Mentre Ahmadinejad festeggia, si stringe il cerchio d’Israele sull’Iran

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Mentre Ahmadinejad festeggia, si stringe il cerchio d’Israele sull’Iran

11 Gennaio 2012

E’ notizia delle ultime ore l’ ennesimo omicidio mirato in Iran. A cadere, per effetto di una precisa quanto sofisticata bomba magnetica, è stato un alto responsabile del programma nucleare del regime, l’ingegnere Ahmadi Roshan, laureato in chimica all’ università Sharif e vicedirettore per gli affari commerciali del principale sito per l’arricchimento dell’ uranio nel Paese, quello di Natanz.

La procedura dell’agguato può definirsi ormai consueta: un agente motociclista ha piazzato l’ordigno accanto alla vettura guidata dallo scienziato, nella zona Nord Est della capitale. Azioni del genere, in territorio ostile, non possono che essere condotte da uffici spionistici dotati di elevate capacità organizzative ed operative, e rappresentano un ulteriore sirena d’ allarme per i vertici del potere statale persiano, al di là delle esibizioni di Ahmadinejad con l’amico Chavez e Raul Castro, o delle ripetute minacce di chiusura dello strategico Stretto di Hormuz.

L’eliminazione di Roshan, col corallario d’inevitabili accuse ad Israele, segue di poco l’annunzio della sentenza di condanna capitale per la presunta spia americana Amir Mirza Hekmati, ex marine di ventotto anni accusato di volersi infiltrare nei ranghi degli 007 di Teheran. Chi ha orecchi per intendere e carpire i segnali, parlerà quindi di una risposta tempestiva quanto efficace alle ultime mosse di un governo in carica che attende con una certa ansia le imminenti elezioni.

Da qui alle urne, è sin troppo facile prevedere un susseguirsi di violenze, intimidazioni, mosse destabilizzanti tra le parti in contesa: un equilibrio del terrore che non giova ai nocchieri sciiti, sempre vogliosi di mostrare il controllo della situazione. Trovano intanto conferma l’indiscrezione del quotidiano francese le Figaro circa l’ attivismo del Mossad, impegnato da tempo a reclutare e formare esuli iraniani in Kurdistan.

In ambienti vicini all’intelligence dello Stato ebraico si parla con una vena di malcelato entusiasmo di elementi motivati, abili nell’utilizzo di tutte le armi, "pronti ad entrare in battaglia nel giro di un istante". L’accerchiamento orchestrato da Gerusalemme e alleati consiglierebbe a un politico più prudente del tenace Ahmadinejad di restare immerso nel falso trionfalismo del Sud America.