Ma dove è finito Jacques Chirac?

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Ma dove è finito Jacques Chirac?

20 Novembre 2007

Ma dove è finito Jacques
Chirac, il trionfatore delle presidenziali 2002, votato dall’intero spettro
politico in nome della «difesa repubblicana» da opporre alla «minaccia
fascista» di Jean-Marie Le Pen, in un clima da ritorno al 6 febbraio 1934? Dove
è finito il baluardo dello schieramento europeo anti-Bush, nel 2003
responsabile della peggiore frattura euro-atlantica mai verificatasi nella
storia dell’Occidente post-bellico? Dove è finito il politico francese di
razza, giovane Secrétaire d’Etat nel
1968, protagonista dei complessi accordi sociali di rue Grenelle e da allora
vero e proprio king-maker delle
fortune e delle disfatte del fronte post-gollista?

L’elezione di Giscard del
1974 deve molto al giovane Chirac, premiato con il posto di Primo Ministro. Due
anni a Matignon e la rottura con il Presidente della Repubblica. Dal 1976, con
la fondazione dell’Rpr e l’elezione a sindaco di Parigi, parte la rincorsa di
Chirac all’Eliseo, che si concluderà solo nel 1995. Lungo il percorso si
contano i «cadaveri», la maggior parte dei quali appartenenti alla destra
transalpina. Il più illustre è certamente lo stesso Giscard, tradito dall’ex
delfino, reo di una campagna elettorale a dir poco fredda tra il primo e
secondo turno della sfida Giscard-Mitterrand del 1981. L’altro illustre
«assassinio» è quello nei confronti di Balladur, Primo ministro di coabitazione
dal 1993 al 1995 e poi superato nello scontro fratricida del primo turno
presidenziale del 1995, grazie al forte sostegno che Chirac poteva vantare
all’interno del «suo Rpr».

Fino a qui la storia tratteggiata
di un protagonista assoluto degli ultimi quarant’anni di politica francese. Ma
il presente sembra meno ricco di soddisfazioni per l’ex Presidente.
All’apparenza tutto sembra filare liscio, dall’alto del lussuoso attico
parigino di Quai Voltaire, gradito omaggio della famiglia Hariri. Eppure i più
stretti consiglieri del Presidente parlano di umore nero e tendenza alla
depressione. Basti pensare che l’editore di riferimento Lattès avrebbe chiesto a
Chirac un libro di memorie e si sarebbe sentito proporre un saggio sul dialogo
tra culture, il tutto corredato da un commento del tipo «il passato mi fa
schifo»! Se dai ricordi ci si sposta sul presente l’umore non sembra
migliorare. Pierre Péan, autore del libro-confessione L’inconnu de l’Elysée, pubblicato poche settimane prima
dell’abbandono dell’Eliseo, è uno dei pochi intellettuali ricevuto in questi
ultimi sei mesi e ha ribadito il silenzio e la riservatezza di Chirac sui temi
del passato (anche recente) e a maggior ragione sulla quotidianità politica.

Inevitabile pensare al
giudizio sul nuovo inquilino dell’Eliseo, quel Nicolas Sarkozy vera e propria
creatura politica di Chirac fino al 1995, anno in cui il giovane Nicolas ha
pugnalato alle spalle il suo padre-politico. La scelta di sostenere Balladur e
da qui l’inizio della lunga traversata nel deserto della destra francese
culminata con il «furto» del partito (nel 2004 Sarkozy ha strappato l’Ump a
Chirac) e con il definitivo colpo di grazia del 2007: candidatura alle
presidenziali al posto del nuovo delfino di Chirac, il poeta-diplomatico de
Villepin, e ingresso trionfale all’Eliseo.

