Michele Serra e il predicozzo radical-comunista

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Michele Serra e il predicozzo radical-comunista

02 Maggio 2007

Michele Serra scopre “la deriva antagonista” (La Repubblica, 26 aprile). Meglio tardi che mai. Il 25 aprile più fischiato della storia della Repubblica, con fischi rivolti ai rappresentanti di quella che una volta si chiamava “sinistra ufficiale”, ha spinto Serra a trarre le seguenti conclusioni:

1. Si tratta di un dejà-vù, che conferma il “senso di decrepitezza e di fossilizzazione” della politica italiana: trent’anni fa fischiavano gli antagonisti di allora; oggi fischiano i nuovi antagonisti, un vecchio refrain;

2. Naturalmente si tratta di autentici cretini, che non meritano particolare attenzione, salvo, guarda un po’, per un paio di “grida” contro Ilda Boccassini, meritevole di grandi encomi, anche per quelle “inchieste che hanno coinvolto, tra gli altri Silvio Berlusconi”: è un clima di odio, questo, che “richiama da vicino l’odio molto mirato che il terrorismo storico ebbe per quelle personalità dello Stato, magistrati in primis, che si erano meglio battute nella difesa della democrazia repubblicana e delle sue leggi”. Amen, fine del predicozzo radical-repubblican-comunista. Insomma, gli sguaiati urlatori della piazza fanno davvero schifo quando toccano i magistrati, i capi della sinistra e i “valorosi” sostenitori dello Stato di polizia comunista in genere.

3. Però, aggiunge il Nostro, diciamola tutta: sì, questi gridano, fanno casino, ma non si tratta di “gente seria che non scazza, per dirla con Gaber, questi non sono neanche “compagni”, sono al più provocatori e per giunta psichicamente disturbati – ecco la solita tesi riduzionista degli apparati del vecchio PCI -, sono minorati mentali e intellettuali, che credono di essere il “Gruppo Virtuoso” e di avere di fronte a sé “il mondo cattivo, che deve essere punito”. Insomma, “non si sa se la Digos disponga di psichiatri. Servirebbero”.

La questione dell’antagonismo comunista viene risolta, come al solito, per via psichiatrica. Criticare la sinistra istituzionale è roba da matti, nel senso letterale del termine. Forse Serra dimentica che tutte le querelles interne ed esterne alla sinistra – per intenderci, da Gramsci, di cui ricorre in questi giorni il settantesimo anniversario della morte, a Cossiga, accusato, quando picconava di brutto il PCI e il sistema politico, di essere folle e meritevole di impeachment – sono state risolte, con un triplo salto carpiato, per via di anatemi e di pseudo-diagnosi psichiatriche, lasciando scoperti alcuni nodi politici di densissimo peso. Domande vere che pesano come macigni. Primo: chi sono questi antagonisti che oggi sono, secondo Serra, alla deriva? Sono figli di quell’estremismo che Lenin dichiarava essere la malattia infantile del comunismo, oppure sono qualcos’altro? E se sono qualcos’altro, cosa sono?

Secondo:  perché non pensare che questi nuovi antagonisti alla deriva siano il frutto più drammaticamente maturo di una certa “movida” carsica che, da alcune frange estremiste e neoleniniste raccolte in un sindacato, la Cgil, secondo le ultime indagini, senza voler mettere sotto accusa, sia chiaro, un’intera organizzazione, si dirada infine per le piazze e trova radicamente non superficiale nei centri sociali?

Terzo: ha mai pensato Serra che forse questi antagonisti siano così poco decifrabili con le vecchie categorie leniniste e perfino operaiste (l’operaio-massa, per intenderci) proprio perché assumano tratti diversi da questa storia e che riescano, camaleonticamente, a tradurre l’eversione anti-sistema mimetizzandosi nelle moltitudini di cui è costellata la realtà europea e anche italiana? Allora, se così fosse, le categorie da usare sarebbero ben altre e la riduzione a fenomeno psichiatrico funzionerebbe ancor di meno, perché sarebbe difficile includere in manicomi politicamente corretti intere tribù nomadi e sovversive di giovani e meno giovani.

Ecco, Serra dimostra, per l’ennesima volta, che la sinistra, quando si trova a fare i conti con la realtà testarda, conclude sempre con le parole di Lenin: Allora, tanto peggio per la realtà! Fin quando, almeno, il giochetto sarà possibile. Fin quando%2C cioè, non sarà, la sinistra, costretta a scrivere un articolo alla Rossanda: l’album di famiglia, n.2. La vendetta. I figli (sovversivi) di oggi che divorano i (deboli) padri di ieri.