Medaglioni mafiosi e opere buffe
22 Febbraio 2009
La settimana scorsa, a proposito dei medaglioni mafiosi presenti nel libro “Cose loro” di Enzo Mignosi, si era osservato che sarebbe valsa la pena ritornarci sopra. In effetti, il libricino in questione, è un’autentica miniera di comportamenti, tic, modi di pensare degli uomini d’onore. In alcuni frangenti, addirittura, la semplice registrazione di eventi di cronaca e il resoconto di certi dibattimenti nella aule di giustizia è talmente esemplare da dar forma a un’involontaria commedia o a una singolare opera buffa.
E’ questo il caso del confronto, vecchio di sedici anni, cornice l’aula bunker Ucciardone, che mette l’uno contro l’altro don Masino e Pippo Calò. Resoconta Mignosi: “Calò punta Buscetta che gli sta di fronte sul pretorio… Il cassiere della mafia trasuda odio verso il pentito ma evita di scivolare nella rissa… Dall’altra parte c’è Buscetta che freme, apparentemente serafico, ma incapace di trattenere un insulto: ‘Più ti guardo e più mi accorgo che io non sono un deficiente come te’”. Calò glissa e domanda: “‘Vorrei sapere quando e dove ti ho parlato dell’omicidio di Giannuzzu Lalicata…’. Buscetta: ‘Cioè, vuoi sapere il punto esatto? Anche la strada, il numero civico, il giorno, l’ora, se c’era qualcuno attorno, se pioveva o c’era sole…’. Calò: ‘Presidente, se fa lo spiritoso io me ne vado’. Buscetta: ‘No, no, non te ne andare: non lasciarmi solo’. Calò: ‘Quando ci siamo visti noi dopo ventidue anni? A Roma? A Palermo? Quando te l’ho fatta questa confidenza?’ Buscetta: ‘Ma che domande fai? Posso ricordare solo che ero uscito dal carcere… Ma il fatto lo ricordo benissimo. E lo ricordi anche tu’. Calò: ‘Allora non lo ricordi?’. Buscetta: ‘Che vuoi, ho dimenticato di prendere nota’. Calò: ‘Allora non ricordi?’. Buscetta: ‘Mi aspettavo di sentirti dire che non è vero. Ma tu vuoi sapere peli e contropeli…’. Calò: ‘Senti Buscetta, con me non devi giocare a fare quiz come Mike Bongiorno. Tu devi solo rispondere. Io oggi mi sono ripromesso di stare calmo. Ma tu non mi devi provocare’. Buscetta: ‘ Bravo, bravo’. Calò: ‘Stai giocando con l’ergastolo, speriamo che Dio mi aiuti’. Buscetta: ‘Non hai diritto a rivolgerti a Lui’”.
Il battibecco fra i due ex amici, ora su posizioni opposte, prosegue, così a un certo punto interviene il presidente in modo da entrare nel merito delle accuse del pentito. Per un po’ di battute, il confronto riprende. Poi, si torna allo scontro. “Calò: ‘Lo vede, signor presidente, fa un altro nome. Ma che mestiere fa, il vetraio o il pentito?’. Buscetta: ‘Lascia stare, non fare il teatrante. Ormai sei perso’. Calò: ‘Grazie a te, è un regalo che mi hai fatto tu’”.
Più avanti, ancora don Masino: “‘Lo vedi che nella vita tutti abbiamo un libro del dare e dell’avere…’. Calò: ‘Sta parlando il ragioniere Buscetta’. Buscetta: ‘ Vetraio, ragioniere…’. Calò: ‘ Sei stato il mio demonio, se non t’avessi conosciuto…’. Buscetta: ‘Stai zitto che è meglio per te. Non puoi rinnegare le tue origini. Sei figlio di un uomo d’onore, sei nipote di un uomo d’onore’. Calò: ‘E che c’entra? Tu come onore ti devi scappellare’. Buscetta: ‘Sei figlio di Cosa Nostra, sei nato in Cosa Nostra, non ti ci ho portato io in questa situazione’. Calò: ‘Tu mi ci hai portato’. Buscetta. ‘Tu sei nipote di Paolino Calò, portiere della squadra di calcio del Palermo, uomo d’onore della famiglia di Porta Nuova, genero di Gaetano Filippone’. Calò: ‘Mizzica, tutta la famiglia conosci…’. Buscetta: ‘Tutta, e anche di più…’. Calò: ‘Ma lo sai come è stato ucciso mio padre?’. Buscetta: ‘Tuo padre, tuo zio…’. Calò: ‘E’ stato un incidente, una lite che hanno avuto due persone, non storie di mafia’. Buscetta: ‘E’ vero, però, chi ha ammazzato quello che ha ucciso tuo padre? Dì la verità, pentiti almeno per una volta’. Calò: ‘E consumo tante persone come hai fatto tu’. Buscetta: ‘Pentiti, pentiti. Dopo dieci anni le mie parole sono diventate vangelo’. Calò: ‘E accusi gli innocenti come me’. Buscetta: ‘Tu non hai mosso un dito per salvare i miei figli. Io al tuo ho donato il sangue all’ospedale dei bambini’. Calò: ‘Questo è un tasto doloroso’. Buscetta: ‘Basta, diventiamo seri. Sembriamo due comari, stiamo facendo una figura ridicola’. Calò: ‘Tu ti preoccupi del ridicolo, io penso all’ergastolo che mi hai regalato. Ergastolo a me, il più innocente degli innocenti’”. Ogni commento, va da sé, diventa superfluo.