Manovra economica: poche risorse, tante mancette
09 Novembre 2017
di Carlo Mascio
“L’alternativa al sentiero stretto è il declino”. Padoan è da mesi che va ripetendo sempre lo stesso concetto: per la manovra economica le risorse sono poche. Lo ha ribadito anche in audizione davanti alle commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato. Nonostante ciò, il buon Pier Carlo ha dispensato anche un po’ di ottimismo, arrivando a dire che “nelle attuali condizioni il Paese può puntare a una crescita stabilmente più elevata, prossima al 2%”. Non solo. Ha aggiunto anche che le misure contenute nella manovra produrranno “un impatto netto positivo sul tasso di crescita del Pil”.
Se sarà così ce lo diranno i dati. In ogni caso dire che la manovra produrrà effetti positivi, oggi è un po’ azzardato. Come rileva il Centro Studi di Unimpresa, se si pensa che questa non contiene misure importanti per tagliare le tasse alle imprese, anzi allontana l’ipotesi di un’imposta – la nuova Iri – che potrebbe progressivamente portare a una aliquota unica per le imprese, qualche dubbio su come la manovra possa spingere il Pil sorge; inoltre si rimanda il problema della clausole di salvaguardia dell’Iva al 2019, creando ancora una volta incertezza sul prelievo tributario relativo ai consumi, e non si interviene sul costo del lavoro, lasciando intatto il cuneo fiscale e il peso dei contributi a carico delle aziende, che ormai non assumono più a tempo indeterminato, ma sono di fatto spinte a creare solo un esercito di nuovi precari.
Ma non è finita qui. C’è tutta la gravosa questione del debito pubblico: nei primi 8 mesi di quest’anno sono usciti oltre 14 miliardi di euro in più rispetto al 2016 con un incremento che sfiora il 5%. Tendenza che, checchè ne dica Padoan, non accenna a calare. E la manovra in questo senso non offre grandi garanzie dato che prevede di coprire con il gettito “incerto” dell’evasione fiscale spese inesorabilmente certe. Prospettiva sulla quale anche Bankitalia e la Corte dei Conti hanno storto il naso.
Se a tutto questo si aggiunge che, come da tradizione Pd, mancano gli investimenti di lungo periodo, indispensabili per creare lavoro e favorire la crescita del prodotto interno lordo dopo una lunga fase di recessione, allora il quadro è completo. Dunque cosa rimane? Oltre alle misure salva Iva, il resto dei provvedimenti sono le classiche micro misure di mance e mancette elettorali che, in tempi di magra, rappresentano quasi l’unica speranza per il Pd per provare a racimolare qualche voto in più.