Molgora: “Che cosa è il federalismo fiscale e come lo attueremo”

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Molgora: “Che cosa è il federalismo fiscale e come lo attueremo”

26 Giugno 2008

 

La Lega negli anni ne ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia e secondo il bresciano, sottosegretario all’Economia, Daniele Molgora del federalismo fiscale il Paese non può più farne a meno. Nel Dpef si legge che per dare attuazione alla misura verrà “predisposto un disegno di legge delega, collegato alla manovra di finanza pubblica, da approvare entro il termine della sessione di bilancio”. Sembra di essere a un passo dalla realizzazione di quel processo che cambierà il sistema tributario italiano (e non solo quello).

E’ davvero così, sottosegretario Molgora? Ci siamo? Il federalismo fiscale si farà?

"Senza ombra di dubbio. Su questo punto siamo fermi perché è un impegno preso e lo realizzeremo. Siamo partiti in coalizione con gli altri gruppi politici proprio perché c’era la volontà di arrivare al federalismo e quindi di modificare  la struttura dello Stato".

Ci spiega una volta per tutte cosa si intende per federalismo fiscale?

"Il federalismo fiscale è un intervento per cui viene data la responsabilità a livello locale sia della decisione dell’entrata sia della decisione della spesa ed è proprio questa responsabilità a dare una maggiore efficacia al sistema pubblico: nel momento in cui un amministratore deve decidere a quale livello fissare le proprie imposte e stabilire la spesa conseguente, lo fa nel modo più efficiente possibile proprio perché fa più fatica a chiedere imposte ai propri cittadini. Questo tipo  di responsabilità è l’elemento fondamentale per migliorare l’efficienza di questo paese e dare valore al territorio".

Oggi invece su cosa è basato il nostro sistema?

"Attualmente le decisioni di entrata e spesa sono disgiunte. Il livello delle imposte viene per la quasi totalità stabilito a livello centrale mentre la decisione della spesa viene in larga parte presa a livello periferico".

Risultato?

"Nessuno è responsabile a livello locale di come viene effettuata la spesa. Succede quindi che chi più spende più viene premiato, ma in realtà non c’è nessuna responsabilità per i buchi di bilancio che si creano. Il sistema federale rispetto a quello centralizzato dà molto più valore al territorio proprio perché c’è un controllo del livello delle entrate adeguate al livello delle spese. Le spese non possono essere fatte per determinare poi degli sprechi come succede oggi, ma devono essere spese efficienti. Si stabilisce quindi un migliore utilizzo delle risorse: minori risorse per avere la stessa efficienza nei servizi. Lo spreco del sistema pubblico, derivante appunto dalla disparità tra responsabilità del livello delle entrate e delle spese, si è talmente evoluto che lo Stato è arrivato a un livello di costo non più sostenibile (e la spesa non ha alcuna efficienza). Invece con il sistema federale il costo tende a calare mentre migliora la qualità del servizio. Potrei fare un esempio."

Dica pure.

"Prendiamo lo stipendio di un dipendente. Quello lordo è fra i più alti in Europa,  quello netto è tra i più bassi. In mezzo c’è il costo dello Stato. Quindi  da un lato abbiamo i dipendenti che guadagnano poco e dall’altro abbiamo un costo per le imprese elevatissimo: gli uni non riescono ad arrivare a fine mese, gli altri non riescono ad essere competitivi sul mercato a causa del costo dello Stato. Ecco perché il federalismo fiscale è importante…"

Da quale paese secondo lei si dovrebbe prendere esempio?

"La Spagna. Ha realizzato nell’arco di 25 anni un sistema di tipo federale, dando una forte accelerazione negli ultimi dieci anni. Risultato è che la Spagna ha sempre vantano incrementi di economia tra il 3 e il 5% . Quest’anno, che sarà il loro anno peggiore, l’economia crescerà del 2%. Noi non ci ricordiamo a quando risale l’ultimo incremento della nostra economia al 2% talmente è lontano…."

Ma il capitolo-Ici, la cui  abolizione è stata criticata perché l’unica misura federalista in Italia,  è chiuso?

"No. Siccome nel Dpef  è ribadito l’impegno politico a costruire un sistema fiscale di tipo federale, nella giusta sede rivedremo tutte le situazioni. I fabbricati non sono gravati solo dall’Ici, ci sono altre imposte. A mio avviso si può per esempio pensare di riportare a livello locale (dei comuni)  la fiscalità sugli immobili come l’imposta di registro o l’ipotecaria catastale. Occorre fare un ragionamento molto più ampio sulla suddivisione della fiscalità ai vari livelli. Quello dell’Ici non è quindi un capitolo chiuso".

Perché è passato a lungo il messaggio che federalismo fiscale fosse sinonimo di aumento della pressione fiscale?

