Ma perché non crolla la popolarità di Trump?

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Ma perché non crolla la popolarità di Trump?

22 Febbraio 2018

Ma perché non crolla ‘sta popolarità di Trump? “Trump gets an approval rating maddeningly stuck around 40 per cent”. Charles Homans scrive sul Magazine del New York Times del 20 febbraio che il gradimento popolare di Donald Trump è bloccato su un 40 per cento che fa impazzire. La stampa liberal è fatta così: prima è matto il politico che non le piace, poi diventano matti anche tutti quelli che lo votano.

Macron vuol conquistare l’europarlamento, e tutti si mettono subito a controllare i lavori delle mogli e a evitare le cameriere degli alberghi Sofitel. “French president Emmanuel Macron said he would seek to create his own political group of EU parliamentarians in elections in 2019 to help tear apart “incoherent” established parties plaguing the institution”  Anne-Sylvaine Chassany sul Financial Times scrive che Macron è al lavoro per costituire un suo gruppo al parlamento europeo. Scenderanno in campo i soliti limpidi argomenti alla francese: “Dove lavora la moglie di quello lì”, “dove trovare una cameriera che incastri per stupro quello là?”. Si punterà molto sul solito lavorìo per liquidare la dialettica politica anche su scala continentale? Non a caso il nuovo leader gollista Laurent Wauquiez ricorda (poi si è irritato perché queste parole dovevano restare riservate ma così riporta sul Figaro del 16 febbraio Agathe Muller), come fu liquidato François Fillon:Je pense qu’ils ont largement contribué à mettre en place la cellule de démolition”: pensò che ci fu chi (l’allusione pare rivolta a Nicolas Sarkozy e a Emmanuel Macron) contribuì largamente a mettere in piedi la cellula che lo demolì.

Prodi torna sulla scena. Aiuto! Nascondete subito l’argenteria (pubblica)! Romano Prodi torna al centro della scena politica del centrosinistra. Lo ha fatto partecipando all’iniziativa promossa da Insieme (la lista promossa da Santagata e Nencini ed alleata del Pd) nella sua Bologna”. Così scrive Veronica Sansonetti su Formiche del 17 febbraio. Aiuto! Mettete subito quel che è rimasto, a stento, dai precedenti governi prodiani, dell’argenteria nazionale (più o meno Eni e Finmeccanica-Leonarda, peraltro società ben infiltrate anche da alcuni inetti esponenti della lobby prodiana) in cassaforte!

Si allarga il club dei “se c’ero, dormivo”, arriva anche Calenda. Quando c’e’ un Paese che offre un pacchetto di finanziamenti localizzativo anche conforme agli aiuti di Stato, ma che beneficia di condizioni più favorevoli, io devo essere in grado di operare al di fuori degli aiuti di Stato e offrire le medesime condizioni, ma voglio capire il perimetro entro cui posso dare applicazione pratica di questa misura’ ha spiegato Calenda”. Amalia Angotti sull’Ansadel 20 febbraio scrive che Carlo Calenda è (giustamente) scandalizzato dal comportamento dell’Embraco della Whirlpool che licenzia senza trattare 500 lavoratori nel suo stabilimento di Riva di Chieri. Però il suo affannarsi ricorda quello del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Sandro Gozi e il caso Ema/Amsterdam. Siamo di fronte a una serie di esponenti della maggioranza che ci hanno spiegato come l’Unione europea era la soluzione di tutti i mali (Calenda peraltro ci rassicura ancora: “L’incontro con la Vesteger ‘è andato bene’” così Ivo Caizzi riporta le parole del ministro dell’Industria sul Corriere della Sera del 21 febbraio), e poi quando si è costituito un asse franco-tedesco (considerate che cosa sta capitando anche con la Bce) che mette in conto di marginalizzare l’Italia, si sono fatti una sonora dormita, salvo svegliarsi quando i frutti del loro comportamento gli sono ricascati in testa. Ecco un buon motivo per votare +Italia (e anche un po’ +America) invece che + Dominio carolingio.