Manovra, ultimi ritocchi. Ma il premier avverte: “A casa se non passa”

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Manovra, ultimi ritocchi. Ma il premier avverte: “A casa se non passa”

07 Luglio 2010

I nervi sono tesi e Silvio Berlusconi è deciso: "Porre la fiducia è stato un atto di coraggio. Se il governo dovesse andare sotto andiamo a casa". La Manovra, si conferma uno dei fronti più caldi per la tenuta del Governo. Già ieri, il premier aveva affermato che il testo di legge "adesso sarà oggetto di necessaria e responsabile richiesta di Fiducia sia alla Camera e sia al Senato", trattandosi di "un provvedimento fondamentale per la stabilità finanziaria del paese".

S’è lavorato a ritmo serrato, e le novità dele ultime ore sono tante. Nasce il Fondo di 160 milioni di euro, dei quali 80 milioni sul 2011 e 80 sul 2012, per le forze armate e di polizia (lo prevede un emendamento presentato dal governo alla manovra finanziaria). In questo modo, ha sottolineato il ministro La Russa in Conferenza stampa a Palazzo Chigi accanto ai colleghi Maroni e Tremonti, “si tiene conto della specificità del settore”, anche se resta comunque in vigore il principio del blocco triennale degli scatti di carriera, i cui risparmi non sono ancora quantificabili. E’ lo stesso ministro Tremonti, nell’occasione, a entrare nel vivo del dibattito spiegando come le misure decise dal governo si siano rese necessarie per evitare le gravi difficoltà che hanno colpito, negli ultimi mesi, alcuni paesi europei. Il Governo va quindi avanti con l’obiettivo di approvare la Manovra 2010-2012 nei tempi stabiliti, in maniera tale da non insinuare, né a livello europeo e né agli occhi dei mercati internazionali, il dubbio sull’incapacità di tenere fede all’impegno preso, ovvero di portare il deficit sotto il 3% nel 2012 attraverso una Manovra rigorosa che già ha incassato il plauso di diversi organismi internazionali.

Ma la giornata è tesa. E le Regioni continuano a camminare lungo la strada dell’ostilità, intenzionate a restituire le competenze previste dalla riforma Bassanini, ovvero trasporto pubblico locale, mercato del lavoro, polizia, incentivi alle imprese, protezione civile, demanio, energia, invalidi, opere pubbliche, agricoltura, viabilità e ambiente. Alle Regioni si sono accodati anche i Comuni, con i sindaci pronti a rimettere le deleghe. E’ il presidente dell’Anci e sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, prima dell’inizio dell’Ufficio di presidenza dell’Anci, a darne notizia, precisando : "Credo che se le cose restano così noi rimetteremo le deleghe nel nostro ruolo di ufficiali di governo, in particolare bloccheremo anagrafe, stato civile e il funzionamento della giustizia locale".

Intanto, oggi ci sarà la Conferenza Unificata, alla quale Regioni, comuni e province parteciperanno soltanto se a questa sarà presente il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Chiedono anche un incontro con il premier, al di là della Conferenza unificata, pochi minuti prima anche in un’altra sede, ma se “nessuna delle due ipotesi dovesse realizzarsi – hanno avvertito il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, il presidente dell’Anci Sergio Chiamparino e il presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione – nessuno di noi parteciperà alla Conferenza unificata”. Ma a metà pomeriggio di ieri, una nota congiunta del premier e del ministro dell’Economia precisa: "Ciò che viene rilevato ora come ‘squilibrio’ a carico dei governi locali va valutato in base a ciò che è già stato operato a carico del governo centrale (e non può essere ulteriormente incrementato). Ciò rende oggettivamente impraticabile l’ipotesi di uno spostamento interno alla manovra, da una voce all’altra".

Il braccio di ferro, insomma, continua, e il previsto incontro del presidente del Consiglio e del ministro dell’economia con i presidenti delle Regioni viene fissato per domani 9 luglio alle ore 11.00 a Palazzo Chigi. Ma la tensione resta alta anche al di fuori del mero perimetro dei conti pubblici.