"Perché non si voleva realizzare un vero federalismo e per far finta di averlo realizzato si sono aggiunte a un sistema centralizzato delle imposte, altre imposte a livello locale. In realtà un sistema federale funziona con la sostituzione delle imposte locali (anche regionali, ovviamente) rispetto alle imposte erariali. In sintesi, io non pago più a livello centrale, allo Stato con sede a Roma, ma pago alla mia regione o alla mia provincia o al mio comune (ovviamente non tutto, ma una grande quota).  In questo modo non aumenta la pressione fiscale sui cittadini. Del resto, se noi vogliamo dare valore al territorio è necessario dare al territorio le sue competenze perché determinate decisioni non possono essere uguali da Bolzano a Palermo. Certe leggi vanno bene a Bologna, Milano ma non a Genova. Bisogna adeguarsi non solo dal punto di vista delle competenze ma anche delle tasse, che sono la benzina per attuare queste leggi. Thomas Jefferson, uno dei padri dell’Indipendenza americana (gli Stati Uniti sono uno Stato federale) nel 1700 diceva ‘se fosse Washington a decidere quando seminare e quando mietere ben presto mancherebbe il pane’. Questo per dire che non possiamo stabilire una regola uguale per tutti in tutti i settori: è necessario da una parte dare norme diverse che si adeguino al territorio e dall’altra dare al territorio l’incentivo per crescere, anche lasciandogli una parte delle sue imposte".

Esiste il rischio che il federalismo applicato al fisco sottragga risorse alle regioni del Sud?

"No. In tutti i sistemi federali ci sono dei moduli di perequazione che servono per ridurre le differenze territoriali. Chi ha un’economia più debole viene aiutato per soddisfare le esigenze dei servizi che vengono erogati ai cittadini. Oggi in Italia stiamo vivendo situazioni completamente opposte". 

Il sistema della sanità, così diversamente efficiente a seconda delle regioni, può essere l’emblema di questa situazione?

"Certo. In questo settore succede che le regioni che producono di più sono quelle a cui viene tolto di più. Il Veneto, che è la terza regione in termini di ricchezza pro-capite, diventa l’undicesima per disponibilità di risorse pro-capite. L’Umbria che è la nona regione diventa  la seconda, quindi riceve di più. C’è uno stravolgimento! E’ un sistema perequativo anomalo, contro natura. In Germania e in Spagna ci sono sistemi perequativi tra le varie regioni che aiutano quelle più povere ma con una regola: la graduatoria della ricchezza non può essere stravolta. In questo modo si danno servizi di qualità migliore perché viene razionalizzata la spesa e vengono esclusi quegli  sprechi che oggi vengono pagati da tutto il sistema a livello centralizzato e si creano risorse per avere un costo dello Stato più basso anche nelle regioni più deboli". 

Come sono cambiati i sistemi perequativi tra le regioni della Spagna?

"La Catalogna potrebbe essere equiparata alla Lombardia, l’Extremadura alla Calabria. La Catalogna è partita per prima e ha avuto una prima fetta di federalismo. Si sono poi accodate le regioni più ricche ma nel giro di 4-5 anni anche le regioni più povere hanno aderito a sistemi di tipo federale rinunciando a sistemi di tipo centralizzato. Oggi tutte le regioni hanno avuto un incremento del Pil in maniera solo lievemente differenziata, contrariamente a quanto succedeva prima". 

Tornando all’Italia, con il federalismo fiscale che fine farebbero i soldi destinati al Sud attraverso il piano di sostegno europeo che prevede 100 miliardi in 5 anni solo per quelle regioni?

"Guardi,  noi abbiamo un sistema centralizzato che funziona malissimo anche perché vengono destinate alle regioni risorse per opere che potrebbero essere benissimo finanziate con i fondi europei. Invece, tutte le risorse in più possono essere utilizzate per il sistema perequativo, quindi per ridurre differenze tra regioni ricche e regioni povere. In altre parole, i fondi europei vengono lasciati sulle opere mentre i fondi nazionali che venivano destinati per le stesse opere vengono utilizzati per finanziare la perequazione. In questo modo si dà un aiuto ma si dà anche la responsabilità al territorio di gestirsi".

In quali termini invece il federalismo demaniale inciderà sul processo federalista in generale?

"Il federalismo demaniale sarà utilissimo per fare partire il federalismo, è uno degli strumenti per arrivare all’obiettivo ma non è l’unico. E’ utile ma non decisivo perché il vero problema lo si pone quando si conteggiano le imposte che rimangono sul territorio".

Sottosegretario, cosa c’è dopo il federalismo fiscale?

"Il discorso sulle competenze. Credo che se riusciamo ad accostare al federalismo una riforma costituzionale non può che essere positivo. Se daremo  alle regioni sempre più competenze avremo un territorio amministrato secondo le necessità di quel territorio e finanziato attraverso le risorse che quel territorio è in grado di produrre. Sarà un’ottima barriera all’avanzata della globalizzazione che determina sempre una riduzione dell’importanza del territorio. E siccome proprio in Italia abbiamo aree con peculiarità (anche produttive) diverse credo sia fondamentale guardare allo sviluppo dei territori".