Mai come ora l’Italia ha bisogno di responsabilità

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Mai come ora l’Italia ha bisogno di responsabilità

Mai come ora l’Italia ha bisogno di responsabilità

25 Novembre 2013

Caro Presidente Berlusconi,

mai come in questo momento l’Italia ha bisogno di responsabilità. Di donne e uomini, verrebbe da dire parafrasando un famoso discorso del 26 gennaio 1994, «con la testa sulle spalle e capaci di darle una mano, di far funzionare lo Stato».

Siamo oggi ad una svolta di sistema, per tanti versi più drammatica rispetto a vent’anni fa. I guasti provocati da un bipolarismo muscolare, all’ombra del quale hanno prevalso le logiche dello scontro feroce e della delegittimazione reciproca, impongono di mettere assieme le tessere di un mosaico scompaginato, onde evitare il pericolo che lo stallo ceda il passo alla paralisi.

Tra le motivazioni che indussero il Pdl a sostenere la necessità di un accordo di governo tra forze alternative sul terreno degli orientamenti politici e dei princìpi di riferimento, vi era l’urgenza di riannodare il filo del rapporto tra cittadini e politica, che una crisi economica senza precedenti rischia oggi di recidere del tutto.

E non era estranea ai nostri intendimenti la necessità di percorrere fino in fondo quel lungo sentiero che conduce alla razionalizzazione e alla modernizzazione dell’assetto istituzionale dello Stato.

È suo grande merito, Presidente Berlusconi, aver compreso prima degli altri, impegnati in grottesche trattative via streaming, che un “governo di servizio”, pur costretto a muoversi ogni giorno alla difficile ricerca di soluzioni condivise, fosse la sola opzione in grado di fornire verosimilmente una prospettiva di ripresa ad un Paese stanco e rassegnato, attratto dalle sirene di una forza antisistema a cui la miopia della politica ha finito per fornire argomenti e munizioni.

Noi non arretreremo di un millimetro sul terreno delle battaglie che da sempre ci vedono in prima linea, a cominciare dalla definizione di un progetto di riforma del sistema giudiziario necessario a ristabilire il giusto equilibrio tra i poteri dello Stato, ben consapevoli dei guasti che l’uso politico della giustizia ha già arrecato alle dinamiche democratiche del Paese.

E continueremo a batterci per costruire un centrodestra inclusivo, vincente, che torni ad essere maggioranza tra gli italiani.

Lo faremo rimanendo fedeli alla nostra storia e ai nostri ideali, ma guardando sempre, al contempo, alle istanze e ai bisogni dell’Italia che produce e che lavora, e che porta sulle spalle il peso insostenibile della crisi.

Quella stessa Italia, caro Presidente, oggi attende i semi utili a far germogliare l’idea che sia ancora possibile guardare al futuro con fiducia e speranza. Quella stessa Italia, in questo momento, non comprenderebbe un salto nel buio dagli esiti imprevedibili.