Mario Monti, Della Cananea e il contratto di governo (farlocco) targato M5S

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Mario Monti, Della Cananea e il contratto di governo (farlocco) targato M5S

24 Aprile 2018

Quella via diretta che porta da Mario Monti a Giacinto della Cananea. Sei cattedratici, una studiosa del Koalitionsvertrag e sette ‘esperti indipendenti’, capitanati dal professor Giacinto della Cananea hanno finalmente consegnato all’aspirante premier Luigi Di Maio il loro contratto-tipo che può essere firmato indifferentemente dal reggente del Pd o dal leader della Lega”. Così scrive Sebastiano Messina (e si coglie quanto ridacchi mentre verga queste righe) sulla Repubblica del 24 aprile, e poi aggiunge: “Provate voi stessi a cercare queste tre parole — ‘reddito di cittadinanza’ — nelle 28 pagine che il Comitato Scientifico pentastellato ha solennemente consegnato al capo politico del Movimento. Non le troverete”. Sempre sul quotidiano di Largo Fochetti del 24 Matteo Pucciarelli riporta questa frase di della Cananea: “Tra Pd e Lega, allo stato attuale, penso che con il M5S siano possibili entrambi i governi, ma sarebbero esecutivi che andrebbero in direzioni diverse”. E Annalisa Cuzzocrea cita questa frase di Lugi Di Maio: “Scriveremo un contratto di governo preciso fini alla virgola”. I grillini insistono sul fatto che il loro sarebbe un metodo alla tedesca, ma quel che stanno facendo non c’entra niente con la prassi di Angela Merkel che sarà una bottegaia opportunista dalla sua  ma è una personalità politica compiuta che ha un’idea precisa di che cosa sia un partito, uno Stato, una strategia politica, un contesto internazionale e il “contratto” che ha tentato di scrivere prima con Verdi e Liberali e poi ha scritto con la Spd era fondato su strategie politiche lungamente sperimentate e solidamente fondate. Di Maio invece sembra un presentatore televisivo che si rivolge al notaio (e neanche quello vero, Carlo Marchetti, di Lascia o raddoppia, ma quello farlocco, Marco Marzocca, di Pippo Chennedy show) per certificare una linea politica che un leader anche spelacchiato dovrebbe autonomamente definire: uno spettacolo ridicolo da maghetti del Circo Togni. Quei geni politici che per smontare il centrodestra hanno infilato dal 2011 in poi quattro governi a bassa legittimazione politico-popolare, raccolgono oggi quello che hanno seminato una protesta priva di qualsiasi tipo di testa che si affida ai “notai” per decidere. Alla fine della Cananea non è che una riedizione solo un po’ (ma non molto) più ridicola di Mario Monti.

Un interessante nuova forma di giornalismo investigativo: andarsene in Germania per chiedere ai tedeschi che cosa pensano di Roma. About the eurozone, German has closed the doors on serious reform”. Wolfgang Münchau sul Financial Times del 22 aprile spiega come ormai la Germania abbia chiuso le porte a ogni seria riforma dell’eurozona. Meno male che possiamo contare su questo grande giornalista tedesco, che scrive sul quotidiano della City, per capire che cosa avviene a Berlino e dintorni, perché i nostri corrispondenti invece di spiegarci il Paese in cui sono stati inviati, passano il loro tempo a raccogliere opinioni tedesche sull’Italia, come per esempio Tonia Mastrobuoni sulla Repubblica del 23 aprile: “Clemens Fuest è il più influente economista tedesco e tra i firmatari del documento franco-tedesco per le riforme dell’eurozona. Qui il presidente dell’Ifo spiega perché l’Italia sta «senza alcun dubbio» contribuendo alla «sfiducia» che l’economista vede crescere in Germania nei confronti delle riforme dell’eurozona”.

La politica intimidisce i magistrati, esattamente come il lupo di Fedro intimidiva l’agnello. Ormai la magistratura è chiaramente intimidita”. Così il fantastico  Pier Camillo Davigo intervistato dalla fantastica Liana Milella sulla Repubblica del 23 aprile. I magistrati sarebbero intimiditi dalla politica, dunque. E’ dai tempi della favoletta di Fedro sul lupo e l’agnello  (quella di “Superior stabat lupus, longeque inferior agnus”) che non assistevamo a un così mirabile rovesciamento di frittata.

L’Italia ha bisogno rapidamente di un governo, ma di un governo che abbia radici nella società. Il dovere di dare al più presto un governo all’Italia”. Così lo scrupoloso e informatissimo Marzio Breda riporta sul Corriere della Sera del 24 aprile il pensiero di Sergio Mattarella. Il problema è che l’Italia non ha bisogno in questa fase nazionale ed internazionale solo di un governo qualsiasi, ma di un governo (e di un’opposizione) che appaiano (e magari lo siano anche politicamente) legittimi alla maggioranza della società italiana. Proprio perché nei prossimi mesi si discuteranno scelte strategiche a livello dell’Unione europea che potrebbero condizionare ulteriormente la nostra già molto provata sovranità nazionale che oggi non è comparabile (grazie innanzi tutto ai governi che si sono succeduti dal 2011 in poi) con quella tedesca, francese, spagnola o polacca. E’ necessario che maggioranze e minoranze parlamentari non “siano inventate” dall’alto ma esprimano i reali orientamenti dell’elettorato: questa deve essere la bussola delle scelte. E se il Parlamento non è in grado di assolvere a questo obiettivo, è opportuno che sia rapidamente sciolto, magari restaurando quel Mattarellum che ha dato un po’ di stabilità politica dopo il 1993. Non sarebbe un dramma, così hanno fatto spagnoli, greci, inglesi. Possiamo farlo anche noi, non siamo quei deficienti che ci considerano certe nostre élite.