Meglio tardi che mai, l’Europa ha capito che nucleare e gas sono green
11 Luglio 2022
Nei giorni scorsi, il Parlamento europeo ha dato il via libera all’atto delegato, presentato dalla Commissione Ue, per la classificazione verde delle fonti di energia, la cosiddetta tassonomia. In una prima fase di transizione energetica, Bruxelles assume una posizione concreta e realistica, considerando sia il gas che il nucleare come fonti ecologiche.
La tassonomia serve per orientare gli investimenti privati e pubblici nei paesi Ue, ma l’energy mix continuerà ad essere una decisione politica presa dai singoli Stati membri. L’atto non ha mancato di scatenare polemiche, con Greenpeace decisa a dare battaglia: l’associazione ha annunciato che farà ricorso dinanzi alla Corte di Giustizia europea. “Gas e nucleare – rimarcano – non sono fonti sostenibili”.
Mairead McGuiness, commissaria agli Affari finanziari, ha sottolineato che la tassonomia rappresenta un pacchetto di linee guida non vincolanti e che l’accento dell’azione Ue rimane comunque su rinnovabili ed efficienza energetica e non sul nucleare. Se entro oggi il Consiglio non dirà la sua, l’atto delegato entrerà in vigore il 1° gennaio 2023. In uno scenario economico e sociale che ancora vive le fibrillazioni della post pandemia e oggi è costretto a fare i conti con gli effetti della guerra in Ucraina, Bruxelles ha deciso di adottare un approccio incentrato sul mix energetico e non sulle sole rinnovabili, scelta che appariva troppo onerosa e dispendiosa per i singoli Stati.
Insomma, dopo anni di retorica ambientalista sulla rivoluzione green che avrebbe dovuto risolvere la questione del fabbisogno energetico europeo esclusivamente con le rinnovabili, la Ue diventa pragmatica. Del resto, i dati sul tema non mentono.
Nel suo “How the World really works”, Vaclav Smil segnala che, nonostante l’imponente espansione delle rinnovabili, la percentuale di combustibili fossili per la produzione di energia primaria, negli ultimi 20 anni, è passata negli ultimi dall’87% a 84%, registrando quindi una diminuzione piuttosto contenuta. La percentuale dei fossili, secondo il report dell’IEA “The Stated policies scenario”, diminuirà dall’80% del 2019 al 72% nel 2040.
Sempre l’IEA, nel suo “Sustainable development scenario”, dall’approccio tradizionalmente molto radicale sulla transizione a favore delle rinnovabili, spiega che la decarbonizzazione richiederà decenni: combustibili fossili forniranno il 56% dell’energia primaria globale rendendo altamente improbabile lo scenario della decarbonizzazione nei prossimi 10 anni.