dei Ministri ha approvato la proposta di Fabio Mussi, ministro dell’Università e della Ricerca, di dare vita a una Agenzia Nazionale di Valutazione dell’Università e della Ricerca (ANVUR). Anche il disegno di legge n. 1252 sul riordinamento del sistema universitario presentato da Gaetano Quagliariello prevede l’istituzione di un’Alta Commissione per la Qualità del Sistema Universitario che dia il suo parere “sulle procedure di accreditamento, di valutazione e di ripartizione dei fondi”. Ne riparleremo quando avremo avuto modo di verificare quali siano le differenze tra le due proposte.
Nel frattempo ecco le ultime notizie dal mondo della ricerca, alcune buone, altre cattive. Quella buona è una, ma è importante. Entro il 30 aprile di quest’anno si chiuderà la procedura per l’assegnazione di ben due milioni di euro a “giovani ricercatori” nel campo delle scienze umane (programma “Promozione Ricerca 2005” gestito dal Consiglio Nazionale delle Ricerche). La somma messa a disposizione, si noterà, è notevole, ed è tanto più benvenuta in quanto si tratta di uno dei rarissimi casi in cui vengono premiate due caratteristiche che di solito, in Italia, rappresentano un handicap piuttosto che un valore aggiunto, quelle di essere a un tempo “giovane” e “umanista”. Vale la pena di ricordare che il varo di questo programma si deve all’ex ministro, Letizia Moratti, spesso accusata di privilegiare tecnicismo e scienze applicate (qualunque cosa ciò significhi) alla conoscenza legata alla curiosità (curiosity driven), nonché al ruolo svolto all’interno del CNR, sotto la presidenza del fisico Fabio Pistella, dal Vice-Presidente ed ex-Sub Commissario per le scienze umanistiche e sociali, lo storico Roberto de Mattei.
Il ricercatore che risultasse vincitore del concorso Promozione Ricerca riceverà fino a un massimo di €15.000 (l’equivalente, più o meno, di un ricercatore universitario di prima nomina), che è quanto gli consentirebbe di dedicarsi per un anno intieramente alla ricerca. Visto che la commissione valutatrice, su proposta del suo presidente, Andrea Di Porto (Direttore del Dipartimento “Identità Culturale”), ha deciso di premiare soltanto l’eccellenza e di evitare qualsiasi finanziamento “a pioggia”, è prevedibile che saranno intorno a 160 i ricercatori premiati. In tempi di vacche molto magre per la ricerca, e soprattutto per la ricerca in campo umanistico, la notizia è dunque di quelle che non esitiamo a definire ottime.
E ora, sempre dal fronte CNR, una notizia così così. È appena ripartito, dopo alcuni mesi di sosta, il programma “Mobilità di Breve Durata 2007”, il quale prevede la possibilità per i ricercatori italiani (esclusi i professori ordinari) di recarsi all’estero per circa tre settimane per programmi scientifici di varia natura, tra i quali la creazione o il perfezionamento di reti di ricerca. Il fatto che il programma non sia stato cancellato è dunque da salutare con grande interesse. Da esso sono però esclusi (e questa è una novità) gli universitari che non siano “associati” a qualche programma del CNR, vale a dire la maggior parte di loro, soprattutto tra gli umanisti. Vista la penuria di fondi in cui si trovano gli studiosi che operano nell’Università, questa è un’ulteriore porta che si chiude e che potrebbe far pensare a una logica di ulteriore “licealizzazione” dell’Università italiana.
E ora due notizie decisamente cattive, perché ricadono in una logica tutta italiana del perenne “rinvio” e della scarsa considerazione per il nostro ruolo negli organismi scientifici europei e internazionali. Molti dei direttori dei circa 140 istituti di cui si compone il CNR sono da tempo in regime di proroga. I concorsi per i nuovi direttori sono stati congelati dal ministro Mussi per circa un anno, fino al giugno 2007. Lo stesso dicasi dei delegati del Presidente del CNR presso i cinque comitati di ricerca di una struttura del’importanza scientifica della European Science Foundation. Di questi, sono ben quattro quelli non ancora nominati (tra cui il delegato alle Scienze Sociali). Chi scrive – lo diciamo tra parentesi – è l’eccezione alla regola, essendo ufficialmente in ruolo come delegato nel comitato delle scienze umane. Naturalmente, a livello europeo, tali inadempienze non passano inosservate e contribuiscono a rendere spesso minoritaria la voce italiana, anche di fronte a paesi più piccoli, ma efficienti e sempre presenti negli organismi comunitari, quali i Paesi Bassi, la Finlandia, e tutti i paesi scandinavi.