Mario Soldati ovvero dell’arte di narrare in breve il secolo breve

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Mario Soldati ovvero dell’arte di narrare in breve il secolo breve

12 Aprile 2009

Mario Soldati, scomparso, ultranovantenne, alla fine del “secolo breve”, è sicuramente uno dei rari super eclettici del Novecento nostrano. Nella sua lunga e segmentata carriera, incarna più di un ruolo e quasi sempre a livello di guardia. È un narratore raffinato, versato in particolare per il racconto lungo. È un uomo di cinema, sceneggiatore e regista, ma è anche cronista con numerose frecce nell’arco, dalla gastronomia al calcio, oltre ad autore tivvù e così via.

Da qualche tempo, dopo una certa eclissi, si è tornato a parlare soprattutto dello scrittore. Sellerio ha ripubblicato opere spesso considerate minori e perlopiù introvabili. Mondadori ha riportato in libreria nelle collane economiche molti dei romanzi più noti, accanto a scritti di varia umanità, di viaggio eccetera. Ora, l’editore di Segrate stampa un importante volume, nella prestigiosa collana dei Meridiani, di “Romanzi brevi e racconti”. Alla maniera della celebre serie, l’opera è arricchita da un corposo appartato filologico, da un’introduzione e da una mirata cronologia.

Il libro contiene, peraltro, dei veri gioielli, a cominciare da “La verità sul caso Motta”. Uno strepitoso, aereo e surreale romanzetto di genere, a metà strada fra giallo e fantascienza, uscito a puntate, negli anni terminali del regime, su “Omnibus”, la bellissima rivista settimanale diretta da Leo Longanesi, che ha fatto scuola nel periodismo nostrano.

Uno scrittarello, osserva il curatore Bruno Falcetto, che è “la metafora anche politica di una vita di conformismo opaco e rigido cui si contrappone un desiderio di evasione e libertà”. Nel grosso volume della Mondadori, si possono leggere inoltre testi celeberrimi e per certi versi più facili, a cominciare da “I racconti del maresciallo” per arrivare alle “44 novelle per l’estate”. Opere volutamente attente alle esigenze del grande pubblico ma non perciò minori. Il narratore piemontese, nato a Torino nel 1906 e scomparso a Tellaro nel 1999, era professionista rigoroso e personaggio popolare. Le sue comparsate sul piccolo schermo ne esaltano le doti espressive, enfatizzandone certi tratti istrionici della prorompente personalità.

Soldati, sul finire degli anni Venti, si reca negli Usa, su cui scrive pagine sorprendenti per lungimiranza. Eppure, è sempre lo stesso scrittore capace di comparare la modernissima Grande Mela con la vecchia Superba. Entrambe oggetto di “sensazioni amorose”, sebbene aggiunga: “Quella di New York me la aspettavo e la riconobbi e quella di Genova no, mi arrivò di sorpresa e restò in me come l’amore più forte e più vero di tutti gli altri amori possibili: l’amore per la creatura che sposeremo per sempre senza mai conoscerla davvero”.