Ma Pannella ha vinto o ha perso?

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Ma Pannella ha vinto o ha perso?

20 Maggio 2016

Nell’ultimo messaggio di Marco Pannella, registrato con un cellulare il giorno del suo ultimo compleanno, il vecchio leader dice ai suoi: “Insistete, continuate, perché abbiamo vinto”.

Oggi lui non c’è più, e tutti lo commemorano gloriosamente, come è giusto che sia per un personaggio carismatico che ha segnato la storia d’Italia e l’ha attraversata con piglio anomalo, distaccandosi nettamente, nel bene e nel male, da tutti gli altri politici. Ma sulla sua eredità, sul futuro del radicalismo così come lui l’ha inventato e disegnato, poco si dice.

E’ vero, o no, che ha vinto? E’ vero che il nostro futuro seguirà le linee tracciate dalle sue lotte?

Marco è stato, inesorabilmente, un uomo della prima repubblica. Negli anni successivi è soltanto sopravvissuto, consentendo anche la sopravvivenza delle sue creature: il partito, la radio, le associazioni-satelliti del partito radicale, da Nessuno tocchi Caino fino alla Coscioni. Ma non ha più influito sulla scena politica italiana, né ha più prodotto classe dirigente, personaggi capaci di avere una vita politica autonoma. Insomma: se nella prima repubblica Pannella non ci fosse stato, la vicenda politica italiana sarebbe stata diversa, nella seconda no. Non si tratta di singole battaglie vinte o perse, ma di peso complessivo, di capacità di incidere ed essere “minoranza non minoritaria”.

Il bipolarismo, da sempre un obiettivo di Pannella (i radicali chiedevano un sistema elettorale uninominale di tipo anglosassone) lo ha marginalizzato, non tanto perché lo ha costretto a scegliere da che parte stare, a inserirsi in uno schieramento, ma perché ha creato quella separazione di contenuti fra destra e sinistra su cui lui aveva giocato il proprio ruolo.

Pannella, anche in queste commemorazioni, viene identificato tout court con le battaglie per i diritti civili, in primo luogo divorzio e aborto. Ma divorzio e aborto, come altri temi, facevano parte di un progetto politico preciso: far saltare il consociativismo e in particolare il compromesso storico, separare, con la forza dirompente delle idee, destra e sinistra.

E’ interessante ricordare come il partito di maggioranza relativa, una Dc radicata e solida, appoggiata da una Chiesa compatta e assai influente, non riuscì a resistere all’impatto con le prime avvisaglie della questione antropologica, in modo particolare l’aborto. Le battaglie radicali erano bombe sotto il compromesso storico, tracciavano un solco tra destra e sinistra ancora più che tra cattolici e laici. Un Pci riottoso, che rifiutava lo scontro frontale col mondo democristiano, fu costretto a schierarsi, e a vincere suo malgrado.

Con il bipolarismo e la seconda repubblica, la linea di demarcazione tra destra e sinistra è disegnata dal sistema. E anche se la cultura liberale appartiene inevitabilmente al centrodestra, i nuovi diritti individuali (che in realtà bisognerebbe definire, più propriamente, come questione antropologica) sono ormai patrimonio culturale della sinistra postideologica e postcomunista, che non ha altro in cui identificarsi.

Il centrodestra, nonostante una forte presenza laica, è antropologicamente conservatore, così come, invece, tende ad essere riformista sul piano sociale ed economico. Per la sinistra vale l’inverso: anche con una forte e qualificata componente cattolica al proprio interno, tenderà ad essere conservatrice sul piano socioeconomico e riformista su quello antropologico.

E’ per questo che Pannella e il partito radicale non hanno avuto più capacità di protagonismo, tornando a chiudersi in un ruolo strettamente minoritario. Ormai è il Pd il partito delle unioni civili, dell’eutanasia, dell’utero in affitto, del mercato del corpo, del liberismo procreativo, e così via. E’ una linea vincente, come ha detto Pannella?

In genere, nel mondo occidentale, lo è, anche se cominciano ad avvertirsi i primi segnali in controtendenza.

In Italia invece la forte presenza del centrodestra ha costruito argini politici ingombranti, e grazie a questi argini oggi l’aggressione antropologica può ancora essere bloccata o almeno depotenziata. Si potrà fare, se però sarà sconfitta, nei prossimi mesi, la sinistra, se sarà sconfitto il progetto renziano di un Pd partito unico (“spazzeremo via l’opposizione”), grazie a una riforma costituzionale e una legge elettorale costruite su misura.