Milano sembra sonnecchiare ma non dorme mai e si prepara a fare casino

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Milano sembra sonnecchiare ma non dorme mai e si prepara a fare casino

06 Aprile 2009

Il rapporto tra Roma (intesa come l’anima dell’Italia) e Milano non è mai stato semplice. Anche grandi leader milanesi come Bettino Craxi non sono riusciti bene a calibrare il loro intervento tra le esigenze unificanti del governo nazionale e il bisogno che ha la capitale del Nord di costruire una propria classe dirigente e di esprimere un proprio punto di vista. Mentre Torino ha nel suo codice genetico il rapporto con la politica nazionale, il capoluogo lombardo è invece fonte sempre di tendenze che hanno un fondo destabilizzatore. E’ un grande luogo comune ma non privo di verità come sia sempre sotto la Madonnina che si preparano i sommovimenti più profondi della realtà nazionale (da Bava Beccaris, alla nascita del partito socialista, al fascismo, al Vento del Nord resistenziale, al centrosinistra, all’ondata terrorista, a Comunione e liberazione, al riformismo craxiano, a Mani Pulite, alla Lega Nord, al berlusconismo). Per cui qualcuno può pensare che l’Italia possa essere veramente tranquilla solo quando i milanesi sonnecchiano “politicamente” come è avvenuto, con mirabili successi economici e culturali, negli anni Cinquanta. Quando si risvegliano, succede sempre un qualche casino.

Ma è nei periodi sonnacchiosi che si preparano le radici per le future tempeste che, peraltro, seguono sempre uno stesso schema: Milano troppo forte per ubbidire, troppo debole per comandare. Finendo così per destabilizzare l’Italia. Silvio Berlusconi che nella città ambrosiana ha le sue radici, non sembra porsi del tutto il problema di superare le tendenze del passato. Certamente alcune difficoltà sono determinate anche dal fatto che Letizia Moratti non sia riuscita ad assumere un ruolo da leader della città milanese. In parte c’è anche un eccesso di diffidenza – o comunque di difficoltà a trovargli un ruolo – verso Roberto Formigoni che invece riesce a essere un punto di riferimento stabile per milanesi e lombardi. Comunque molte delle ultime “indicazioni” del leader nazionale del centrodestra trasmettono l’idea di una certa stanchezza, con quasi una voglia di sottodimensionare una Milano se non litigiosa un po’ fastidiosa. Quasi come fece Bettino Craxi quando alla fine degli anni Ottanta (poco prima della Grande catastrofe) nominò segretario cittadino del Psi quello sciagurato di suo figlio Bobo.

Dalla Fiera all’Expo, a certe scelte per gli enti locali, le indicazioni che arrivano da Berlusconi sono di persone che spesso non mancano di saggezza, e in ogni caso che hanno dato prove di lealtà. Ma appaiono scelte molto, ma molto stanche. Di persone in grado magari di fare un onesto lavoro ma non di essere trascinatori. Se si constata, poi, che tendenze simili sono in atto anche in luoghi autonomi da Berlusconi come l’Assolombarda, un posto dove si dovrebbe pensare il nuovo e dove invece emergono per sostituire una stanca Diana Bracco, successori ancora più stanchi, non ci si può non preoccupare.

Le uniche ventate di vivacità, nei giornali, nelle imprese e nelle banche, come è stato il caso nel bene e nel male con Paolo Mieli, paiono venire da Roma (o al massimo dal Portogallo come con José Mourinho).

Si dirà: con i pm militanti che hanno misurato tutto il loro isolamento da una società che volevano “normalizzare”, con una sinistra ridotta in macerie, con movimenti di protesta ai minimi tempi, forse si può fare a meno di preoccuparsi troppo di quel che avviene nella città di Ambrogio. Può darsi. Non sarebbe male ricordasi però che dai patarini in poi, nella capitale padana i cambiamenti sono improvvisi e incendiari.