Marine Le Pen-Renzì, l’Europa e la bandiera della Francia

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Marine Le Pen-Renzì, l’Europa e la bandiera della Francia

20 Aprile 2017

Marine Le Pen-Renzì. “Une petite précision pour nos téléspectateurs. Pour accepter de participer à cette émission madame Le Pen, vous nous avez demandé de retirer le drapeau européen qui devait figurer derrière vous. Je rappelle qu’actuellement, il est présent chaque fois que le président de la République française s’adresse à ses concitoyens.” così Gilles Bouleau della trasmissione Demain Président, dice all’Express del 19 aprile spiegando come la Le Pen per farsi intervistare ha chiesto che fosse ritirata la bandiera europea posta sullo sfondo, lasciando solo quella francese. Questa Marine Le Pen da tempo ci allarma per certe sue battutacce. E ora si mette anche a imitare Matteo Renzi. Questo è veramente troppo.

Un eroe dello spirito di tolleranza. “Se la democrazia smette di lavorare per la cultura e lo spirito di tolleranza dei popoli, deperisce e produce quegli stessi umori distruttivi che, per sua natura non è in grado di annullare” scrive Michele Serra sulla Repubblica del 18 aprile. E in questo senso, come dimenticare la gigantesca opera svolta proprio da Serra per coltivare e incrementare lo “spirito di tolleranza” nei suoi gloriosi decenni di satira e linciaggi.

E’ peggio definire i grillini fascisti o andreottiani? “Il rispetto di quella ‘ambiguità strategica’ di matrice moroteo-andreottiana che spesso ha permesso all’Italia di non prendere posizione fino all’ultimo momento” scrive Vincenzo Nigro sulla Repubblica del 19 aprile. Siamo ossessionati da alcuni furbacchioni e da qualche opinionista, già geniale e ora fuori di testa, che considerano il M5S una forza nazifascista. Si tratta di uno sbandamento politico-culturale assai grave: Ma lo è tanto quanto definire moroteo-andreottiane le quattro scempiaggini messe insieme dai grillini sulla loro politica estera?

Perché cadono i viadotti. “Ed è un altro viadotto, il terzo in sei mesi, cha ha ceduto all’improvviso” scrive Sarah Martinenghi sulla Repubblica del 19 aprile. Ci stiamo godendo un’altra delle simpatiche eredità del governo Monti poi sviluppate soprattutto grazie a Graziano del Rio nei governi Letta e Renzi: sciogliendo le province e sostituendole con istituzioni poco definite (come spiega bene Checco Zalone nel suo Quo vado?) tipo aree vaste o aree metropolitane, si è minato un sistema di controlli e responsabilità istituzionali. Un altro dei mirabolanti frutti dell’idea che per “amministrare l’Italia” siano sufficienti governi commissariati dall’alto, tecnici senza indirizzo da parte di enti legittimati a darlo  e che, insomma, la politica sia ormai finita.