Medvedev è in vantaggio nel braccio di ferro tra Russia e Ucraina

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Medvedev è in vantaggio nel braccio di ferro tra Russia e Ucraina

13 Agosto 2009

La nuova crisi tra Russia e Ucraina è l’effetto delle severe critiche di Medvedev sulla politica anti-russa di Kiev. In attesa della replica di Yushchenko, la collocazione internazionale dell’Ucraina è sempre più instabile, mentre continuano i tentativi di Mosca per restaurare la sua influenza diretta sull’ex repubblica sovietica, ad un anno dal conflitto militare con la Georgia.

L’11 agosto Medvedev ha pubblicato sul suo video-blog una lettera di gravi critiche rivolte, con toni insolitamente aspri, alla politica anti-russa dell’Ucraina. Secondo il presidente russo il progetto di adesione alla Nato, il sostegno politico e militare alla Georgia di Saakashvili, la continua pressione per chiudere la base navale russa di Sebastopoli, i sabotaggi nei rifornimenti di gas all’Europa sono le dimostrazioni dell’ostilità di Kiev verso Mosca.

Così Medvedev sospende l’invio del nuovo ambasciatore russo a Kiev, Mikhail Zurabov, già nominato il 5 agosto in sostituzione di Viktor Chernomyrdin, per ben otto anni ambasciatore russo in Ucraina. E’ il prologo diplomatico per avvisare che Mosca entra nella politica interna ucraina – con l’esplicito auspicio di Medvedev affinché la “nuova leadership ucraina” che uscirà dalle prossime elezioni presidenziali di gennaio sia capace di ripristinare “una partnership strategica con la Russia”.

Il duro attacco di Medvedev s’inscrive in una conflittualità che si era già manifestata in altri casi. Il primo è la recente visita a Kiev del patriarca ortodosso russo Cirillo, accolto da Yushchenko con la proposta di istituire una chiesa nazionale ucraina, in autonomia dal patriarcato russo. Invece Cirillo sostiene il primato della chiesa russa su tutte le diocesi dell’ex Urss. La stampa russa riferisce che, al ritorno da Kiev, Cirillo abbia avuto un immediato colloquio con Medvedev sul sostanziale fallimento della visita a Kiev – a conferma che il patriarcato russo si è integrato politicamente col Cremlino.

Il secondo elemento che ha aumentato la tensione è stata, alla fine di luglio, l’espulsione di personale diplomatico ad alto livello di entrambi i paesi, con l’accusa di aver interferito negli affari interni dei  Paesi in cui prestavano servizio. Infine la visita, a luglio, del vicepresidente americano in Ucraina ha compromesso il clima di distensione con la Russia difficilmente raggiunto soltanto due settimane prima dalla visita di Obama a Mosca. Infatti Biden ha improvvisamente riaperto la porta all’ingresso dell’Ucraina nella Nato, dichiarando personalmente a Yushchenko, e indirettamente alla Russia, che l’Ucraina “è libera di scegliersi i suoi alleati indipendentemente da ciò che vogliono altre nazioni”.

La Russia denuncia il degrado dei rapporti con Kiev ma la lettera di Medvedev sortisce l’effetto contrario. Lo stesso presidente russo aumenta la tensione sottoponendo alla Duma la proposta di legge che autorizza l’impiego dei contingenti militari russi all’estero per difendere la Russia e i suoi cittadini. In pratica è la carta bianca che consente al Cremlino di utilizzare le forze delle sue basi militari all’estero per proteggere le minoranze russe.

Il senso della legge è fornire una base legale all’incursione militare in Georgia dell’anno scorso, altrimenti interpretabile come una violazione della costituzione da parte del Cremlino. Ma dato che lo scontro sul personale diplomatico con l’Ucraina riguardava soprattutto il console russo a Odessa, è logico associare il nuovo provvedimento legislativo russo con la tensione sulla flotta del Mar Nero. E’ un chiaro messaggio: la Russia è pronta ad impiegare la sua flotta di Sebastopoli in caso di ostilità con l’Ucraina.

Yushchenko non ha ancora replicato a Medvedev. La posizione del presidente ucraino è quanto mai fragile. Secondo l’ultimo sondaggio, la popolarità del presidente ucraino è crollata al 5,5% rispetto al 15% del premier Yulia Tymoshenko e al 29% di Viktor Yanukovich, il leader del partito filo-russo che dal 2004 ad oggi è il punto di riferimento della Russia. Infatti Yanukovich è uno dei pochissimi politici ucraini ad aver elogiato l’impegno del patriarca Cirillo per l’unità di tutti gli ortodossi.

Tuttavia le accuse di Medvedev possono anche ravvivare l’immagine di Yushchenko come leader dell’Ucraina che lotta contro l’egemonia russa. A breve la rivista scientifica Lancet pubblicherà lo studio completo sull’avvelenamento del presidente ucraino con dosi letali di diossina pura nella campagna elettorale del 2004. Sarebbe la conferma delle teorie sul complotto russo per eliminare Yushchenko e insediare Yanukovich.

Cinque anni dopo Mosca ritorna sui suoi passi, bloccando l’invio del nuovo ambasciatore a Kiev e auspicando la sconfitta di Yushchenko. Ma l’ultima chance del presidente ucraino potrebbe essere quella di ritornare allo spirito del 2004 e coinvolgere il popolo in una mobilitazione nazionale contro la Russia. Resta da capire se Mosca intende attaccare fino in fondo Yushchenko, anche al prezzo di risvegliare l’orgoglio anti-russo dell’Ucraina.