Manca la “legge bavaglio” e i Pm mettono il bavaglio al Giornale

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Manca la “legge bavaglio” e i Pm mettono il bavaglio al Giornale

07 Ottobre 2010

In virtù del fatto che manca una “legge bavaglio”, i Pm hanno messo il “bavaglio” preventivo al Giornale. E’ questo, senza troppi giri di parole, quello che sta accadendo in queste ore nella redazione de il Giornale e nelle abitazioni private del direttore responsabile del quotidiano Alessandro Sallusti e del vicedirettore Nicola Porro, perquisite dai carabinieri del Noe, il nucleo operativo ecologico, nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla procura di Napoli sul presunto dossieraggio contro il presidente della Confindustria Emma Marcegaglia. L’ipotesi formulata dai pm napoletani è di concorso in violenza privata.

Nello specifico, i provvedimenti sono stati disposti sulla presunta raccolta di un dossier riguardante il presidente della Confindustria, dopo che, in alcune sue dichiarazioni, l’imprenditrice aveva formulato critiche nei confronti del Governo.

Riecheggia una parola fin troppo abusata in queste settimane, “dossieraggio” e ricompare il nome di un protagonista piuttosto chiacchierato ma protetto dalla Casta, Henry John Woodcock. E’ stato lui, il Pm che proprio di recente, il 24 settembre, Il Giornale aveva smascherato – con un articolo dettagliatissimo a firma di Giancarlo Perna che ne raccontava tutti i fallimenti – ad emettere insieme con il pm Vincenzo Piscitelli i decreti di perquisizione. Decreti che secondo le prime indiscrezioni avrebbero l’intenzione di approfondire alcune conversazioni tra i due giornalisti indagati e il segretario del leader degli industriali relative a insistenze affinché la Marcegaglia "correggesse" alcune dichiarazioni forti contro l’azione del governo, minacciando la pubblicazione di notizie che l’avrebbero danneggiata.

Ma nessun dossier è stato pubblicato e tantomeno è certo che Sallusti e Porro vi stessero lavorando, quindi altrettanto inverosimile al momento è che la Marcegaglia fosse nel mirino dei due.  Eppure, grazie a una interpretazione cavillosa del codice e grazie all’uso "a strascico" delle intercettazioni (il cui Ddl è stato prima svuotato dei fondamenti originali e ora, dopo tanto rumore, è praticamente fermo alla Camera), censura preventiva è stata fatta. Era stato lo stesso Giornale, il 4 ottobre, quindi appena tre giorni fa, a parlare di stampa spiata dedicandovi l’apertura del giornale e denunciando come "almeno due procure della Repubblica, una al Nord e una al Sud, tengono sotto controllo i telefoni e i telefonini di direttori e vicedirettori de Il Giornale". Il titolo era questo:“I pm spiano i telefoni del Giornale”, mentre il catenaccio recitava:“Due procure tengono sotto controllo i cellulari di direttori e vicedirettori, senza che siano stati contestai i reati. Cercano appigli per incastrarci o vogliono ascoltare chi parla con noi? Ipotesi inquietanti. Però i fabbricanti di fango saremmo noi”.

Resta solo da aspettare che i paladini della libertà di stampa gridino la loro indignazione. Per ora potremmo accontentarci delle reazioni, in attesa di una nuova manifestazione in Piazza Navona in difesa, stavolta, del Giornale. Ma spiace constatare che al momento (ore 13 e 17), le esternazioni più “forti” e “decise” che compaiono nelle agenzie di stampa, sono di altri protagonisti della politica (fatta eccezione per il segretario nazionale della Federazione nazionale della Stampa, Franco Siddi) e non certo di chi, allora, parlò di “bavaglio” all’informazione.

Gaetano Quagliariello. "Dall’evocazione di una fantomatica ‘spectre’ popolata da barbe finte infedeli e agenti deviati siamo passati direttamente alla perquisizione preventiva: neanche gli apparati di regime arrivavano a tanto". Così il vicecapogruppo vicario del PdL al Senato che osserva: "La sensazione, ogni giorno più forte è che tra l’esercizio della libertà di stampa e l’accusa di dossieraggio vi sia in Italia un confine mobile che varia a seconda dell’area politico-culturale di riferimento del giornalista. Eroico cacciatore di scoop e podista dell’informazione indipendente, se pur di abbattere Berlusconi invade e travolge la vita delle persone fin nella sfera più intima; infame mestatore e ‘servo del padrone’ in caso contrario. Tutto questo è molto preoccupante, e dovrebbe turbare innanzi tutto gli indignati speciali in servizio permanente effettivo. Al Giornale – conclude Quagliariello – piena solidarietà".

Maurizio Gasparri. ”Leggo esterrefatto le notizie che riguardano la perquisizione nella sede del Giornale – dichiara il presidente del gruppo Pdl al Senato – Avendo personalmente avuto alcune querele, risparmio aggettivi. Ma mi auguro che chi dice di difendere la libertà dell’informazione, come noi abbiamo sempre fatto, faccia sentire forte la sua voce di fronte a un atto inqualificabile”.

Fabrizio Cicchitto. "Vediamo che la procura di Napoli sta dando il suo contributo alla libertà di stampa perquisendo il Giornale e alcuni giornalisti". Lo dice il capogruppo del Pdl alla Camera. "Siamo molto curiosi di vedere le reazioni di coloro che sono mobilitati per il disegno di legge sulle intercettazioni. Siamo ancor più curiosi di capire le ragioni e le conseguenze di una iniziativa che ha aspetti devastanti" conclude.

Maurizio Lupi. Il vice presidente della Camera dei deputati: "Ormai siamo alle intimidazioni. Aspetto con ansia la reazione dei cosiddetti difensori della libertà di stampa ed esprimo tutta la mia solidarietà ai giornalisti del Giornale colpiti da una decisione che, oltre ad essere grave, appare assolutamente incomprensibile".

Franco Siddi. "Suscita grave inquietudine quanto sta accadendo in queste ore al Giornale, sottoposto per ordine della procura di Napoli a verifiche e sequestri di documenti e materiali di lavoro del direttore e di altri giornalisti". Dice il segretario nazionale della Federazione nazionale della Stampa, Franco Siddi: "Pur nel rispetto del lavoro dei magistrati e in attesa di un rapido chiarimento su tutta la vicenda, non vorremmo – ha spiegato Siddi – che gli interventi in atto assumessero i caratteri del controllo preventivo sulla stampa. Per l’informazione sono momenti molto delicati, perché stanno comparendo sulle tracce del suo lavoro troppi pozzi avvelenati".