Ma davvero il Pd vuole la legge Zan? (di E. Roccella)

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Ma davvero il Pd vuole la legge Zan? (di E. Roccella)

23 Giugno 2021

Ma davvero il Pd vuole la legge Zan? Delle intenzioni politiche dei 5 Stelle nulla si può sapere, data la balcanizzazione ideologica e correntizia di un movimento dove davvero oggi “uno vale uno”, nel senso che è ormai difficile trovare due che siano d’accordo. Ma che dire del Pd, erede di un’antica, sana tradizione di realismo politico?

Le ipotesi sono due: o quella tradizione si è persa per strada insieme alla vecchia classe dirigente e ai resti dell’ideologia comunista, e i nuovi leader non sono capaci di imbastire strategie e tattiche di successo, oppure, più semplicemente, al Pd di far passare la legge Zan non frega nulla. La legge è solo una bandierina identitaria, come il voto ai sedicenni o lo ius soli, o anche il gruzzoletto giovanile da accantonare grazie a più tasse sulla successione, tutta roba che non ha la minima possibilità di essere approvata nelle attuali condizioni politiche, ma che serve a Letta per smarcarsi dall’abbraccio in maggioranza con Salvini.

Se così non fosse, Letta accoglierebbe con sollievo l’intervento della Santa sede, che gli offre l’opportunità di uscire persino con dignità dal vicolo cieco in cui ha voluto cacciarsi. Se così non fosse, il Pd darebbe retta ai renziani, che oggi appaiono come gli ultimi, a sinistra, in grado di imbastire strategie sensate, e di agire con indubbia efficacia nel fare e disfare maggioranze.

Invece no. “In aula, in aula!” è stato fino ad ora il grido sconclusionato di qualche senatrice del Pd o dei 5S, grido che rievoca il patetico “A Mosca, a Mosca!” di cechoviana memoria. In aula? A che scopo? L’unica finalità che si può intravedere è quella di fare impallinare la legge al primo voto segreto, e forse anche a quello palese. Nessuna, tra le accese pasdaran della legge, sembra porsi la domanda fondamentale: in aula i voti ci sarebbero o no?

Torniamo quindi alle due ipotesi già avanzate: o assoluta incapacità o menefreghismo. Cosa importa se la legge viene bocciata, l’importante è che il Pd possa rivendicare di essere l’alfiere dei nuovi diritti (e del transumanesimo), magari incolpando proprio l’odiata Italia Viva di aver affossato la legge. E soprattutto additando Salvini e il presidente della commissione giustizia, Ostellari, come coloro che hanno boicottato la legge con un atteggiamento ostruzionistico.

Non importa se c’è un disegno di legge contro l’omofobia, firmato da tutto il centrodestra, che ricalca sostanzialmente il vecchio ddl Scalfarotto; e non importa nemmeno se, mettendo in cantiere decine di audizioni, Ostellari ha fatto in realtà un favore a chi una legge contro l’omofobia la vuole, perché ha dato a tutti il tempo necessario per sedersi al tavolo e fare un accordo che assicuri alla legge i voti necessari. Non importa nemmeno che la vecchia proposta Scalfarotto sia stata ripresentata in questa legislatura, firmata tra gli altri anche da Zan, confermando come una legge che non contenga gender, rischi per la libertà di espressione e propaganda nelle scuole, vada bene anche al Pd e allo stesso Zan.

Ma questi sono discorsi per politici che hanno a cuore la legge e la vogliono far passare. Che al Pd questo non interessi, sembra ormai abbastanza chiaro.