M5S-Lega, Conte e quei conti che non tornano (soprattutto ai giornalisti)
23 Maggio 2018
Ascoltate con attenzione la lezione di Folli sui rischi che fare impazzire la situazione politica italiana potrebbe comportare. E fatelo anche se non credete alle soluzioni improbabili che il grande opinionista fa intravedere. “Deciderà Mattarella nelle prossime ore se correre o no questo rischio. Ma tutti sanno, a cominciare dal presidente della Repubblica, che sostituire Conte comporta ormai una serie di conseguenze politiche non irrilevanti”. Si può non condividere molte delle posizioni che Stefano Folli, comprese quelle che esprime nell’articolo sulla Repubblica del 23 maggio di cui riportiamo questa frase, ma è sempre un piacere leggere un’analisi intelligente e non retorica. Il noto e ottimo opinionista cerca di studiare le vie per far pesare i vincoli europei sulla formazione del governo e per contenere le dinamiche sovraniste. Ma si impegna in questa impresa ben sapendo i rischi che questa strategia comporta, senza la spensierata allegrezza di tanti banali euro fanatici o alcuni sperduti di testa che non riescono a capire il contesto in cui si trovano. E’ evidente come siamo di fronte a un vero sommovimento sociopolitico, con forze che tenute ai margini dello Stato (penso a certi settori di società meridionale o ai cosiddetti millenial. Ma anche a certa piccola impresa del Nord) vi entrano (o cercano di entrarvi) in modo inedito. Queste forze possono essere istradate secondo una logica costituente, moderando i toni. O aggredite frontalmente dal nostro piccolo establishment e dai ben più potenti anche se disarticolati sistemi di influenza internazionale: chi segue questa seconda via dovrebbe studiarsi gli effetti che ha prodotto per esempio in Polonia o in Ungheria un simile approccio. Certo si può anche credere che da quella sorta di asilo infantile che è il Pd o che da qualche altra parte ci sia un possibile nucleo alternativo. Però in questo caso ci vuole molta fantasia.
Ma insomma l’asse lego-grillista “eterogeno e paradossale” è alleato o nemico del gruppo di Visegrad? L’impressione è che in Francia si valuti l’Italia un tanto al chilo. “Autonomie, autarcie, souverainisme : oui les populistes italiens semblent prêts à franchir la barrière qui les sépare des signataires de Visegrad”. Macelle Padovani sull’Observateur spiega come l’infernale duo Salvini-Di Maio sia pronto a superare le barriere che dividevano l’Italia dal gruppo di Visegrad. Questa presa di posizione ci sconcerta non poco perché proprio ieri avevamo letto che due protagonisti del gruppo di Visegrad, Viktor Orbàn e Sebastian Kurz, erano il principale baluardo contro l’infernale coppia Salvini-Di Maio. Meno sorprendenti invece le parole (riferite da Ivo Caizzi sul Corriere della Sera del 18 maggio) che Emmanuel Macron dedica sempre all’ “infernale coppia”: “Forze eterogenee e paradossali con possibilità di allearsi”. Va colto come nel presidente francese la sorpresa non nasca tanto per il fatto che grillini e leghisti siano forze “eterogenee e paradossali”. Questo non può sconcertare un delfino di un François Hollande che lo ha benedetto per distruggere il partito hollandiano, e candidato di fatto sostenuto da un Nicolas Sarkozy che presto ha pagato il fio (lui e il suo grande paladino Vincent Bolloré) di questo appoggio. E’ difficile che una simile personalità possa disprezzare la paradossalità o l’eterogeneità. No, quel che colpisce Monsieur le président è che si lasci una simile libertà di alleanze senza neanche trovare una moglie di uno dei protagonisti del patto che faccia l’assistente parlamentare o una cameriera che denunci l’altro per molestie (anche se poi la campagna contro Conte fa intravedere che un tocco macroniano nella disucssione politica, si può organizzare).
Quelli che stanno preparando una campagna per portare Savona al Quirinale nel 2022. “L’altro grosso problema col governo nascente, in realtà, è il ministro dell’Economia” Massimo Franco sul Corriere della Sera del 23 maggio spiega come tutte le varie scemenze contro un peralto forse un po’ loffio Giuseppe Conte sono mirate in realtà a far saltare Paolo Savona. Facciamo due ragionamenti sulle date: Sergio Mattarella è stato eletto nel 2015 scade nel 2022. Se questo Parlamento dura 5 anni arriva al 2023. Una certa isteria anti Savona promossa anche da giornalisti capaci e perbene come Franco, potrebbe far venire voglia alla maggioranza dell’attuale Parlamento di durare fino alla fine. E certe campagne potrebbero portare al Quirinale chi oggi è bombardato ma domani sarebbe l’unico sicuramente in grado di rappresentare l’Italia verso i sistemi di influenza straniera invece che viceversa
La Repubblica pubblica Krugman per far capire come bisogna dare addosso a quelli che criticano l’euro.“Many of Europe’s problems come from the disastrous decision, a generation ago, to adopt a single currency” scrive Paul Krugman scrive sul New York Times del 21 maggio che molti dei problemi europei nascono dalla decisione disastrosa presa venti anni fa di adottare una moneta unica. La Repubblica del 23 maggio pubblica e titola l’articolo che ospita questa frase nel quadro di una vasta campagna contro un governo grillo leghista da osteggiare perché è critico dell’euro.