Migranti in cambio di debito, Renzi non cambia mai
07 Luglio 2017
di Carlo Mascio
Che nel Pd si respiri una brutta aria lo si era capito da una cosa: niente streaming e niente diretta Facebook per la Direzione di ieri. Addirittura il presidente Orfini ha invitato i membri a “non fare tweet”. Un incontro a “porte chiuse”, insomma. E, infatti, a quanto si apprende, il dibattito non si può dire certo che sia stato sereno con Franceschini e Orlando che hanno criticato duramente il segretario Dem sul tema delle alleanze e con Renzi che ha letteralmente rispedito al mittente il tema dicendo che “non interessa alla gente”.
Di certo, però una cosa interessa a Renzi, tanto che, oltre che ripeterla davanti ai membri della Direzione Dem, ultimamente ne sta facendo un vero mantra: “Nella prossima legislatura l’Italia dovrà chiarirsi con i partner europei: serve un approccio diverso sul deficit e va posto il veto sul fiscal compact nei Trattati”. Per intenderci, il fiscal compact vincola i paesi europei alla riduzione del debito e al conseguimento del pareggio di bilancio. Per cui, porre un veto su questo significa quasi dire: fateci continuare a fare debito.
Intanto ieri a Tallin, in Estonia, il ministro Minniti ha provato in tutti i modi a porre al centro del Consiglio informarle dei ministri degli Interni dei 28 paesi membri dell’Ue l’emergenza migranti in Italia. E, come previsto, il risultato è sempre lo stesso: no all’apertura di altri porti nel Mediterraneo per accogliere i migranti, niente nuovi fondi, e un secco “no, grazie” firmato da Germania, Olanda e Belgio. Per cui, tutto come prima. Tra i Paesi di Eurosud che potrebbero praticare l’accoglienza non cambia una virgola: la Spagna dice di “essere troppo sotto pressione”, a Malta non arriva nessuno e non arriverà nessuno, in Grecia gli sbarchi sono diminuiti, e alla fine dei conti, gli unici che accolgono tutti restiamo noi.
E non si può certo dire che “non ce la siamo cercata”. A ricordarcelo, infatti, è stata Emma Bonino, ministro degli Esteri del governo Letta. Cosa ha detto la Bonino? “Nel 2014-2016 che il coordinatore fosse a Roma, alla Guardia Costiera e che gli sbarchi avvenissero tutti quanti in Italia, lo abbiamo chiesto noi, l’accordo l’abbiamo fatto noi, violando di fatto Dublino”. Boom. In pratica Emma ci sta dicendo che è stato il governo Renzi ad avallare la “politica delle porte aperte” e dell’accoglienza “senza se e senza ma” – accoglienza che, ripetiamo, da sola non è una politica. Tant’è che oggi il segretario Dem prova a difendersi: “È colpa di Dublino, non abbiamo deciso noi di spalancare le porte. Nel 2015 abbiamo fatto un accordo perché anche altri paesi Ue potessero farsi carico ma è rimasto sulla carta”. Ma di fatto, dicendo che è stato fatto “un accordo” poi non mantenuto, non ha smentito del tutto la dichiarazione della Bonino.
Ora, stando a quanto detto la Bonino e ritornando al veto renziano sul fiscal compact, una cosa continua ad essere chiara: Renzi si è reso disponibile ad accollarsi il “coordinamento” delle operazioni di salvataggio dei migranti pur di continuare a spendere e spandere con il benestare dell’Europa. E i numeri, checché ne dica l’ex premier, parlano chiaro: circa 600.000 mila persone arrivate in Italia negli ultimi tre anni e altre 300.000 mila pronte a partire dalla Libia. E quanto al debito pubblico, negli ultimi tre anni, secondo le stime di Bankitalia, è aumentato di ben 135 miliardi di euro. Insomma l’idea di mettere veti sul fiscal compact altro non è se non la riedizione del noto mantra renziano “chiediamo più flessibilità dall’Europa”. La richiesta finale, infatti, è sempre la stessa: fateci fare debito. A questo punto viene da chiedersi: fino a quando l’Italia potrà continuare ad indebitarsi? E ancora: con il sistema dell’accoglienza ormai al collasso, l’ex premier in cambio si offrirà di nuovo come “coordinatore” dei flussi migratori?