Dopo il cambio della
guardia del 16 maggio, Sarkozy e Chirac si sono incrociati ai funerali della
vedova Pompidou, dell’ex-Primo Ministro gollista Messmer e il 17 settembre per
un incontro privato. La consegna dell’anziano ex-Presidente, tra pochi giorni
75 anni, è stata categorica: nessun commento su Nicolas, anche se qualche
difficoltà sembra trovarla nel far tacere la moglie Bernadette, che non perde
occasione per ricordare indignata il comportamento di un uomo «che mio marito
ha fatto ministro e che comunque deve a lui tutta la sua carriera politica».

A parte le intemperanze
dell’ex-première dame de France «Chirac
il silente» agisce, magari nell’ombra, e la depressione, superati i primi sei
mesi di iper Presidenza, sembra oramai alle spalle. In particolare tre sembrano
gli ambiti di azione della «vecchia volpe» Chirac. Da un lato una sorta di
contro-diplomazia rispetto alla rupture
di Sarkozy. Non sono così mancate le critiche nei confronti del viaggio di
Kouchner in Iraq del 19 agosto, interpretato come un sostanziale avallo della
politica statunitense nell’area. Ma ancora più diretto è parso l’attacco alla
politica proposta da Sarkozy nei confronti della Russia di Putin. Dopo il non
proprio amichevole scambio di opinioni tra Putin e Sarkozy del 10 ottobre
scorso, Chirac non ha esitato a volare in Russia, per una rimpatriata tra
vecchi amici (Schröder, Berlusconi) che in parecchi hanno letto come una
sconfessione della politica estera orientale del nuovo inquilino dell’Eliseo.

Per quanto riguarda la
contro-diplomazia si tratta al momento di suggestioni, qualcosa di molto
concreto attende invece Sarkzoy rispetto all’ingresso di Chirac, concretizzatosi
il 15 novembre scorso, al Consiglio costituzionale come membro di diritto in
quanto ex Presidente della Repubblica. Qui, oltre all’odiato Giscard, Chirac ha
trovato il fedelissimo Jean-Louis Debré, già suo Presidente dell’Assemblea
Nazionale e i due sembrano intenzionati a trasformare il Consiglio
Costituzionale nel vero e proprio polo di opposizione al nuovo corso
presidenziale. Prima dimostrazione concreta: la parziale opposizione alla
contestata legge sull’immigrazione, uno dei cardini della proposta politica di
Sarkozy. Il veto è giunto sull’articolo riguardante le statistiche etniche. Ma
al di là della concreta questione, fondamentale è il significato politico di
questo passaggio. Con un’opposizione socialista allo sbando, il Consiglio
Costituzionale potrebbe davvero tramutarsi nell’ostacolo più ingombrante per la
realizzazione dei progetti di governo del neo-Presidente.

Terzo ed ultimo ambito di
iniziativa il lancio della Fondazione Chirac per il dialogo tra culture, che dovrebbe
nascere ai primi del 2008 e tra i soci fondatori annoverare l’ex Segretario
Generale dell’Onu Kofi Annan, lo storico polacco Geremek, l’ex-Presidente
brasiliano Cardoso. Il profilo delle personalità e lo scopo della fondazione
non possono che far pensare ad un progetto in aperta competizione con la
diplomazia improntata al dialogo tra Nord e Sud e tra Occidente e Islam
impostata dalla coppia Sarkozy-Kouchner in questi primi mesi di presidenza.

L’unica vera
preoccupazione di Chirac resta a questo punto la situazione giudiziaria. Dopo
il rifiuto di presentarsi a deporre sul caso Clearstream, il punto chiave diventa
l’indagine sulle assunzioni al municipio di Parigi di collaboratori dell’Rpr.
Chirac sa di poter tirare la corda solo fino ad un certo punto. Meglio allora
assumere un profilo istituzionale e soffermarsi sull’importanza del ruolo al
Consiglio Costituzionale: «Si tratta spesso di soggetti complicati, una ragione
in più per trattarli con estrema delicatezza». Saggezza del politico di lungo
corso o ambiguità del vecchio combattente%3F