Mazzarano, Frisullo e il rapporto malato della sinistra con la giustizia

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Mazzarano, Frisullo e il rapporto malato della sinistra con la giustizia

22 Marzo 2010

Non so se sono indagato. Non ho mai preso tangenti. Però ho deciso di “tirare i remi in barca” per non danneggiare il mio partito. Michele Mazzarano, responsabile organizzazione del Pd pugliese e candidato alle elezioni regionali, ha deciso di lasciare tutto, a una settimana dal voto, in seguito a una fuga di notizie secondo cui avrebbe ricevuto mazzette dall’imprenditore Giampaolo Tarantini. Mentre Mazzarano si è dimesso e ha rinunciato alla candidatura, l’intero partito si è schierato al suo fianco, certo della sua innocenza.

Si è così creata una situazione paradossale, anche perché Michele Emiliano, sindaco di Bari ed esponente di rilievo del Pd locale, è un magistrato. E un altro magistrato pugliese è candidato alle elezioni con il partito di Di Pietro. E così, nell’antico gioco di “guardie e ladri”, troviamo la sinistra italiana a recitare tutte le parti in commedia. Ha sempre la Costituzione in mano, ma non rispetta l’art.27  sulla presunzione di non colpevolezza. Per lei  ogni indagato è già condannato e costretto alle dimissioni. Si spertica in audaci equilibrismi tra la necessità di  salvaguardare la reputazione di un partito che fu detto “diverso” per la presunta rettitudine dei suoi esponenti, e la volontà di difendere sempre e comunque l’attività dei compagni-magistrati.

La sinistra italiana ha un rapporto malato con la giustizia. Ce l’ha fin da quando Enrico Berlinguer teorizzò la “diversità” dei comunisti, ritenuti gli unici onesti in un mondo di corrotti, cioè tutti gli altri.

Ce l’ha da quando, fin dagli anni cinquanta e sessanta, ottenne per sé l’esclusiva del mondo della cultura, dell’educazione e soprattutto della magistratura, lasciando “tutto il resto” alla Democrazia cristiana. Sottintendendo in modo esplicito che solo il comunista fosse, oltre che onesto, anche colto. Diverso. Cioè superiore.

Ma quando è scoppiato, all’interno della stessa sinistra, il gioco di “guardie e ladri”, si sono incartati. Da una parte generazioni di magistrati-compagni tanto saputelli quanto trasgressivi di ogni regola e incapaci. Dall’altra un numero sempre più ampio di amministratori locali inquisiti e  spesso arrestati per reati di corruzione, concussione e violazione delle regole su gare e appalti. Che fare? disse il compagno Lenin.

Nulla, perché intanto rimane l’arroganza della “diversità”. Quella dei magistrati di sinistra consiste nel ritenersi legibus soluti, quindi legittimati a violare ogni regola: sulla competenza territoriale, sulla violazione del segreto investigativo, sulle intercettazioni, sull’obbligatorietà dell’azione penale. Se li si critica strillano che si è violata la Costituzione e l’autonomia della magistratura. In seguito intervengono a loro favore l’Associazione nazionale magistrati ( il loro sindacato ), il Csm e spesso qualche organismo dei giornalisti. Dopo qualche inchiesta in gran parte fallimentare ( bocciata nei tre gradi di giudizio ), il Pubblico ministero di sinistra corona la sua carriera in Parlamento, dove quasi sempre non si sente più parlare di lui. Il suo compito è terminato.

Quanto alla “diversità” dell’amministratore-compagno indagato, questa consiste nel fatto che lo si costringe a “spontanee”  dimissioni. E’ un momento di glorificazione: il “si, ma i nostri sono diversi perché si dimettono” fa passare in secondo piano l’essenza del fatto, il sospetto che l’esponente di sinistra si sia macchiato di un reato infamante, che si sia fatto corrompere, che abbia truccato una gara o che addirittura abbia costretto qualcuno a versargli del denaro. Quel che conta è ribadire la diversità.

Così l’ex sindaco di Bologna, dopo aver strillato che mai si sarebbe dimesso, è stato costretto a lasciare il suo scranno. Un anno fa è toccato al vice-presidente della regione Puglia Sandro Frisullo, oggi è il turno di Michele Mazzarano. Il quale non sa neppure se è indagato, però ha “tirato i remi in barca”. Ah, le gioie della diversità….