Mdp-Pisapia, quel matrimonio che non s’ha da fare
07 Ottobre 2017
di Carlo Mascio
“Io sono favorevole al matrimonio, anche gay, ma in politica sono per la poligamia”. Se qualcuno aveva ancora dubbi, questa frase li fa volare via in un batter d’occhio: il “matrimonio” tra Pisapia e i compagni di Mdp “non s’ha da fare”. O meglio, stando alla frase pronunciata dal leader di Campo Progressista ad una kermesse di Mdp a Ravenna, se deve esserci è ancora molto lontano.
Diciamoci la verità: tra Pisapia e Mdp l’amore non è mai sbocciato. Se da un lato gli ex Pd hanno fatto di tutto per corteggiare il buon Giuliano e per incoronarlo leader della nuova “cosa” che dovrebbe nascere a sinistra, dall’altro l’ex sindaco di Milano ha trovato quasi sempre scuse e vie di fuga pur di non rimanere intrappolato nell’abbraccio dei compagni di Articolo 1. E forse le divergenze (le ultime di una lunga serie) sul Def hanno segnato l’avvio delle grandi manovre dello “sganciamento pisapiano”. D’altra parte cosa ci si può aspettare da Pisapia se lo stratega delle alleanze è un vecchio stratega democristiano come Tabacci sopravvissuto a mille cambi di partiti e di governi
Checché ne dica il buon Giuliano, il fatto che i suoi in Parlamento abbiano votato con il Pd non seguendo le orme di Mdp che, invece, al Senato non hanno preso parte al voto sul Def, di fatto è uno strappo evidente. Così come altrettanto evidente è la divergenza di visione con D’Alema invitato dal buon Giuliano a fare “un passo di lato” perché troppo “divisivo”. Battuta, quella di Pisapia, che non è piaciuta agli scissionisti Dem. In primis a Vasco Errani, l’ex commissario per il terremoto in Centro Italia, che sempre a Ravenna ha risposto piccato: “D’Alema è una risorsa per noi e per me esiste solo un concetto: quello di passo in avanti, non di lato o indietro”. Un passaggio quello di Errani che accompagnato da posizioni nette del tipo “io sono alternativo al Pd”, gli è valso l’applauso della platea. Tanto che Pisapia prendendo la palla al balzo si è lasciato andare: “Chi sarà il futuro leader lo ha deciso questa sala, sei tu Vasco”. Un modo come un altro per dire: tanti cari saluti a tutti? Questo si vedrà.
Ciò che è certo è quello che abbiamo già detto in tempi non sospetti. Pisapia, da buon renziano nel cuore, non vede l’ora di trovare un modo per tornare sotto l’ombrello del Pd. La sua “eterna indecisione” che ha portato Gad Lerner a definirlo “leader riluttante” dipende essenzialmente da questo dato (ricordiamoci che lui, a differenze degli ex Pd, ha votato Sì al referendum costituzionale). D’altra parte, se lo stratega delle alleanze di Campo Progressista è una vecchia volpe democristiana come Tabacci sopravvissuto a mille cambi di partiti e di governi, allora si comprende bene come la tattica attendista (della serie: con tutti e con nessuno) per capire come meglio posizionarsi sia un ordine di scuderia. E in effetti gli ammiccamenti ai Dem non mancano di certo: se da un lato Giuliano continua a dichiararsi “competitor” di Renzi, dall’altro dice anche che con il Pd “bisogna trovare un minimo di condivisione”. Cosa che, però, i compagni di Mdp escludono a prescindere. Mentre chi non lo esclude affatto è proprio Pisapia. E l’apertura di Renzi ad una “coalizione ampia di centrosinistra” annunciata proprio ieri nella Direzione Pd, equivale (forse) ad un nuovo “invito a nozze”…