L’Ue critica il Dpef e Tps parla di gatti

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

L’Ue critica il Dpef e Tps parla di gatti

03 Luglio 2007

E’ di nuovo allarme sul fronte dei conti pubblici. La nuova mazzata al Governo Prodi arriva dall’Ue e porta la firma del direttore generale della divisione affari economici e monetari della commissione guidata da Joaquin Almunia, Klaus Regling. “L’accusa” è chiara: l’Italia (insieme con altri cinque Paesi) non rispetta il Patto Ue. O meglio, non fa nulla per ridurre il deficit strutturale di almeno lo 0,5% del Pil l’anno.

Ci sono Stati membri che non hanno ancora raggiunto il loro obiettivo di medio termine e che non stanno perseguendo un aggiustamento strutturale annuale pari almeno allo 0,5% del pil. Questo va contro lo spirito e la lettera del Patto Ue”, si legge nel rapporto. Sul banco degli imputati, ci sono altri cinque Paesi (Francia, Grecia, Slovenia, Austria, Germania). E critico è anche il giudizio sul Documento di programmazione economica e finanziaria. Sul quale è arrivata anche la bacchettata del Fondo Monetario Internazionale, secondo cui  “lo sforzo di consolidamento fiscale contenuto nel nuovo Dpef non risponde ai bisogni dell’Italia, sia per rafforzare i conti pubblici, sia per raggiungere gli obiettivi di crescita e di risanamento prefissati dal governo”, ha detto la portavoce dell’Fmi, Olga Stankova. E ancora: ”Nonostante alcune riforme nel processo del budget, la posizione politica presa nel documento – aggiunge – non e’ in linea con consigli del Board dell’Fmi”. Poi la raccomandazione: usare il tesoretto per il risanamento del deficit di bilancio.

Ma chi si aspettava una  replica del Governo è rimasto a bocca aperta.  Il ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa, interpellato sull’argomento nel corso dell’incontro sul federalismo fiscale ha infatti detto di avere “la mente segmentata”, quindi di poter “rispondere solo sul tema” (il federalismo fiscale, appunto). “Mi ricordo che quando ero alle scuole medie – ha detto il numero uno di via XX Settembre – la professoressa di lettere diceva che quando uno va con un tema preparato sul gatto e si trova di fronte un tema sul cane, pensa per un’ora e 55 minuti, sulle due ore a disposizione, alla frase – il peggior nemico del cane è il gatto –  poi fa il tema sul gatto”.

In particolare, l’Esecutivo Ue torna a criticare il Documento di programmazione economica e finanziaria appena varato dal governo. Quello che lo stesso premier definì  il documento della svolta. “L’Italia progetta di raggiungere nel 2007 il miglioramento previsto del suo bilancio strutturale, anche se nel contesto del nuovo Dpef  è emerso un quadro meno favorevole per gli sviluppi delle finanze pubbliche”, si legge nel Rapporto trimestrale dell’area euro.

A più riprese il rapporto ribadisce l’importanza che nelle fasi positive per l’economia “gli sforzi strutturali verso l’obiettivo di bilancio a medio termine” siano “superiori allo 0,5%” fissato dal Patto di stabilità e di crescita riformato. Tuttavia “un’analisi dei programmi di bilancio fa intendere che, a soli due anni dalla riforma del Patto, numerosi Stati membri non stanno applicando i solidi principi di politica di bilancio stabiliti nella riforma del Patto per periodi come questo”.

Per il 2008 il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa ha annunciato una correzione strutturale dei conti pubblici pari allo 0,1% del pil, e allo 0,7% nel 2009, venendo meno al percorso di risanamento concordato con Bruxelles ai tempi di Giulio Tremonti (mai messo in discussione da questo Governo), ovvero di una correzione dello 0,5% all’anno fino al pareggio (fissato per il 2010). Una decisione che aveva già suscitato le perplessità del commissario agli Affari economici e monetari, Joaquin Almunia, e del presidente dell’Eurogruppo, il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker. Inutile dire che nonostante il nuovo rapporto non porti la firma di Almunia, i toni dell’analisi saranno gli stessi che il commissario Ue porterà al tavolo dei ministri dell’Eurozona (e al presidente francese Sarkozy) lunedì prossimo a Bruxelles.

E stamattina, a rendere il panorama ancora più fosco ci ha pensato la fotografia scattata dall’Istat sui primi tre mesi dell’anno. L’istituto di statistica ha fatto sapere che il deficit pubblico nel primo trimestre si è attestato al 6,1% del pil. Lo scorso anno il rapporto nello stesso trimestre era stato del 5,9%. Nel dettaglio, le entrate correnti sono aumentate, nel primo trimestre 2007, del 2,9 per cento ma anche le uscite sono cresciute del 3,8 per cento tendenziale. Il rapporto deficit/Pil si è assestato nel primo trimestre 2007 al 6,1 per cento (5,9 per cento nello stesso trimestre 2006). E il saldo primario è stato negativo sul Pil dell’1,5 per cento, lo stesso valore del 2006.