Mario Monti e i cattolici sotto il loden
29 Dicembre 2012
I cattolici vogliono Monti, ma Monti vuole i cattolici? E’ l’interrogativo che si pone Paolo Rodari, vaticanista del Foglio, in un tweet. La stessa domanda me la ponevo anch’io, ieri, ascoltando la conferenza stampa del presidente del consiglio dimissionario, e leggendo qualche agenzia. La risposta che mi sono data è che sì, li vuole (anche il più sprovveduto politico che ambisca ad occupare l’area moderata in Italia sa che il voto cattolico è indispensabile) ma a certe condizioni: che non si facciano troppo notare, insomma che si nascondano sotto un impenetrabile loden.
Persino l’agenzia Ansa sottolinea, con un pizzico di malizia, come le espressioni di stima arrivate dalle gerarchie e dal giornale vaticano producano in Monti qualche impaccio: “L’endorsement della Chiesa, ormai conclamato, imbarazza un po’ lo stesso presidente del Consiglio, che si dice lusingato ma chiarisce: i temi prettamente etici non saranno nell’indice dell’Agenda”.
Ed è questo il punto dolente, per chi crede che non si possa più fare politica senza avere una chiara (e dichiarata) visione antropologica, cioè senza sapere quale atteggiamento tenere di fronte alle modificazioni dell’umano, le questioni che riguardano la genitorialità, la famiglia, la selezione genetica, l’eutanasia, il commercio di parti del corpo, l’uso di embrioni umani come semplice materiale biologico, e così via. Nel discorso rivolto alla Curia per gli auguri di Natale, il Papa ha sottolineato come oggi sia in gioco “la visione dell’essere stesso, di ciò che in realtà significa l’essere uomini”. Nella stessa occasione, ha ribadito per l’ennesima volta che i principi non negoziabili vanno tradotti in azione politica: “Nel dialogo con lo Stato e con la società, la Chiesa certamente non ha soluzioni pronte per le singole questioni. Insieme con le altre forze sociali, essa lotterà per le risposte che maggiormente corrispondano alla giusta misura dell’essere umano. Ciò che essa ha individuato come valori fondamentali, costitutivi e non negoziabili dell’esistenza umana, lo deve difendere con la massima chiarezza. Deve fare tutto il possibile per creare una convinzione che poi possa tradursi in azione politica.”
Nell’agenda Monti, invece, sui temi di biopolitica e sui principi non negoziabili c’è un perfetto silenzio, direi una censura. E nella conferenza di ieri il nuovo leader del centro ha spiegato che non di distrazione si tratta, ma di un preciso indirizzo strategico: quei temi sono “importanti”, ma vanno tenuti ai margini, delegati (meglio: relegati) al dibattito parlamentare e alle coscienze dei singoli. Se questa impostazione andava bene quando Monti era a capo di un governo tecnico, non va più bene quando assume un ruolo di leader che propone agli italiani un’offerta politica. Inoltre il Parlamento che ci aspetta avrà maggioranze assai diverse dalle attuali, e se tutto ciò che è eticamente sensibile sarà affidato solo alle coscienze dei singoli, senza prese di posizione che impegnino gli schieramenti davanti agli elettori, il voto dei cattolici non “adulti”, quelli che ascoltano le parole del Pontefice, diventa una cambiale in bianco.
Ci sono però anche altri elementi a sostegno del dubbio insinuato da Rodari. Per esempio quello che Monti afferma nell’intervista, sorprendentemente passata senza troppo risalto, rilasciata il 23 dicembre a Scalfari. Il fondatore di Repubblica, dopo aver illustrato un concetto di laicità come totale estraneità della Chiesa alla sfera pubblica, accetta la presenza, nelle future liste Monti, della Comunità di Sant’Egidio (cioè Andrea Riccardi) ma pone un altolà a qualunque altra associazione di laicato cattolico, tra cui annovera anche le cooperative bianche o la Coldiretti, perché “non sono società civile ma Chiesa militante”. Monti non fa una piega e si dichiara d’accordo. A parte la ridicola definizione di Chiesa militante per organizzazioni come la Coldiretti, anche in questo caso il cattolico bene accetto è quello non dichiarato, che può essere definito come appartenente alla società civile solo se vive la sua fede nella penombra di stanze chiuse, mentre un ingombrante Cesare occupa l’intero spazio pubblico.
Non è questa la laicità che desideriamo, che riteniamo sia sostanziata dal gioco aperto delle opinioni, e da un approccio liberamente critico a qualunque tema. La nostra offerta politica, a laici e cattolici, è diversa, ed è testimoniata da intense battaglie culturali e politiche. Avremo modo di confrontarci con l’agenda Monti e con i centristi anche sotto questo aspetto.