Minniti, bravo poliziotto, politico così così
21 Febbraio 2018
Minniti, bravo poliziotto, politico così così. “Quello di Pamela, nel quale non c’era nulla da manifestare” dice Marco Minniti alla Repubblica del 13 febbraio. Come ministro degli Interni l’ex cocco di Massimo D’Alema è senza dubbio bravino, più o meno come Roberto Maroni, risplende maggiormente perché viene dopo quella catastrofe che è stato Angelino Alfano. Come politico, invece, pur mantenendo una certa arroganza del suo antico maestro, si vede che si è troppo gentilonato e cerca argomenti neutri che non convincono. Perché era giusto manifestare contro quell’idiota di Luca Traini che ha sparato su alcuni immigranti di colore e non per la trasandatezza con cui si è affrontato il traffico di droga in una piccola città come Macerata, e quindi per come non si sono preventivamente contrastati gli assassini di Pamela? E’ tanto evidente che vi fossero responsabilità dello Stato (e quindi meritevoli di protesta politica) che il questore è stato rimosso. Inoltre il caso implica una linea da tenere, come istituzioni, sui clandestini che non è ben chiara nel centrosinistra tanto che Emma Bonino critica Minniti. Altro motivo per una possibile manifestazione. Se parlando di politica il ministro balbetta troppo, si limiti a fare il poliziotto, mestiere che, nonostante le critiche di +Europa, fa benino.
Quelle spie russe in divisa da spie russe. “The statement was issued after the UK’s National Cyber Security Centre concluded ‘the Russian military was almost certainly responsible for the destructive NotPetya cyber-attack of June 2017”. Simon Sharwood sul sito The Register scrive che il centro per la cybersicurezza britannica è quasi sicuro che il virus Petya che a suo tempo fece clamorosi danni in tutto Occidente a partire dall’Ucraina, sia stato fabbricato dal governo russo. C’è qualcosa che non capisco di questi eredi del Kgb: negli Stati Uniti acquistano spot su Facebook per diffondere fake news nella campagna elettorale per le presidenziali e li pagano in rubli. Le due più subdole loro centrali di disinformatija si chiamano Russia today e Sputnik, si inventano un terribile virus cibernetico per danneggiare l’Occidente e lo chiamano Petya cioè il diminutio del nome russo Pyotr. Mah, c’è qualcosa di strano. Ai tempi di George Smiley e James Bond le cose non funzionavano così.
Fake news e real intimidations. “On a September night in 2016, I took my seat at a theater in the heart of Canberra for a Chinese national day celebration organized by the pro-Beijing Chinese Students and Scholars Association. There was a commotion and all of the seats around me were suddenly filled by men in black suits communicating with walkie-talkies. They followed me into the bathroom and tried to have the theater’s security staff kick me out. Earlier, I had reported for a student newspaper on Chinese government ties to the group and its efforts to censor anti-Communist Party material at my university. I later identified the men at the theater as members of the Chinese student association, and it was clear that the attempt to intimidate me was a result of my artiche”. Alex Joske descrive sul New York Times del 6 febbraio come in un teatro di Canberra è stato intimidito da una associazione di studenti cinesi filo Pechino per alcuni articoli che aveva scritto chiedendo alla comunità cinese australiana di distanziarsi dalle posizioni di Xi Jinping. Chissà se c’è qualcuno in Occidente ancora in grado di ragionare sulla differenza tra fake news e real intimidations.
Non è così difficile distinguere tra vittime e complici della mafia. “Lui, il nemico giurato di Berlusconi, lo ha da poco rivalutato affermando che l’ ex Cavaliere fu vittima della mafia”. Così Giuseppe Vatinno su Affari italiani del 16 febbraio racconta di una recente presa di posizione di Antonio Ingroia. “Grazie all’opera di intermediazione svolta da Dell’Utri, veniva raggiunto un accordo che prevedeva la corresponsione, da parte di Silvio Berlusconi, di rilevanti somme di denaro in cambio della protezione a lui accordata da parte di ‘cosa nostra’: E’ il testo della sentenza della prima sezione penale della Cassazione, la numero 28225 del 9 maggio 2014, letta da Alessandro Di Battista insieme ai sostenitori del Movimento 5 Stelle durante il comizio di questa sera ad Arcore”. Anche leggendo su il Fatto del 9 febbraio un passo della sentenza che poi porterà a una terribile condanna per il povero Marcello Dell’Utri, oggi recitato dagli sciacalli a Cinquestelle, si comprende come il gruppo berlusconiano che stava costruendo Fininvest dovette pagare (obiettivamente un atteggiamento non proprio commendevole e soprattutto scarsamente coraggioso, però da vittime come spiega oggi Ingroia, non da complici) per non avere ripetitori televisivi sabotati e supermercati Standa incendiati. Quando però Silvio Berlusconi fu capo del governo inasprì le pene dei criminali che lo avevano spremuto e ne fece arrestare una moltitudine (come una volta ricordò persino Pietro Grasso).