Dagli schermi di Montecitorio va infatti in onda la rissa tra Franco Barbato dell’Idv e alcuni deputati del Pdl (la bagarre è scoppiata nel corso della discussione sul ddl Meloni sulle comunità giovanili) e la manifestazione degli abruzzesi sfila per le strade di Roma a suon di scontri e tafferugli con le forze dell’ordine nonostante appena due giorni fa, proprio alla vigilia della manifestazione, sia stato approvato l’emendamento che proroga a tutto dicembre per il termine per la restituzione delle tasse non pagate e sia stata ripristinata la "zona franca" (con le conseguenti agevolazioni fiscali) per l’area urbana della città dell’Aquila. Una ulteriore conferma della vicinanza del centrodestra alla popolazione abruzzese colpita dal terremoto.

E non rimane disattesa la promessa di intervenire per regalare più libertà economica. Entrano nella manovra, infatti,  anche le misure sulla libertà d’impresa che anticipano il progetto di riforma costituzionale annunciato dal governo. L’avvio dell’attività sarà possibile con una semplice segnalazione e i controlli avverranno solo ex post. Lo prevede un emendamento del relatore, Antonio Azzollini, presentato oggi in commissione bilancio. L’emendamento stabilisce che “tali attestazioni” siano corredate “dagli elaborati tecnici necessari per consentire le verifiche di competenza dell’amministrazione”. Inoltre, l’attività oggetto della segnalazione “può essere iniziata dalla data della presentazione della segnalazione all’amministrazione competente”. A quel punto l’amministrazione “in caso di accertata carenza dei requisiti» avrà 30 giorni dal ricevimento della segnalazione per adottare provvedimenti di divieto di prosecuzione dell’attività e di rimozione degli eventuali effetti dannosi di essa”. L’interessato avrà almeno 30 giorni per conformarsi alla norma vigente. In caso di dichiarazioni o attestazioni false o mendaci, si rischia da 1 a 3 anni di carcere, salvo che il fatto non costituisca reato più grave. Le norme inserite nell’emendamento prevedono anche che decorso il termine per l’adozione dei provvedimenti (30 giorni) all’amministrazione è consentito intervenire solo in presenza del pericolo attuale di un danno grave e irreparabile per il patrimonio artistico e culturale, per l’ambiente, per la salute, per la sicurezza pubblica o la difesa nazionale. Il governo è autorizzato a adottare uno o più regolamenti attuativi da emanare entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto.

E mentre arriva una proroga al 31 dicembre 2010 del pagamento delle rate delle quote latte (il termine era scaduto il 30 giugno) e, per quanto riguarda l’energia, la conferma che i certificati verdi in eccesso potranno essere acquistati dal Gestore servizi energetici (che però dovrà tagliare i costi sostenuti), Tremonti punta un faro sul capitolo-pensioni. L’emendamento in manovra che aggancia i requisiti pensionistici alla durata della vita è "la più grande riforma fatta in Europa", dice il ministro, aggiungendo che "ci sarà anche stato qualche errore, qualche squadratura nel testo, ma nessuno ha visto questo. Sono stati visti tutti i dettagli ma nessuno ha visto che con un emendamento è passata la più grande riforma delle pensioni in Europa".

L’emendamento aggancia dal 2015 i requisiti di pensionamento all’aumento dell’aspettativa di vita e prevede un secondo adeguamento nel 2019. Da quell’anno la revisione avverrà su base triennale, quindi i requisiti saranno nuovamente rivisti nel 2022. La proposta di modifica ha suscitato polemiche perché in una prima versione l’aggancio alle aspettative di vita riguardava formalmente anche il requisito dei 40 anni di contributi. Un refuso, l’ha definita il ministro del Welfare Maurizio Sacconi. Ed è proprio alle polemiche sollevate sia dai sindacati che dall’opposizione a proposito di questo "refuso" che Tremonti si riferisce quando parla di "ironia irresponsabile". Ma le polemiche restano, con la Cgil che ritiene come anche l’ultima versione dell’emendamento cancelli di fatto il requisito dei 40 anni di contributi.